Ritorno di Elvira Madigan con questo Regent Sie - Shedevils Of Demonlore, sottotitolo Of Blood, Crosses & Biblewars, per la serie "alla faccia della pomposità!". Pomposità di titolo ma anche pomposità di contenuto (almeno nelle intenzioni) con un ambizioso concept album black/gothic sinfonico. Ma, per usare un'espressione spiccia, se si vuole sboroneggiare, bisogna anche avere i mezzi per farlo. E lo svedese Marcus Hammarstrom, deus ex machina di questa one man band, pare proprio non averceli a giudicare dalla musica qui contenuta.
Ci si chiede che senso ha fare un qualcosa di tanto ambizioso per poi, già in partenza tarparsi le ali ponendosi di propria sponte nell'ingombrante ombra dei Cradle Of Filth. Gran parte qui ricorda proprio il gruppo inglese, a partire dallo screaming "a folata di vento", e a poco vale cercare di smarcarsi con inserti con strumenti classici dal retrogusto folk e buone sezioni con voce clean.
Altra "zavorra" di questo album: la produzione scandalosa. Non è mai positivo quando in un disco metal devi praticamente immaginarti le chitarre. In particolare quelle ritmiche - cioè i riff, quanto di più fondamentale c'è nella musica metal - sono praticamente sommerse da tastiere e voce. La batteria, pur essendo più udibile, è troppo bassa; e il basso si classifica come non pervenuto. Ora la produzione non sarà tutto, e su questo siamo d'accordo, ma quando rende estremamente difficoltoso l'ascoltare determinati strumenti chiave risulta logicamente penalizzante.
Una volta affrontato l'album intero ci si chiede però se tutto ciò sono incidenti di percorso o deliberato masochismo dell'artista nel ricevere giudizi negativi. Si perchè la struttura dell'album e la sua lunghezza (settantatrè minuti!) metterebbero a dura prova qualsiasi ascoltatore. Canzoni lunghissime con struttura ballerina e frammentata che paiono diluite, intermezzi narrativi in cui la pallosità la fa da padrona... magari con il libretto davanti e seguendo la storia risulta meno accentuato questo aspetto. Ma cosi verrebbe solo da consigliare per il prossimo album di "stringere", rendere i pezzi più efficaci ed agili d'ascolto.
Per concludere, questo è un mediocre disco gothic (il black scompare per il fatto delle chitarre non udibili), non inascoltabile e che presenta persino determinate sezioni gustose. Ma questo fa ancora più rabbia visto il modo in cui l'artista ha dilapidato quelle buone idee con scelte quantomeno discutibili.
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