Giungono al terzo album i peruviani
La Ira de Dios, e lo fanno con un buon album, che se da un lato conferma l'attitudine sonora della band (ovvero quella di rifarsi ai maestri del genere, Kyuss ed Orange Goblin su tutti) dall'altro, proprio in questo "rifarsi" ne palesa il punto debole.
Il disco si apre con
Quemando, traccia cadenzata e claustrofobica, che nei suoi sette minuti, mette in mostra le peculiarità del sound del combo peruviano, stoner/rock grezzo infarcito di richiami che riportano alla mente lo space/rock di matrice
Hawkwind con tanto di vocals filtrate.
Velocidad e
Kaos sono tra i brani più riusciti del lotto, dotati di maggiore dinamismo, questo grazie al riffing ed alle ritmiche di pura matrice punk, che donano alla band maggiore personalità.
Con
Pobre Diablo si tornano a calcare lidi che sanno di sludge, così come nella finale
Jamas Morire.
In conclusione, un album che merita perchè suonato egregiamente ed in particolare perchè sa di sudore di cantine umide adibite a sala prove (questo grazie ad una produzione volutamente sporca) e di passione, ma che pecca in personalità e che quindi anche dopo ripetuti ascolti non riesce ad emergere.
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