Avevo scoperto gli
Steel Arctus grazie al post di Paul_Diamond sul Forum di Metal.it, pertanto per introdurci al loro nuovo album, appena uscito per la
No Remorse Records, faccio nuovamente ricorso al Forum, riprendendo pari pari le parole del nostro Graz: "
Bellissimo! Fiero e potente (cit.), altro disco da gasamento estremo!"
E "
Dreamruler" non invalida alcuna di queste affermazioni, almeno nelle fasi iniziali, che si rivelano assolutamente spettacolari, mentre proseguendo incontreremo anche qualche episodio dove gli
Steel Arctus non manterranno gli stessi standard.
Ma andiamo con ordine, lasciandoci travolgere dall'impeto di una "
Cry for Revenge" con la batteria di
Minas Chatziminas a dettare legge per poi consegnare il tutto nelle mani - o più precisamente all'ugola - di
Tasos Lazaris: una canzone nella miglior tradizione di formazioni d'oltreoceano come Queensrÿche, Crimson Glory o Jag Panzer, al pari della seguente "
Defender of Steel", che si snoda a velocità leggermente inferiori ma sempre all'insegna di un Metal Epico e trionfale grazie anche all'apporto delle tastiere e di un chorus degno dei Manowar, e della speedy
"Fate of the Beast", sulla quale aleggia invece lo spirito dei Jag Panzer e che perde qualche punto solo a causa di un refrain non particolarmente avvincente. La titletrack non riesce invece a farmi saltare dalla sedia, con quell'andazzo che ricorda il Bruce Dickinson solista, dove si alternano passaggi più o meno veloci e comunque incapppiamo in quello che è il miglior assolo di
Thanasis “Nash” Gousis dell'intero album. Gli arpeggi e il tappeto di tastiere che ci introducono a "
Wicked Lies" creano poi non poche aspettative, e gli
Steel Arctus non falliscono l'appuntamento dando vita ad un brano in grado di richiamare i Black Sabbath di "Heaven and Hell" ma anche certe atmosfere dei migliori Kamelot. "
Fires of Death" è un'altro brano superbo e "
acceso", ricco di spunti diversi, con
Lazaris che sembra atteggiarsi a novello Harry Conklin e in grado di incidere - non poco - sull'economia del disco, cosa che ancor meglio riesce all'ottantiana "
Riding Through the Night", con Lazaris nuovamente perfettamente calato nel ruolo di mattatore, e alla priestiana "
Glory of the Hero" ben tratteggiata dal basso di
Efstratios "Strutter" Karagiannidis, mentre "
Will to Power", che non si esime da un facile accostamento ai Dream Evil, si impantana in un refrain riciclato e dozzinale, affezione che affligge anche quella "
Legend of the Warrior" che sfila via puntando sul pathos ma risultando alquanto anonima e senza suscitare tutta quell'emotività e teatralità che probabilmente si aspettavano gli
Steel Arcus, tanto che il breve strumentale acustico posto in chiusura dell'album, "
Onar (Όναρ)", cattura maggiormente la mia attenzione.
"
Dreamruler" è indubbiamente un gran bel disco, ma resta la sensazione che con qualche affinamento avrebbe potuto essere un album in grado di mettere in fila tutta la "concorrenza"... invece gli tocca sgomitare per provare a primeggiare.
Metal.it
What else?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?