Elend - A World In Their Screams

Copertina 6

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2007
Durata:58 min.
Etichetta:Prophecy
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. OPHIS PUTHÔN
  2. A WORLD IN THEIR SCREAMS
  3. ONDES DE SANG
  4. LE DÉVOREUR
  5. LE FLEUVE INFINI DES MORTS
  6. JE RASSEMBLAIS TES MEMBRES
  7. STASIS
  8. BORÉE
  9. LA CARRIÈRE D'OMBRE
  10. J'AI TOUCHÉ AUX CONFINS DE LA MORT
  11. URSERPENS

Line up

  • Iskandar Hasnawi: vocals, various instruments
  • Sebastien Roland: vocals, various instruments
  • Renaud Tschirner: vocals, various instruments

Voto medio utenti

'A World In Their Screams' rappresenta il terzo dei 5 capitoli dedicati al maxi concept album ('Winds') che i francesi Elend si sono imposti di perseguire. Partito nel 2003 con 'Winds Devouring Men' e continuato nel 2004 con 'Sunwar The Dead', il terzo tassello rappresenta una estremizzazione del classico sound del combo d'oltralpe, in cui i sempre più lontani confini dell'Industrial Ambient incontrano, come al solito, arrangiamenti melodici mai troppo espliciti. In questo dischetto gli Elend si spingono lontano, veramente lontano, ove solamente paura, desolazione e climi tutt'altro che paradisiaci sono all'ordine del giorno. L'unico problema è comunque dato proprio da questa ricerca dell'estremo. I brani si presentano esageratamente lunghi e pesanti, ove la vena mooolto cinematografica spesso si perde in inutili ridondanze o macchinose visioni spettrali. Come regola impone, i minimalismi sono molto accentuati, il che non è sicuramente un male, anche se la spasmodica ricerca del rumore minimale non sempre può giustificare la mancanza di infrastrutture soniche. Se diverse songs fossero state più concentrate e meno fossero state le masturbazioni mentali, gli Elend sarebbero riusciti a creare un vero masterpiece, invece che dare alle stampe un opera che conduce si all'apocalisse, ma sicuramente non in maniera molto convincente. A volte anche il troppo estremo lascia il posto alla pesantezza piuttosto che all'enfatizzazione di un sentimento che più nero non si può...
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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