Copertina 10

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:1991
Durata:34 min.
Etichetta:Roadrunner

Tracklist

  1. MEMORIAL ARRANGEMENTS
  2. PREMATURE BURIAL
  3. REMNANTS OF WITHERED DECAY
  4. MULTIPLE STAB WOUNDS
  5. IMPALED EXISTENCE
  6. THOU SHALL KILL!
  7. SACRIFICIAL ANNIHINATION
  8. DECADENCE WITHIN
  9. INJECTED SUFFERAGE
  10. MALEVOLENT CREATION

Line up

  • Brett Hoffmann: Vocals
  • Phil Fasciana: Guitars
  • Jeff Juszkiewicz: Guitars
  • Jason Blachowicz: Bass
  • Mark Simpson: Drums

Voto medio utenti

Il 1991 è un anno leggendario per il death metal e a renderlo tale c’è anche il debutto dei Malevolent Creation, il presente “The Ten Commandments”, vera pietra miliare del genere, sebbene portatore di un sound che non si è ancora completamente distaccato dal thrash metal, conservandone i riff e talune strutture, ma lasciando comunque trasparire quella aggressività, quei patterns ritmici, quelle tematiche che diventeranno il trademark del genere.
La band bazzica l’underground americano sin dalla sua fondazione nel 1987 a Buffalo, nello stato di New York, ma è solo con il trasferimento in Florida che ottiene un contratto con la Roadrunner Records che apre le porte dei leggendari Morrisound Studios e del produttore Scott Burns.
Alfieri dei Malevolent Creation sono il cantante Brett Hoffman, dalla testa calda, dalla ugola sgraziata e dal cantato in screaming che non è ancora evoluto in growling, e il chitarrista Phil Fasciana, sui cui riff sono costruite una manciata di canzoni ormai divenute leggendarie. Poche bands al mondo possono vantare un accoppiata come “Remnants Of Withered Decay” e “Multiple Stab Wounds”, canzoni aggressive, dinamiche, sorrette da un ritmica solida dai tratti inarrestabili, con un lavoro chitarristico capace di dispiegare soluzione varie e creative, e di far male con riff taglienti e incisivi.
Il disco fila via liscio che è un piacere, senza praticamente alcun momento di stanca, con una durata giusta e pur capace di mettere alla prova l’ascoltatore che arriva alla fine stanco ma felice.
E la fine è fatta di un’altra accoppiata fenomenale. Si parte con “Injected Sufferage”, che si apre con una tempesta di note di basso ribollenti, ad opera dell’eccellente Jason Blachowicz, e introduce ad una serie di cambi di riff e di accelerazioni/decelerazioni che hanno l’effetto di un tornando sull’ascoltatore, e si finisce, letteralmente con la title-track che sin dai primi secondi lascia trasparire le propria malevola intenzione di non fare prigionieri, con una batteria a mitraglia che conduce a un riff cattivissimo che a sua volta pompa l’ugola vetriolica di Brett Hoffman. La canzone è fatta di stacchi violentissimi di ritmica pesante come un pilastro di cemento, solo in parte scalfita dall’assolo al fulmicotone di Fasciana.
Il finale è leggendario con l’epitaffio:

“No one can destroy this malevolent creation”


The Ten Commandments” appartiene ad un’epoca mitica del death metal, un’epoca nella quale si faceva la storia del genere e nella storia del death metal poche bands possono vantare un debutto simile frutto di una così forte personalità e che, pur con alcuni difetti, ha influenzato centinaia di bands. Menzione di merito per la copertina di Dan Seagrave, personaggio fondamentale di un’epoca leggendaria.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino
the ten commandments

death metal fortemente influenzato dal thrash. ne risulta un capolavoro, veloce e brutale

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 apr 2021 alle 11:42

Altro capolavoro!!!

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