Burning Skies - Greed.Filth.Abuse.Corruption

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2008
Durata:28 min.
Etichetta:Lifeforce Records

Tracklist

  1. WARHATE
  2. YOU DON'T HAVE TO BE DEAD TO BE IN HELL
  3. Y.G.F.F.
  4. ROUNDING UP THE CATTLE
  5. ABUSE TO CONFUSE
  6. TO BE THE MAN WHO HAS TO BEAT THE MAN
  7. SPAT OUT AND STAMPED ON
  8. IT'S HARD TO BREATHE WITH A BAG ON YOUR HEAD
  9. SLASHED, THRASHED AND FUCKED UP BEYOND
  10. EMOCALYPSE
  11. STICKY RICHARD

Line up

  • Merv: vocals
  • Liam: guitars, vocals
  • Chuck: guitars
  • Ivesy: bass
  • Phil: drums

Voto medio utenti

Che cosa cercate in un disco? Se siete alla ricerca di velocità, violenza, groove e nessuna concessione a facili melodie o refrain orecchiabili, con i Burning Skies cascate bene. Il terzo lavoro di questo quintetto inglese infatti è un puro concentrato di death metal, hardcore e grind reso ancor più frizzante e letale dall'inserimento di soluzione moderne quali stacchi cadenzati e breakdown. Se già vi state immaginando il tipico pastone che in molti si ostinano a propinarci fareste meglio a cambiare idea: il fulcro di "Greed.Filth.Abuse.Corruption" infatti rimane certamente il grind imbastardito da un'attitudine mutuata dall'hardcore, che rende gli undici pezzi del disco dei veri cazzotti in pieno volto. Brani ficcanti, relativamente brevi, squarciati dal growl/scream di Merv e guidati verso la distruzione sonora dalla batteria schiacciasassi di Phil, che alterna le tipiche ritmiche hardcore a blastbeast devastanti. Sono sufficienti 30 minuti scarsi per mettere in chiaro che i Burning Skies sanno il fatto loro, complici dei pezzi che non suoneranno di certo innovativi ma che sanno colpire in maniera intelligente, e non puntando solamente a fare più caciara possibile. Anche le influenze moderne vengono dosate alla perfezione, donando respiro alle composizioni e non proponendo uno sterile copia-incolla di riff e soluzioni già sentite come spesso accade in un ambito come quello del metalcore. Non saranno certo i Burning Skies a rivoluzionare o a salvare il metal del Ventunesimo secolo, ma va certamente riconosciuto loro di aver prodotto un album assai godibile senza risultare stucchevole o noioso. Promossi.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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