Inizialmente avevo avuto l'intenzione di unire in unica recensione i due "Keeper..." siccome era sotto questa prospettiva che gli Helloween avevano concepito queste uscite, ma la Noise all'epoca non era propensa a rischiare su di un giovane gruppo di belle speranze, preferendo fare uscire due album separati. Al momento di iniziare questa disamina ho cambiato idea, optando per due recensioni separate, innanzitutto il valore storico di questi due album, poi perché usciti in due anni diversi ed infine, quale delle due fantastiche copertine avrei potuto scegliere da inserire nell'apposito riquadro? "Keeper Of The Seven Keys Part I" segna uno dei momenti fondamentali della carriera degli Helloween, ma anche dell'intera scena power metal: il debutto dietro il microfono di Michael Kiske, che toglie questa incombenza a Kai Hansen lasciandogli la possibilità si concentrarsi sulla chitarra e sul songwriting. A mio parere questa è la svolta nella carriera degli Helloween, quel "quid" che ha trasformato un'ottima power metal band in un gruppo di successo e sopratutto un riferimento, il termine di paragone per decine (ok, centinaia!) di gruppi che hanno fatto del power la loro fede. Gli Helloween trascurano un po' la velocità a favore di una maggior melodia ed accentuano l'aspetto "gogliardico" nelle loro composizioni, tutto ciò, unito alla voce potente e pulita di Kiske è la carta vincente. Data la mia non più tenera età, ho potuto essere testimone di questo successo, ricordo bene come sia il mini "Helloween", che il grande "Walls Of Jericho" furono ben accolti dalle orde metalliche dell'epoca, ma con i due "Keeper..." agli Helloween si sono spalancate le porte del successo, successo che purtroppo, viste le vicissitudini occorse successivamente al gruppo, hanno dimostrato di non sapere reggere. Presentata in una bellissima confezione gatefold, curata ed arricchita da simpatiche vignette con protagonisti pumpkins (mascotte del gruppo) assortiti, questa prima parte ha una durata sensibilmente più breve della seconda, ma il livello qualitativo non è certamente inferiore. Classici come "Future World" o "A Little Time" non necessitano commenti, ma spenderei due parole per la lunga "Helloween", epica e dalle atmosfere horror, a mio parere uno degli apici compositivi di Kai Hansen, una canzone che raccoglie tutti gli aspetti del Metal, senza dimenticare la gran prova vocale di Kiske.