Strana creatura questi Harlots, formati nel 2002 in Ohio, giungono con questo Betrayer al loro terzo full lenght (più un EP). Qui classificati come Hardcore per comodità, non rispecchiano totalmente questo genere. Anzi a dire il vero ascoltando questo album non si riesce a trovare una definizione per quello che fanno. La base è metalcore ma sono talmente tanti i cambi schizofrenici attuati dal quartetto ed estranei a quel genere che alla fine risultano quasi inclassificabili. Un'attitudine musicale che alle volte ha il sapore di grind, un paio canzoni lunghissime con intermezzi ambient e alternative, ritornelli alla 30 Seconds To Mars, virtuosismi tecnici venati di pazzia in stile Necrophagist... tutto questo e molto altro in queste nove tracce. Lo si potrebbe definire quasi progressive metalcore.
Questo lodevolissimo tentativo di innovare e staccarsi da una scena congestionatissima riesce però solo a metà. Le buone intenzioni ci sono tutte e spesso anche le buone idee. La modernità esasperata di queste tracce suona piacevolissima con la sua attitudine camaleontica ma quel che penalizza questo prodotto è il fatto che le canzoni scorrono, a tratti sorprendono, ma molto più spesso scivolano addosso non lasciando praticamente niente. Mancano di quel qualcosa che dia la voglia (o ancora meglio il bisogno) di andarle a riascoltare e dunque si bloccano sulla soglia delle buone intenzioni realizzate a metà. E inoltre l'album ha parecchi cali di tensione. Un vero peccato, perchè questa mentalità da "leader" meritava miglior sorte.
Il giudizio non è comunque totalmente negativo, anzi, le idee e il potenziale ci sono tutti. Probabilmente questi ragazzi devono solo riuscire a maturare ulteriormente, magari conservando questa voglia di guardare al futuro e non al passato.
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