Terza puntata dell’
all-star project Barnabas Sky, denominazione sotto la quale
Markus Pfeffer (Lazarus Dream, Winterland, Mystery Moon, ex-Scarlett) raccoglie un bel po’ di campioni vari della fonazione modulata, affidando loro le sue variegate ambizioni artistiche in campo
hard n’ heavy.
Come già accaduto negli episodi precedenti anche “
Over the horizon” non sarà probabilmente ricordato per gli “sforzi” creativi e la sua omogeneità espressiva, spaziando tra i dogmi dell’
hard e del
metal melodico senza un vero filo conduttore comune, se non la buona qualità complessiva dei brani e l’egregia gestione vocale degli stessi, conforme alle diverse esigenze stilistiche.
Si finisce, così, per farsi “condizionare” dalle proprie preferenze canore, che nel mio caso privilegiano
Danny Vaughn (impegnato con enorme profitto nella trionfale “
The sign of the wolf” e nelle eleganti pulsazioni di “
Fire falls”),
Dirk Kennedy (nella melodrammatica “
One by one” e nell’enfasi di “
Scirocco sands”, con il
singer degli Hittman sugli scudi),
Tony Harnell (in ottima forma in “
The only way”, una ballatona
orchestrale a cui contribuisce in tastierista degli Heart Line
Jorris Guilbaud) e Lee Small (con la scintilla Fifth Angel / Rainbow-
esca “
Lone wolf”).
Per il resto, qualche momento musicalmente meno efficace non sminuisce il valore globale di un albo che ha anche il merito di ribadire (già segnalato nel precedente “
What comes to light”) il talento del
vocalist emergente
Deibys Artigas (Preincarnation), capace di risollevare le sorti di una
title-track non esattamente “epocale”.
Ancora una volta, dunque, sotto l’attenta e valevole “regia” artistica di
Markus Pfeffer, l’impegno e le virtù di tutti i prestigiosi soggetti coinvolti nei
Barnabas Sky rendono “
Over the horizon” un disco parecchio godibile, sebbene un po’ “discontinuo” nella sua eterogeneità.
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