Non è semplicissimo valutare progetti musicali come quello dei
Tiffany Kills, ennesima coalizione eccellente di musicisti, con
John ‘Jaicee’ Cuijpers (Praying Mantis, Ayreon, Cooper Inc., …),
Christian Tolle (C.T.P., Cooper Inc.) e
Mathias ‘Don’ Dieth (Sinner, UDO, Dirkschneider) a fungere da prestigiose figure catalizzatrici dell’attenzione
rockofila.
Un interesse in realtà ormai relativo, dal momento che queste soluzioni artistiche sono diventate una consuetudine, almeno quanto le fonti ispirative che alimentano questo “
World on fire”.
Ciononostante non mi sento di criticare pesantemente un albo che, anche grazie al contributo di
Tom Baer e
Tom Wetzels, omaggia in maniera abbastanza efficace il magistero di Rainbow, Dio e Whitesnake, risultando alla fine un ascolto assai piacevole anche per gli estimatori di Vandenberg, Voodoo Circle e Sunstorm.
La voce stentorea e sufficientemente duttile di
Cuijpers, in tale contesto, è fatalmente da considerare il classico “valore aggiunto” di una raccolta che inaugura la sua celebrazione del “mito” con una
“I'll come running” che mesce senza troppi imbarazzi
R.J. Dio, Alcatrazz e
Ozzy, seguita da una "
Star rider” che aggiunge Van Halen e Accept (quelli più melodici) all’elenco dei monumenti da magnificare in modo piuttosto persuasivo.
Con “
Breathless” il clima sonoro diventa avvolgente e affabile, alla maniera di certi Rainbow “americani”, per poi scurirsi e acquisire “peso” in “
The higher they climb” e sconfinare nelle ambientazioni da
arena ottantiana in “
Pulling the trigger” (già apprezzata nel debutto dei Cooper Inc.), non lontana da certe cose dei Bangalore Choir.
“
World on fire” ritorna a frequentare rocciose cadenze
Dio-esche, ed è praticamente impossibile non pensare all’
Arcobaleno più famoso del
rock durante la fruizione di “
Too young” e dell’evocativa “
Caught in the middle”, supportate da opportuni innesti tastieristici.
Come “forse” avrete capito, “
World on fire” non è un disco che possa definirsi “moderno”, e tuttavia se un gruppo come i The Dead Daisies è riuscito a conquistare un pubblico intergenerazionale, ecco che "
Rock my world” e "
In and outta love” potrebbero ottenere analoghi risultati, forti di una densa miscela di
hard-blues, alimentata da un notevole gusto melodico.
I
Tiffany Kills puntano, dunque, sulla competenza e sulla classe con cui rievocano sonorità “immortali”, lasciando ad altri (!) l’onere della “innovazione” … a voi decidere se, nelle convulsioni e nella frammentarietà del mercato discografico attuale, si tratta di una scelta che possa meritare la vostra considerazione.
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