A due anni di distanza dalla burrascosa separazione con i Metallica, il nome di Dave Mustaine torna prepotentemente alla ribalta nella baia di San Francisco e non solo, con la pubblicazione di
Killing Is My Business… And Business Is Good! primo album dei suoi Megadeth in cui figurano
Chris Poland,
Gar Samuelson e
David Ellefson, nomi destinati a ritagliarsi una fetta di gloria nell’universo thrash, in quegli anni ancora in piena espansione.
Ad alzare il sipario ci pensa
“Last Rites”, intro di pianoforte dalle tinte evocativamente fosche che sfociano in
“Loved To Death”, brano dalla fortissima importa heavy/speed, che mostra un gruppo in piena metabolizzazione di quelle che furono le radici del thrash metal.
La ricerca di un’interpretazione personale alle proposte più radicali che venivano da oltre oceano (tanto per fare un esempio
“Whiped Out” dei britannici
Raven) è, infatti, la chiave di volta che sostiene l’intero album e traghetta l’ascoltatore tra brani facilmente accostabili alle frange più estreme della N.W.O.B.H.M. (il già citato pezzo d’apertura,
“Rattlehead” e la celebre
“Mechanix”) e pezzi in cui il DNA del thrash inizia a prendere il sopravvento su quello che era già stato (la title track e
“Looking down the cross” su tutti).
Dal lato meramente tecnico, pur palesandosi a chiare lettere le doti dei quattro destinate a esplodere nel volgere di un solo anno, su Killing ascoltiamo un gruppo ancora intento ad affilare le proprie armi, soprattutto a livello di pulizia esecutiva e incisività, che in qualche occasione vengono a mancare (complice una qualità della registrazione piuttosto approssimativa anche per i tempi). Mustaine, invece, canta come un ventenne incazzato col mondo e va bene così.
Killing è dunque un album ancora acerbo, ma che porta in se tutti i frutti migliori che i Megadeth sapranno dispensare a piene mani nel corso della seconda metà degli anni ’80.
Nella stampa del disco edita dalla mai troppo compianta Combat Records, era presente
“These boots”, versione parodistica del successo di
Nancy Sinatra che, a causa del testo ritenuto eccessivo, fu estromessa dalla tracklist dell’album per un decennio, salvo essere reinserita in alcune ristampe col testo opportunamente censurato.
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