Copertina 8

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:1999
Durata:50 min.
Etichetta:Conquest music

Tracklist

  1. THE HUNT
  2. DESTROYING DIVINITY
  3. SHAPELESS DOMINATION
  4. THE ANGELS VENOM
  5. ALL SOULS CONSUMED
  6. DUST TO DUST
  7. SUFFERING TO THE CONQUERED
  8. THE EYE OF JUDGEMENT
  9. PERPETUAL WAR
  10. EMBRACED BY APATHY
  11. HYMNS OF TRAGEDY
  12. IN DARK PURITY
  13. THE PILLAR'S OF DREAR
  14. ANGEL OF DEATH (SLAYER COVER)

Line up

  • Jason Avery: Vocals
  • Jay Fernandez: Guitar
  • Jason Morgan: Guitar
  • Kelly Conlon: Bass
  • Lee Harrison: Drums

Voto medio utenti

In Dark Purity” vede l’esordio di Jason Avery, sostituto di Corpsegrinder, passato ai Cannibal Corpse, e bisogna ammettere che la sua prova non lo fa certo rimpiangere, anzi.
Jason Avery è un’ugola veramente animalesca e profonda che ben si adatta a quello che è il disco più brutale e diretto della prima parte di carriera dei Monstrosity, per intenderci quella che chiude gli anni ’90.
Il sound è meno strutturato e cervellotico rispetto a “Millennium”, ha forme più concrete e immediate, che fanno dell’impatto e della brutalità il loro trademark, anche se ciò non si traduce in un disco da assalto all’arma bianca tout court. D’altronde basta ascoltare pezzi come “Suffering To The Conquered” o la bellissima “The Angels Venom” per capire ciò che voglio dire.
La varietà è sempre un pregio in un disco brutale e se questa non può essere raggiunta col songwriting o con soluzioni tecniche va quantomeno implementata a livello di mood. Sul punto ascoltate il finale di “Dust To Dust”, che è quasi insostenibile per intensità e violenza sonora.
Musicalmente sono ancora presenti reminiscenze thrash degli inizi degli anni’90, come in “Perpetual War”, che anticipano il tributo finale, con la cover di “Angel Of Death” degli Slayer, tutto ciò in controtendenza rispetto al momento storico, un 1999 nel quale il death metal d’ordinanza è tecnico, brutale e iperprodotto.
Tra i difetti del disco, oltre al fatto di essere tecnicamente inferiore ai primi due dischi, con meno personalità, c’è il fatto che è forse un po’ troppo lungo, 10 minuti abbondanti oltre la durata media dei dischi di inizio anni ’90. Ad allungare il brodo, se così si può dire, un intro orchestrale, “The Hunt”, e un outro in salsa doomish, “The Pillars Of Drear”, oltre ovviamente la cover degli Slayer.
In Dark Purity” è a tutti gli effetti un buonissimo disco, ma i capolavori dei Monstrosity vengono cronologicamente prima di questo.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 apr 2021 alle 11:40

Cambio di voce e cambio di tecnica. Io li ho scoperti con questo disco e poi sono andato a prendere i primi due capolavori ed effettivamente questo non è all'altezza ma se non essere all'altezza dei primi due vuol dire tirar fuori un disco così...tanta tanta roba!!!!

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