Dopo Schizo, Sadist e Strana Officina potevano forse mancare all'appello i Necrodeath a completare la lista dei comeback discografici delle band tricolori più importanti?
Certamente no, ed ecco che il gruppo torna alla ribalta con il successore di "100% Hell", uno dei dischi più belli del 2006, ossia questo "Draculea" che mi trovo tra le mani: un album di certo particolare, foriero di diverse novità in casa Necrodeath, in primis l'abbandono del chitarrista Pier Gonnella, qui sostituito da Maxx, ma anche la scelta di incidere un concept album, il primo della band, incentrato sulla figura del conte Dracula, tematica piuttosto inusuale e, diciamolo, anche un po' troppo inflazionata.
Di sicuro un'ambientazione più adatta ad una band gothic che ad una thrash come i Necrodeath.
Ma tralasciando l'ambito tematico/testuale, quello che alla fin fine conta è l'aspetto strettamente musicale: l'argomento trattato si presta ad essere ben rappresentato da una musica più atmosferica, meditata, ed in effetti i Necrodeath stemperano leggermente quella furia thrash che li ha sempre constraddistinti, riccorrendo ad una intro e ad una outro molto evocative (ma anche sostanzialmente inutili) e proponendo pezzi cadenzati, come "Party In Trigoviste", "Fragments Of Insanity" (ma non si tratta del rifacimento della title track dell'omonimo album, bensì una traccia che porta lo stesso titolo; una scelta ai limiti dell'assurdo) o "Smell Of Blood", lasciando il compito di portare avanti la componente più thrashy dei Necrodeath a pezzi come "Draculea" o "Impaler Prince".
Nemmeno la cover di "Countess Bathory" dei Venom, pur nella sua inccepibile esecuzione tecnica, riesce a spezzare la scialba monotonia dell'album, venendo svuotata della sua carica putrida e punkeggiante.
Sicuramente un concept di questo tipo richiedeva un aggiustamento del sound del gruppo, qui più propenso a rilasciare l'acceleratore dando spazio a momenti più atmosferici, ma in questo modo si perde in incisività ed impatto, con il risultato che il disco scorre in maniera quasi anonima, non offrendo spunti degni di nota e rendendo il disco piuttosto scialbo.
Sì, perchè a conti fatti il problema non è tanto il suonare meno incazzati o veloci, ma il non riuscire a proporre pezzi interessanti, insistendo troppo su un modello di base (e mi riferisco al tipico tempo cadenzato in pieno Necrodeath style) che si rivela ormai fiacco e troppo abusato.
Il ritorno dei Necrodeath quindi è un po' amaro: "Draculea" si rivela un album decisamente sottotono che non rende giustizia alla fama della band.
Un'uscita francamente trascurabile, consigliata a tutti coloro che, per spirito di collezionismo, vogliono avere tutti gli album della band.