Quarto album per i tedeschi
Burden of Grief che si ripresentano con una formazione largamente rivoluzionata, con due soli superstiti: il cantante Mike Huhmann ed il chitarrista Philipp Hanfland, senza però grosse novità sul versante musicale.
Dal precedente "Fields Of Salvation" a "Death End Road" sono trascorsi più di tre anni, ma i Burden of Grief non sembrano per nulla arrugginiti, ed, infatti, non hanno perso un'oncia della loro aggressività, che mettono subito in gioco con "Vita Reducta", brano dove si impone anche il tocco melodico tipico della scena Death Metal svedese. E la melodia fa spesso capolino nelle loro composizioni, sopratutto nel lavoro della coppia d'asce composta Philipp Hanfland e Johannes Rudolph, ma non mancano nemmeno la tendenza ad un qualche modernismo o le tentazioni Metalcore che i Burden of Grief piazzano, ad esempio, su "The Game" o "The Killer In Me".
I complimenti fatti ai due chitarristi, vanno ad ogni modo estesi anche al cantante Mike Huhmann, sempre convincente e mai esagerato, e soprattutto al batterista Sebastian Robrecht (basta sentirlo all'opera su "Running Scared"!), che può valersi dell'ottima produzione curata dall'esperto Tommy Hansen.
Nella tracklist fanno capolino anche due bonus tracks: si tratta del rifacimento di "Smashed To Pieces" e "Immense Infinity" che erano originariamente incluse nel loro disco d'esordio ("Haunting Requiems" uscito nel 2000), ora piazzate proprio in conclusione di un lavoro che nel suo complesso si lascia ascoltare con piacere.
Precisi, potenti e con una buona predisposizione per la componente drammatica, i Burden of Grief sono giunti meritatamente al loro quarto album. E non mancheranno di certo all'appuntamento con il quinto.
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