Mamma mia … i Dokken.
E adesso come faccio ad essere imparziale con uno dei gruppi che hanno segnato la mia “adolescenza” di musicofilo? E’ questo il primo pensiero che mi è balenato in mente quando mi è stata affidata questa recensione. A complicare il tutto, la natura stessa del disco in questione, una “lontana” e “dimenticata” registrazione dal vivo, riscoperta e pubblicata appena in tempo per fare da “traino” al ritorno della band californiana ormai imminente.
Insomma, la cosa sembrava un po’ troppo “studiata” e, quindi, per tutte queste ragioni, ho affrontato “From conception live 1981” con la massima circospezione possibile.
Ecco perché sono ancora più convinto del sostanzioso valore di questo disco che, lasciatemelo dire, si presenta come un enorme regalo a tutti i fans del class metal, un genere di cui i Dokken sono stati, nella loro variante migliore, i sovrani incontrastati.
Un Cd eccellente, che è molto di più di un’astuta mossa “commerciale” e fotografa Don Dokken, George Lynch, Jeff Pilson e Mick Brown nel pieno del loro ardore “giovanile”, ben prima che capolavori come “Tooth and nail”, “Under lock and key” (uno degli ellepi maggiormente “consumati” della mia collezione) e “Back for the attack” li eleggesse i campioni delle classifiche, oltre che del metallo de-luxe.
Quelli catturati in questo Cd sono dei Dokken sicuramente meno “raffinati” e “perfetti” di quanto siamo abituati a sentire, ma è formidabile la forza “vitale” che alimenta questi brani in cui la melodia si fonde in maniera straordinaria con corroboranti apparati heavy, offrendoci una forma “grezza” di quello che sarà.
Riascoltare la chitarra straripante di fantasia e fisicità di Lynch, qui ancora più battagliera e in qualche modo “primitiva” e la corposa sezione ritmica Pilson / Brown, un’autentica concretizzazione del concetto di “affinità elettiva” in campo musicale, è un toccasana per i timpani, i muscoli e il cuore, proprio come un rimedio “antico” ma sempre incredibilmente efficace.
E cosa dire della magica intonazione di Don? Anche in questo caso le peculiarità che l’hanno resa così unica appaiono un po’ in corso di “maturazione”, così come l’ammirazione per Klaus Meine appare leggermente meno “controllata” e “personalizzata” (un attributo che, tra l’altro, gli consentì di partecipare alle backing vocals di “Blackout”) , ma la passionalità e l’espressività sono sicuramente quelle, per un singer che, nonostante i discutibili atteggiamenti da “rock star” del periodo aureo (con relativo cambio d’atteggiamento, nei tempi “difficili”), dal punto di vista artistico è indiscutibilmente annoverabile tra i maestri dello “strumento”.
I brani di “From conception live 1981”, sono, ovviamente, quelli degli esordi, con avvincenti ed esuberanti versioni di “Paris is burning”, “In the middle”, “Young girls”, “Nightrider”, “Breaking the chains” (che ritroveremo tutti in “Breaking the chains”), dei piccoli concentrati d’intensità, seduzione e carica armonica, e pure gli inediti qui inseriti, vanno ben oltre il concetto di ”specchietto per le allodole”, conservando qualità e tempra melodica, con il gioiellino “Hit and run” a capeggiare, per le sue doti specifiche, il pregevole terzetto.
I Dokken di “ieri” hanno aggiunto un altro interessante tassello alla loro “storia” discografica … non ci resta che attendere con vera trepidazione quello che sapranno fare quelli di “oggi”.
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