Che mazzata!
In confronto ‘Gallery of Suicide’ era una compilation di canzoncine di Natale visto che la nuova opera degli inossidabili Cannibal Corpse è davvero mirata ad una completa annichilazione dell’incauto ascoltatore. Poche cose sono cambiate, la registrazione ai Village in Texas al posto dei Morrisound e Colin Richardson, già con Carcass, Napalm Death e Fear Factory, al posto del leggendario Jim Morris, per il resto il brutal death che dal lontano ‘Eaten Back To Life’ contraddistingue il gruppo di Buffalo non è cambiato, tranne ovviamente una maggiore abilità tecnica e struttura dei brani.
L’opener ‘Pounded into Dust’ è un massacro e già la successiva ‘Dead Human Collection’ si candida ad essere il miglior act del disco, così come ‘The Spine Splitter’ e ‘Coffin feeder’ ma in generale l’album non ha cadute di tono. Il solito problema dei Cannibal Corpse è lo stesso da una vita: nemmeno Coccinella di Sarabanda riuscirebbe a distinguere un brano dall’altro perché davvero in un mare di violenza sono pochi i pezzi che restano impressi e qui fanno scuola ‘I Cum Blood’ e soprattutto ‘Hammer Smashed Face’.
Gran disco dunque ma per quest’anno il death metal ha già proclamato i
suoi vincitori perché ‘In Dark Purity’ dei Monstrosity, guarda caso ex formazione di George Fisher e Pat O’Brien, ha spazzato via qualsiasi avversario affermandosi come miglior episodio brutal degli ultimi anni.