Malakhim - And in Our Hearts the Devil Sings

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:43 min.
Etichetta:Iron Bonehead Productions
Distribuzione:Iron Bonehead Productions

Tracklist

  1. AND IN OUR HEARTS THE DEVIL SINGS
  2. SOLAR CRUCIFIXION
  3. A NEW TEMPLE
  4. INTO DARKNESS WE DEPART
  5. ANGEL OF THE BOTTOMLESS PIT
  6. HEARTS ABLAZE
  7. THE FIRMAMENT SUBMITS

Line up

  • TK: Bass
  • VT: Drums
  • AN: Guitars
  • AK: Guitars
  • E: Vocals

Voto medio utenti

I Malakhim arrivano dalla Svezia e si inseriscono pienamente nella tradizione più solenne e rigorosa del black metal nordico. Tra le fila spicca Andreas Nilsson, chitarrista con un passato in Naglfar, Ancient Wisdom e Midvinter, nomi che rimandano a una stagione irripetibile del genere e a una concezione quasi spirituale della musica estrema. Dopo il discreto esordio con "Theion" (2021), la band torna nell’ottobre 2025 con il nuovo full-length "And in Our Hearts the Devil Sings", pubblicato da Iron Bonehead Productions.
Un ritorno che conferma la coerenza e la visione del gruppo, capace di unire impeto e consapevolezza in un linguaggio sempre fedele alle radici benché, a mio avviso, fin troppo derivativo.

Muovendosi come di consueto su binari black che uniscono melodia e brutalità, i Malakhim riprendono fedelmente le coordinate sonore delle formazioni da cui provengono, richiamando a tratti anche l’impronta epica, elegante e glaciale dei Dissection.
"And in Our Hearts the Devil Sings" è un disco potente e marmoreo, attraversato da sfumature mistiche che rimandano talvolta anche agli Immortal di "At the Heart of Winter" (1999). Il cantato invece, variegato e dinamico, evita la monotonia di uno scream monocromatico, aggiungendo spessore interpretativo ai brani.
Tuttavia, come già accennato a inizio articolo, pur nella sua compostezza, l’album lascia intravedere una certa prevedibilità: per quanto ben costruito, risulta a momenti eccessivamente legato ai modelli classici e manca di quel guizzo capace di renderlo realmente memorabile. Resta comunque un ottimo esempio di black metal moderno, in cui l’anima old school si fonde con una produzione nitida e potente, in grado di restituire al meglio – grazie inoltre a un riffing eccelso – l’intensità e il rigore della Fiamma scandinava.

Recensione a cura di James Curzi

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