Sarà per una “storia” travagliata o forse perché non furono in molti ai tempi dei loro esordi (sicuramente più “intransigenti” di quelli attuali) a comprendere completamente la loro miscela d’irruenza punk, sfrontatezza rock ‘n’ roll e malizia glam (tra Rolling Stones, T.Rex, New York Dolls e Heartbreakers), ma è chiaro che gli Hanoi Rocks sono stati per troppo tempo “colpevolmente” sottovalutati.
Eppure, caspita, quanta grande musica hanno prodotto e quanti sono stati i gruppi, nei tempi successivi al loro temporaneo scioglimento, ad essere influenzati dai nostri finlandesi.
Poi “improvvisamente” sono tornati, e la “magia” di quel suono fatto d’energia positiva velata di malinconia ha ripreso a scorrere copiosa, abilmente orchestrata dai “Grandi Stregoni” Andy McCoy e Michael Monroe, autentiche anime artistiche della band scandinava.
Dopo “12 Shots on the rocks” e “Another hostile takeover”, introdotto dal gradevole singolino “Fashion”, è ora il momento del nuovo “Street poetry”, che non esito a definire uno dei dischi di r ‘n’ r più freschi e divertenti ascoltati negli ultimi mesi.
Eh già, perché gli Hanoi Rocks continuano ad essere straordinariamente fedeli a loro stessi, evitando, però, di fossilizzarsi nell’applicazione passiva di una formula consolidata e fin troppo “comodamente” riproducibile, dimostrando di essere ancora incredibilmente adescanti e genuinamente “pericolosi”, come si conviene, del resto, ai migliori frequentatori del genere.
Vitali, integri e pure assai “rilassati”, ecco come si presentano gli Hanoi Rocks nel 2007, riducendo anche un po’ quella caratteristica “decadente” che pure era parte integrante della loro scintillate proposta, relegandola, in pratica, ad un’evidente manifestazione in forma “classica” solo nella splendida “Worth your weight in gold”.
Altrove troverete solamente riffs e refrain catalizzanti, micidiale forza espressiva e melodie irresistibili, che oggi si chiamano “Hypermobile”, “Street poetry”, “Fashion” (già “consumata” a livello di singolo), “Highwired” (a dire la verità, anche qui aleggia un esile soffio malinconico!), “Power of persuation” (intriganti i fiati a profusione e l’arrangiamento funk-soul!), “Teenage revolution” e “This one’s for rock ’n’ roll” (due avvincenti glam anthems), “Powertrip” e “Tootin’ star” (“semplice” e frizzante), da segnalare come gli episodi maggiormente significativi di una “Poesia di strada” che piace ed emoziona praticamente in tutti i suoi versi.
Non si preoccupino, dunque, i fans del gruppo … gli Hanoi Rocks non hanno perso il “tocco” e a quanto pare sono “tornati per restare”, così come si devono tranquillizzare i tanti loro “cloni” sparsi sul globo terracqueo ... il materiale a cui “ispirarsi” ha ripreso la sua regolare proliferazione e se tanto mi dà tanto non dovrebbe esaurirsi tanto presto.
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