Dopo esser rimasto letteralmente a bocca aperta per la loro strepitosa e coinvolgente performance al GODS 2001 e dopo aver cercato per quasi un anno materiale dei Wine Spirit che erano spuntati sul palco della più grossa manifestazione italiana dedicata alla musica Metal da perfetti sconosciuti (prima di allora avevo sentito parlare di loro solo in quanto tutti i musicisti del gruppo sono endorcement Yamaha) riuscendo, a mio avviso, a far fare il cxxo a molte altre formazioni nostrane ed estere più conosciute e blasonate mi sono visto consegnare dal buon Elio Bordi “Bombs Away”.
Immediatamente sono stato colto da una sottospecie di frenesia da ascolto…in quel momento sarebbe potuta cadermi in testa pure una caterva di “Pamela Anderson” (magari) ma non me ne sarebbe importato un fico secco e devo dire che le attese che nutrivo in merito a questo dischetto sono state più che confermate.
La prima cosa che mi è venuta in mente mano mano che i pezzi dell’album scorrevano è stato un pensiero un po polemico :
“Ma i vari produttori e le varie case discografiche italiane ed europee che hanno nelle orecchie: lo ZAFFERANO?!? Producono certa “monnezza” di gruppi, incapaci inesperti e poveri d'idee ma poi magari un gruppo tipo quello in questione non viene minimamente calcolato…la dura legge del mercato?!”
Il presagio che sentivo aleggiare intorno al mio hi-fi era veritiero: giro il cd e scopro che è stato autoprodotto dalla band stessa mentre la distribuzione è stata affidata alla texana “Perris Records” su scala mondiale e alla partenopea “Frontiers Records” per l’Italia… poco importa perché la “sostanza” c’è ed è pure parecchia !
L’apertura dell’album è affidata a “Of my Head” pezzo in cui la band fa immediatamente bella mostra delle sue doti tecniche, durante tutta la composizione imperversa un riff “hardrockeggiante” interrotto da ottime armonizzazioni vocali e dagli stacchi potenti e precisi della sezione ritmica che imprime alla song la giusta precisione. Cede il passo ad “Off my head” “Voyager” pezzo che sostanzialmente ricalca la linea gia tracciata dall’opener e si mantiene in territori prettamente hardrock/classic di matrice 80na risultando al contempo fresca, gradevole e coinvolgente lontana dal dare a chi l’ascolta la tipica sensazione di “deeja vue” che spesso si riscontra ascoltando lavori di gruppi le cui sonorità si rifanno ai “bei” tempi passati.
Dopo i 4 minuti di “Voyager” arriva “Tail Gunner” che imprime un brusco cambio di direzione al sound presente fino a questo momento nel disco… si affilano le spade e il sound si inasprisce e le chitarre diventano più “heavy” forse anche grazie alla power drumming che irrompe con e una evidente doppia cassa … in particolare in questo disco si evidenziano le venature “classic” della band che fa sue le lezioni dei vari Mothorhead, Ac/Dc ed in generale dell’heavy classico e “bastardo” tipico di band quali W.A.S.P. ecc ecc e molto azzeccata al linea armonica del pezzo.
Dopo i convenevoli la band si abbandona ad un paio di classiche ballads come nella migliore tradizione rock ed ecco che saltano fuori “R.A.W. Suite” e “Freedom” che essenzialmente hanno, rispetto alla media del disco, un suono più acustico e linee armoniche più “morbide”.
“Wine Spirit” che insieme a “Short Hair Rocker” “Orangut-Angus” “Damned ClockStrokes” e “Wated Sunsets” riportano il lavoro della band sulle sonorità delle pime tre composizioni abbandoandosi ora a momenti più melodici e a sonorità più hard ed ora a tecnicismi votati ad imprimere energia e potenza ai pezzi…
Concludono Bombs Away “Proud to be Loud” preceduta da “Bass-Tard” che essenzialmente è una serie di tapping di basso su base di batteria elettronica…
P.S.
Piccola curiosità…alla fine del disco è presente una anomala gost track che a più riprese contiene dapprima alcuni slide e arpeggi su chitarra acustica e successivamente urli di vario genere preceduti dalle parole “BLAAAAACKKK MEEEETAAAALL”… ai posteri l’ardua sentenza!
Nel complesso posso affermare che tutte le canzoni dell’album risultano essere suonate in maniera impeccabile ma la cosa che mi ha colpito è stato “l’ostracismo” che i Wine Spirt fanno che del concetto di “player ipertecnico”; infatti riescono a stabilire il giusto equilibrio tra la invidiabile capacità esecutiva e la loro immensa personalità che si dimostra vera chiave di volta dell’intero album…caratteri grazie ai quali l’intero act rimane per molto tempo nelle orecchie dell’ascoltatore…certo pochissima originalità che risulta sacrificata in nome di una montagna di energia e rock n’roll! Per conludere un messaggio chiaro e preciso: se siete affamati di sperimentazione e sonorità decisamente “new” tenetevi alla larga da questo disco ma se cercate del vecchio e sano rock n’roll dovete assolutamente avere Bombs Away!!!
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