Il nuovo album dei
Green Carnation esce a cinque anni di distanza dall’interlocutorio
“Leaves Of Yesteryear”, ed è il primo di una trilogia incentrata sulla breve e a sua volta tripartita poesia
“Ophélie” del francese Arthur Rimbaud.
I 43 minuti del full-length convincono per il mix eterogeneo di influenze che ben si sposano con le atmosfere “malinconiche” evocate dal testo di cui sopra. L’introduttiva
“As Silence Took You” è pesante nel senso sabbathiano del termine, ma evolve velocemente verso lidi melodici e progressivi.
“In Your Paradise” spicca per i tratti gotici e per i sintetizzatori di memoria ayreoniana, in contrasto con la successiva
“Me, My Enemy”, ipnotica e pinkfloydiana.
L’inaspettato episodio black metal
"The Slave That You Are" (con il cameo di
Grutle Kjellson degli Enslaved) sfocia nell’epica titletrack, prima della lunga e conclusiva
“Too Close To The Flame”, caratterizzata da belle sonorità thrash ma da un finale un po’ sbrigativo.
Ora speriamo solo che non debbano passare altri cinque anni per ascoltare il secondo capitolo di questa intrigante e ambiziosa saga…
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