Al momento in cui scrivo i Deranged, storica band del brutal death metal europeo, non esistono più, essendosi sciolti a seguito dell’abbandono del drummer e del chitarrista.
Nel rimarcare il dispiacere per una band che seguo sin dagli inizi, almeno sin da quando bazzico nel metal estremo, debbo dire che questo settimo e ultimo disco, “The Redlight Murder Case”, è un dischetto discreto e godibile, fiero portabandiera della tradizione più marcia e invereconda del death metal americano, e questo anche in tempi non sospetti. Ai Deranged va dato atto di non aver mai ceduto alle lusinghe dello swedish death, pur se non hanno mai rinnegato la componente comune, e cioè l’assalto slayeriano, ma non subordinandolo mai alla melodia.
Venendo al disco in oggetto, ovviamente sebbene non vi sia nulla di nuovo sotto al sole, va rimarcato che rispetto al precedente “Obscenities In B-Flat” la band suona più veloce e dinamica, meno groovy e cadenzata magari, ma sicuramente con maggiore impatto.
I temi sono quelli classici splatter/gore, stavolta incentrati sugli omicidi di prostitute, soggetto spesso ricorrente nei temi della band che, per chi non lo sapesse, prende per il proprio moniker spunto dall’omonimo film del 1974, a sua volta ispirato alla storia del celebre ed efferato serial killer Ed Gein.
Violente e bastarde sono “Strip Nude For Your Killer” e “Formula For A Murder”, le quali sono dei veri e propri ripassi per chi si fosse scordato cos’è il death metal.
Non so se questo sia effettivamente il canto del cigno dei Deranged o se ci sarà, in futuro, tempo e spazio per un ritorno, tuttavia questo addio è degno di una carriera lunga e senza compromessi, all’insegna del gore, del politicamente scorretto e della sottocultura trash. Grandi!
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?