Copertina 7

Info

Anno di uscita:2003
Durata:61 min.
Etichetta:Psychedoomelic
Distribuzione:Vinyl Magic 3

Tracklist

  1. FOUNTAIN OF FREEDOM
  2. RAINBOW SKY
  3. TOMORROW’S BLOOM
  4. LADY
  5. AMAZING FIRE
  6. LIVING IN PARADISE
  7. ELECTRIC MIND
  8. SHOWTIME
  9. NIGHTS IN WHITE SATIN
  10. WE CRY

Line up

  • Uwe Groebel: guitar, vocals
  • Michael Greilinger: bass
  • Christian Specker: drums

Voto medio utenti

Immagino siano pochi a ricordare la formazione tedesca dei Naevus, doom-band che nel lontano 1998 pubblicò l’interessante “Sun meditation” per la Rise Above, disco ispirato in egual misura dai classici del genere e dai Cathedral di Dorrian, il quale lusingato li scritturò per la sua etichetta.
Purtroppo il debutto non ebbe seguito, ed il gruppo passò nel dimenticatoio.
La mente dei Naevus, il chitarrista/vocalist Uwe Groebel, torna però ora alla ribalta con un nuovo progetto: Voodooshock. In realtà loro sono in attività dal ’99, anno durante il quale pubblicarono il primo demo, in parte riproposto in questo debut-album, ed il trio era completato da due ex degli End of Green, altri protagonisti dell’underground germanico, ora sostituiti da una coppia di musicisti svizzeri, Greilinger e Specker.
Detto dell’origine dei Voodooshock, veniamo alla loro musica.
La strada iniziata nel passato non si è interrotta, il filo conduttore è sempre quello di un classico doom che vede la sua origine nella tradizione di Obsessed, St.Vitus, Pentagram, nonché nella sua più recente incarnazione dei Cathedral e degli Spirit Caravan.
L’influenza che hanno avuto su Groebel dischi come “The etereal mirror”,”Static majik”,”Forest of equilibrium” è lampante, up-tempo quali “Fountain of freedom” ed “Amazing fire” sono brillantemente costruiti ma pagano un forte dazio sull’originalità, anche se in questo genere nessuno pare in grado d’inventare novità sbalorditive.
Proprio per evitare di essere bollato come troppo derivativo, il trio sceglie di privilegiare una linea maggiormente plumbea e sfibrante. Lunghi brani lentissimi e cimiteriali, che adottano soffocanti cadenze per avvolgersi in spire di sofferenza e di apocalittica oscurità. In quest’ambito i Voodooshock risultano piacevolmente eleganti e maturi nelle ottime “Living in paradise” e “Rainbow sky”, che evocano i tristi colori autunnali, ed anche nella rallentata e rarefatta “Showtime”, una prova di resistenza per chi ama le sonorità lugubri ed estremamente pessimistiche.
Perfino un classico degli anni ’60, la celeberrima “Nights in white satin” dei Moody Blues, viene resa irriconoscibile dal trattamento del gruppo che la trasforma in un esemplare gioiello di doom catacombale. Groebel e soci riescono ad andare addirittura oltre nell’agghiacciante ultraslow finale “We cry”, un moloch immobile nel tempo, un mortale senso di eternità oscura per dieci minuti non alla portata di tutti. Sicuramente la canzone più puramente doom che ho ascoltato negli ultimi tempi.
I Voodooshock non portano innovazioni al genere, ma regalano una bella prova nel segno della tradizione. Un disco perfetto per gli appassionati del settore, soprattutto per coloro che amano il doom libero da ogni tipo di contaminazione.

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