Copertina 9,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:50 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ALL I WANT
  2. INSANITY
  3. DOWN
  4. SET THIS WORLD ON FIRE
  5. DIES IRAE
  6. WORLD OF PAIN
  7. SHADOWS
  8. LIVING MY DREAM
  9. SEVEN DEADLY SINS
  10. YOU WANT IT, YOU'LL GET IT
  11. UNITY

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Ventiquattro pubblicazioni in diciassette anni è un record pressoché irraggiungibile per qualsiasi band. I Rage, invece, hanno non solo dimostrato come tutto questo sia possibile, ma lo hanno persino fatto senza mai cadere nel banale, senza mai ripetersi e, soprattutto, mantenendo un livello artistico sempre elevato.
Questo "Unity" arriva a circa un anno di distanza da "Welcome to the Other Side" e rappresenta un ulteriore tassello nella crescita di una band che ha sempre coinciso perlopiù con la figura carismatica del suo leader fondatore: Peavey Wagner.
Una crescita continua, un ricorrente bisogno di seguire solo se stessi che ha gettato più volte i Rage nella polvere, per poi risalire sull'altare, prima di ricadere ancora, proprio come è stato in quest'ultimo loro decennio di attività. Dopo album imprevedibili come "Ghosts", introspettivo e drammatico, e "Welcome to the Other Side", molto più aperto alle contaminazioni e indubbiamente sperimentale sul piano tecnico/compositivo, i Rage riescono a spiazzare ancora, confezionando un lavoro essenziale ed energico che riesce ad unire tutti i volti della band e del suo passato.
"Unity" concilia le nuove sonorità, introdotte già in "Welcome to the Other Side" dall'ingresso in formazione del polistrumentista Victor Smolsky e del veterano Mike Terrana, con l'immediatezza di lavori come "Trapped!" o "The Missing Link", pur senza perdere quella vena melodica che ha caratterizzato i lavori più recenti.
Pochi orpelli e tanta sostanza sono le caratteristiche fondamentali di questo nuovo album, che si oppone totalmente in ciò al suo predecessore, più teatrale, prolisso ed enfatizzato da intermezzi strumentali e narrati. "Unity si apre infatti quasi in medias res con una "All I Want" che intreccia riff granitici raschiati dalla voce di Peavey, che più spesso del solito torna al roco grattare del passato, a ritmiche desuete di alta tecnica, insaporite da una linea vocale irresistibilmente melodica. Se questo episodio potrebbe sembrarvi vicino alle sonorità di "Welcome to the Other Side", aspettate di sentire la successiva "Insanity", veloce e intenso brano che continua nella migliore tradizione di "The Missing Link" e del suo predecessore, ma senza per questo cadere in una sterile ripetizione del passato. Si continua nel migliore dei modi con una irrefrenabile "Down", introdotta dal drumming devastante di Mike Terrana, che vede il suo momento più alto nel refrain, melodico ma possente, suadente ma massiccio.
Se ancora non vi sarete convinti della grandezza di questo "Unity", aspettate di sentire la micidiale doppietta "Set this World on Fire"/ "Dies Irae", due songs intense che alternano momenti melodici a sfuriate di chitarra, condendo il tutto con la voce di un Peavey che pare proprio essere tornato ai fasti di un tempo. "World of Pain" rappresenta uno dei momenti più squisiti dell'intero lavoro, nonostante si muova su tempi più lenti; sublime ed emozionante la strofa, incentrata su una melodia di voce geniale e deliziosa, appoggiata ad una base ritmica precisa ed impeccabile.
La breve "Shadows" ci introduce a quello che è l'altro capolavoro dell'album, ossia "Living my Dream"; la strofa scandita e incontenibile porta mano nella mano verso la calda apertura melodica da musical del refrain, passando per una progressione armonica vocale che non potrà che strappare un brivido nella schiena dell'ascoltatore.
Con "Seven Deadly Sins" i Rage compiono un balzo indietro di un decennio verso i riff cupi e rocciosi di "Black in Mind", su cui Peavey torna a raspare come oramai non sentivamo dai tempi di "End of All Days". La successiva e penultima "You Want it, you'll Get It" non potrà che rimandare alle streganti linee catchy dei lavori dei primi anni '90, grazie ad un incontenibile ritornello.
Chiude il tutto la strumentale title-track, pregevolissima unione di alta tecnica e gusto artistico; impressionante la performance di Mike Terrana alla bettaria, che si dimostra ancora una volta come uno dei migliori drummer di sempre nel campo metal.
Non mancano, in questo brano, momenti in cui i Rage strizzano l'occhio a certe sonorità dei Dream Theater, anche se nel complesso siamo ben distanti dalla band, non tanto per livello tecnico (anzi!), quanto piuttosto per la potenza micidiale con cui il trio Smolsky/Terrana/Wagner riesce a condire ogni soluzione stilistica.
Il numero che troverete qui sotto non sarà un dieci, ma solo perché non me la sentirò mai di dare una votazione tanto alta ad un album, anche se questa volta devo ammettere di essere stato titubante fino all'ultimo. "Unity" si attesta indubbiamente come la migliore release degli ultimi anni da parte dei Rage, che vanno così ad aggiungere un altro tassello fondamentale alla propria cospicua discografia.
Un album da avere a tutti i costi.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

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