Questo è un disco heavy rock/southern, però la sua origine va ricercata nell’ambito del metal “ortodosso”. Si tratta infatti di un progetto fortemente voluto dal compianto Dimebag Darrell, ed il presente materiale è l’ultimo registrato dal chitarrista prima della sua tragica scomparsa.
Nei Rebel Meets Rebel troviamo gli altri due Pantera, Rex Brown e Vinnie Paul Abbott, che hanno riflettuto a lungo se pubblicare o meno questo lavoro consci del rischio di incassare le solite accuse di speculazione. Alla fine ha prevalso il desiderio di rendere omaggio all’uomo ed al musicista, vista la determinazione e l’impegno che aveva dedicato alla riuscita dell’iniziativa.
Il carattere della proposta, un sound pienamente heavy ma dal forte feeling sudista, farebbe pensare ad una specie di risposta ai Down di Phil Anselmo, il noto vocalist ex-Pantera. Non è così, pur se in entrambi i gruppi è palese il desiderio di ritrovare le proprie radici musicali, ed anche piacere di svestire i panni metallici indossati per l’intera carriera. Ma i Down possiedono un’attitudine aspra e profonda che rispecchia i demoni personali dell’inquieto cantante, mentre i Rebel Meets Rebel avevano come unica motivazione il divertimento. Un clan di texani riuniti per suonare del buon rock, senza pressioni né ambizioni eccessive.
Ma l’atmosfera goliardica non ha smorzato il valore di questi grandi professionisti, che hanno lavorato seriamente per ottenere un disco meno frettoloso e superficiale di quanto ci hanno abituato la maggior parte delle side-bands.
Invece di ripetere per tutto il disco lo stesso brano-modello giocando solo sulle sfumature, i Rebel Meets Rebel hanno scritto vere canzoni con la propria identità specifica. Un songwriting vario e meditato, segno del reale interesse da parte dei protagonisti e non di un’avventura casuale e raccogliticcia.
Che poi sia stato un progetto informale e disinvolto, non vi sono dubbi. Basta notare che il vocalist del gruppo è David Allan Coe, glorioso veterano del country già da un pezzo nella terza età ma ancora capace di mietere successi in certe aree rurali degli States. Un personaggio fuori dalle righe, agghindato e tatuato come un biker, che molti considerano un “rock’n’roll outlaws” non meno scomodo di tanti famosi ribelli del mondo musicale. Darrell ne aveva ammirato le qualità ai tempi dell’adolescenza così non ha esitato ad invitarlo nella band, forse anche per coronare un ciclo personale di crescita ed affermazione.
Il canuto cantante non si è affatto scomposto nel trovarsi in mezzo ad un sound di alto voltaggio, anzi la sua prestazione ruvida ed appassionata è una delle caratteristiche più notevoli dell’album. Allan Coe ha dato un contributo ben superiore alle normali ospitate tra amici, ed in alcuni momenti la sua voce mi ha riportato alla mente i Pride and Glory, un buon metro di paragone per questo lavoro.
Non è una pietra miliare ma sicuramente un disco godibile, fresco, grezzo e trascinante.Una manciata di episodi solidi ed energici con la durezza da macho sul genere di Outlaws o Molly Hatchet, vedi le varie “Nothin’to lose”,“Time”,“Get outta my life”, “No compromise”. Ma troviamo anche variazioni sul tema alla maniera dei “rednecks”, come l’ironica “Cowboys do more dope” o l’agrodolce “Heart worn highway”, una rock-ballad in crescendo nella quale Coe dimostra che il rapporto con la musica non è legato alla data di nascita ma al cuore ed al sentimento.
Come alternative ci sono la piacevole title-track, basata su interventi di banjo e violino che evocano ottocentesche quadriglie in polverosi saloons, ed anche gli immancabili temi bluesy dove il chitarrista può sfoggiare tutto il suo talento con solismi di scuola metal inseriti su cavalcate in odor di Lynyrd Skynyrd.
Penso comunque che i giudizi sul disco saranno inevitabilmente viziati dalla tragedia che esso evoca. Se gli autori fossero stati dei carneadi sudisti, ci sarebbero stati elogi per l’ottimo equilibrio tra potenza heavy e melodia alcolica. Invece tanti lo vedranno come superfluo testamento musicale di un’artista che, lo sappiamo tutti, è passato alla storia per capolavori di tutt’altro genere e spessore.
Resta il fatto che se volete ascoltare un incrocio ben fatto di Lynyrd e Hatchet, il lavoro dei Rebel Meets Rebel è una scelta giusta.
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