Devo ammettere due cose… la prima è che non avevo minimamente idea di chi fossero questi Skeletonwitch fino a quando non ho messo il loro ultimo cd nel lettore. La seconda è che l’ascolto di “Beyond the permafrost” mi ha lasciato decisamente spiazzato.
Premetto che siamo di fronte a un buon lavoro, che si lascia ascoltare con piacere, ben prodotto e ben suonato dai nostri. La cosa che lascia un attimo confuso l’ascoltatore è il non riuscire ad inquadrare da subito la proposta della band. Se è vero che la base è decisamente thrash, è altrettanto vero che sono così numerosi e preponderanti gli innesti black, death e perfino classic che alla fine non si riesce a capire bene cosa si stia ascoltando.
Devo ammettere però che questo gioca a favore del gruppo, nel senso che non si tratta di un minestrone inutile e confusionario, quanto, piuttosto, di un buon miscuglio che rende il prodotto fresco e interessante. Ah, dimenticavo, spesso e volentieri fanno capolino anche influenze alla Children Of Bodom, giusto per rendere il tutto ancora più appetibile… inutile aggiungere che quello della band di Lahio sarà l’unico nome di riferimento che farò, in quanto, come già detto, le influenze sono davvero molteplici e sarebbe stupido accostare gli americani a una serie infinita di nomi ben più famosi.
Vi basti sapere che questo cd è basato essenzialmente su un lavoro di chitarra veramente notevole, con riff sempre serratissimi, a metà tra lo stile Bay Area e quello N.W.O.B.H.M., mentre il timbro vocale di Chance Garnett è l’elemento più spiccatamente black del quintetto, insieme a qualche sfuriata in blast beat del batterista Derrick Nau.
Ottima anche la prova della sezione ritmica, veloce e precisa quanto basta per sostenere il ritmo indiavolato dei pezzi, con il già citato Nau su un gradino più alto rispetto al suo collega delle quattro corde.
Ottimo l’inizio con “Upon wings of black”, che già dalle prime note dà un’idea delle coordinate del cd e la successiva titletrack non fa che confermare quanto di buono detto fin’ora. Non lasciatevi ingannare dal fatto che il cd abbia ben tredici tracce, perché nonostante ciò la durata supera di poco la mezz’ora, il che significa brani snelli (raramente superano i tre minuti) che scorrono via senza annoiare.
Tra le altre highlights del disco segnalerei senza dubbio “Vengeance will be mine”, la veloce “Cast into the open sea” e “Soul thrashing black sorcery”, dal sapore più classic, ma devo ammettere che un po’ tutto l’album si mantiene su livelli decisamente buoni.
“Beyond the permafrost” è un disco che piacerà sicuramente agli amanti del metal estremo… scendendo più nello specifico, mi rivolgo ai thrasher… se siete ancorati al vecchio sound degli eighties dubito che apprezzerete le contaminazioni degli Skeletonwitch, però di contro se siete stufi di tutti i prodotti death/thrash di derivazione svedese allora penso che almeno una chance al cd la potete dare… i ragazzi meritano…
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?