Lasciati alle spalle i festeggiamenti per i 10 anni di attività, suggellati dal DVD "Live, So Far...", i
Dark Age ripartono belli carichi con il loro nuovo studio album, "Minus Exitus", che si colloca nuovamente a cavallo tra il classico Death Metal melodico di stampo svedese ed un più moderno Metalcore, un lavoro dove sono le chitarre di Eike Freese (anche cantante del gruppo) e di Jorn Schubert a mostrare i maggiori e più evidenti miglioramenti.
Ritmiche stoppate, accelerazioni brutali, growl e clean vocals, atmosfere malinconiche e sprazzi di melodie accattivanti (più che altro nei refrain, come ad esempio nel caso di "Black September") sono ancora una volta le principali caratteristiche dei Dark Age.
Che poi i Dark Ages siano tedeschi (per la precisione di Amburgo) emerge prepotentemente da brani come "Outside the Inside" o della marziale "The Dying Art of Recreation", composizioni che non avrebbero certo potuto avere altri natali. "Exit Wounds" è una delle canzoni meglio riuscite dell'album, dato che può sfruttare il contrasto tra le parti brutali e quelle melodiche, sia sul piano vocale sia per quello strumentale. Alle malinconie di "No Way Home" si fanno preferire le scattanti e catchy (un po' come lo era l'ottima "Zero", brano di punta del precedente album) "Cold" e "Life For Blood".
Non offre poi particolari sorprese, al di là della scelta di coverizzare gli U2, la ghost track "October", fin troppo vicina all'originale.
Con "Minus Exitus" i Dark Age consolidano la propria posizione nell'universo Metal ed allo stesso tempo riescono a realizzare un album (e con questo siamo a cinque) più compatto e meno discontinuo del precedente "Dark Age" (2004), anche se Freese e soci confermano di aver più buon gusto per quanto riguarda l'aspetto prettamente musicale di quanto ne hanno nello scegliere le copertine dei propri dischi.
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