Con
"Metempsychosis" (
Black Lion Records) i francesi
Bliss of Flesh tagliano il traguardo del quinto full-length confermando una volta di più la loro natura assai singolare all’interno del panorama estremo.
È un disco particolare, come del resto particolare è sempre stata la proposta della band: un lavoro che non si lascia comprendere con pochi ascolti, ma che richiede tempo, attenzione e una disposizione immersiva.
Ci troviamo di fronte a una forma di black/death metal strutturata e complessa, che alterna dinamiche feroci di matrice svedese – con riferimenti riconducibili a
Dissection o
Lord Belial, soprattutto nei fraseggi di chitarra dove violenza e melodia si fondono in modo serrato – a momenti più dilatati e progressivi. Le linee vocali si muovono con libertà: non solo lo scream tipico del genere, ma anche growl, toni declamatori, solenni, quasi teatrali, che ampliano la gamma espressiva e contribuiscono a quell’atmosfera ieratica che attraversa l’intero album.
Le progressioni chitarristiche, talvolta, si aprono a reminiscenze heavy metal, mentre le strutture compositive mantengono una costante tensione evolutiva: anche quando i brani non si dilungano troppo, l’andamento rimane progressivo, quasi narrativo, bensì anche estroso.
"Metempsychosis" risulta così una proposta eterogenea, nella quale si intrecciano violenza, armonie ed aperture verso territori più classici o sperimentali, spesso in modo inusuale.
Sul piano delle influenze, il quadro resta volutamente sfuggente. In certi passaggi si potrebbero intravedere echi dei
Behemoth più avanguardisti, o dei connazionali
Arkhon Infaustus (per la capacità di costruire atmosfere dense, visionarie anche nei momenti di violenza), mentre alcune linee compositive possono ricordare l'approccio estroso dei
Melechesh. Tuttavia, più che somigliare a qualcuno, i
Bliss of Flesh sembrano qui tentare un linguaggio personale, dove il black/death si fa esperienza di trasmigrazione sonora coerente con il titolo stesso dell’album.
L’unico limite, forse, risiede nella tendenza a voler condensare molte anime nello stesso calderone: a tratti il disco rischia di smarrire il filo conduttore, o quantomeno di renderlo meno percepibile all’ascoltatore. Altresì resta ugualmente un’opera di livello, affascinante, suonata con maestria e intensità, che conferma il valore e la maturità di una formazione tra le più inusuali della scena estrema francese.
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