disco che salvo a pieni voti solo per metà, ossia le prime 3 tracce + "Hooks In You" e "Bring Your Daughter...", sul resto invece ci sarebbe quacosa da dire, così come sulla produzione, che segna un bel passo indietro rispetto a quelle ottime targate anni '80.
Il problema più grande con No Prayer for the Dying non è l'approccio musicale o i testi: sono le canzoni stesse. Dalla galoppante ma troppo semplicistica opener track "Tailgunner" alla dinamica maiden slow "Mother Russia" gli Iron suonano come se stiano cercando di raggiungere l'immediatezza degli album passati, ma mai veramente recuperando la magia dei giorni passati. Detto questo, un buon lavoro.