I
Malignance nascono nel 2000 su iniziativa di
Arioch (chitarra), con
Achernar (basso),
Crom (batteria) e il cantante
Krieg. Le iniziali influenze Death/Thrash si evolvono presto in un Black Metal atmosferico, arricchito da riff old-school.
Nel 2001 esce l’EP
"Ascension to Obscurity", ben accolto dalla critica e che porta alla collaborazione con l’etichetta
Black Tears of Death. Ne nasce poi il debutto sulla lunga distanza
"Regina Umbrae Mortis" (2003), che per chi vi scrive rappresenta uno degli zenit mai raggiunti dalla fiamma nera italiana.
Dopo un paio di split segue una pausa, durante la quale
Arioch sperimenta nuove direzioni. Nel 2015, lui e
Krieg rilanciano il progetto come duo, dando vita a
"Architects of Oblivion" (2017). Poco dopo,
Arioch assume anche il ruolo di cantante, trasformando i
Malignance in un progetto solista.
Nel 2020, durante la pandemia, pubblica
"Dreamquest: The Awakening", interamente composto e registrato da lui. E nel 2022, sempre a firma del solo
Arioch, esce
"Tales of Cowards, Heroes and Death", per l’etichetta giapponese
Hidden Marly Production: un concept epico tra mito, guerra e morte.
Nel 2025 i
Malignance tornano con una formazione completa:
Arioch (voce e chitarra),
Ein (chitarra),
Leviathan (basso) e
M.X. (batteria, già presente come Crom nell’EP del 2001).
Rilasciano in questi giorni di giugno, nuovamente tramite
Hidden Marly Production, il loro quinto LP
"The Death and the Dice – Rime of the Unredeemed", ispirato al poema
"The Rime of the Ancient Mariner" di
Samuel Taylor Coleridge.
L’album si presenta con una produzione volutamente raw, vecchia scuola, in cui gli strumenti restano comunque distinguibili. Il suono, seppur scarno e naturale, evita eccessi di digitalizzazione, recuperando un feeling quasi analogico, evidente ad esempio nella batteria: potente, ma mai artefatta.
Si tratta di un lavoro estremamente violento, dove la band spinge sull’acceleratore, recuperando lo spirito dei
Marduk degli anni ’90 e certe atmosfere care ai
Dark Funeral. Non mancano momenti in cui leggere linee sinfoniche si inseriscono tra le trame furiose, come già accaduto in precedenza nel repertorio del gruppo. La velocità e l’aggressività dominano, ma si aprono anche spiragli melodici ben orchestrati, in cui emergono elementi classicamente Heavy metal e una vena epico-drammatica che si sposa perfettamente con il tema del concept.
In diversi passaggi il Black Metal dei
Malignance si intreccia con sfumature di Melodic death, richiamando formazioni come
The Abyss,
Sacramentum e
Lord Belial. Le strutture sono talvolta ricche di pathos e memorabilità, con aperture epiche di grande impatto. Il lavoro di chitarra è eccellente, mentre le linee vocali, maligne e cariche di tensione, riescono a colpire profondamente nei momenti giusti.
“The Death and the Dice – Rime of the Unredeemed” non è un disco morbido o conciliante: è duro, furioso, iconoclasta. Segna un ritorno in grande stile per i
Malignance. Non siamo certamente ai livelli irripetibili di
"Regina Umbrae Mortis", ma ci troviamo senz’altro di fronte a una delle migliori release del gruppo. Un perla nera bellissima, consigliata senza riserve.
Recensione a cura di
DiX88