Le sorprese in ambito metal, si sa, sono sempre dietro l'angolo. E qui si può parlare di sorpresona, una piacevolissima sorpresona. Ma partiamo dall'inizio, i Persefone sono un gruppo proveniente da quella manciata di chilometri quadrati tra Francia e Spagna chiamata Andorra; un six piece ambiziosissimo che giunge con questo Core al secondo album. Ambizioso prima di tutto per l'opera titanica che hanno voluto portare avanti, un concept sulla dea greca che ha ispirato il moniker del gruppo, composto da 3 capitoli (Sanctuary: Light And Grief, tracce da 1 a 4; Underworld: The Fallen And The Butterfly, tracce da 5 a 8; Seed: Core And Persefone, tracce da 9 a 13) per un totale di 70 minuti tondi tondi. Fin troppo logico quanto, per non risultare un mattone di proporzioni epiche, un prodotto del genere debba essere molto ben composto.
Ma questo album risulta ancora più ambizioso alla luce del suo contenuto musicale, praticamente impossibile da descrivere a parole se non con una lunghissima lista di nomi che vengono in mente nei vari passaggi. Ma anche cosi non si renderebbe l'idea poichè ogni due secondi viene in mente un nome diverso, senza tra l'altro essere veramente rappresentativo di quello che si sta ascoltando in quel momento ma solo magari il suo retrogusto, l'atmosfera. Volendo liquidare rapidamente la pratica si potrebbe ricondurre questo prodotto al death melodico della prima metà degli anni 90, ma sarebbe davvero un insulto alla complessità e all'attitudine stupendamente camaleontica del gruppo.
Vi dimostro subito cosa intendo: riuscite ad immaginare della musica in grado, restando coerente e splendidamente amalgamata, di unire un approccio Opethiano, fasi di sfuriata black melodico con venatura avantgarde alla Borknagar, il prog dei Dream Theater, il neoclassic metal di Malmsteen, l'unione dei due precedenti con una spruzzata di power dei Symphony X, l'aggressività filtrata dalla melodia dei Dark Tranquillity periodo The Gallery, gothic alla Moonspell con aggiunta di duetti con voce femminile che ricorda Lee Douglas degli Anathema e per finire un approccio al concept che lo rende una sottospecie di Crimson degli Edge Of Sanity di 70 minuti? E questo solo per dire le cose più evidenti. Ci sarebbe anche da inserire l'intro Pink Floydiana di Released; o ancora il lavoro sfaccettato della tastiera in grado di spaziare come non mai. E a tal proposito si prenda come fulgido esempio To Face The Truth, dall'intro di pianoforte classico a tastiere settantiane con tanto di assolazzo al fulmicotone, un piacere per l'udito. Di pari passo vanno anche le vocals che alternano ben quattro tipi di approccio diverso, growl, scream, clean maschile tendente al malinconico e voce femminile.
In generale i musicisti del gruppo hanno a dir poco una tecnica veramente eccellente e per fortuna la uniscono al requisito per farla fruttare al meglio, cioè quello di metterla al servizio della musica senza permettere che prenda il sopravvento. Questo è un album che sboccia lentamente, che va ascoltato più volte per essere capito totalmente, fatto di musica raffinata e varia. Non basta un ascolto distratto, e neanche la classica regola di sentire le prime due canzoni per farsi un'idea risulta valida. L'incipit di questo Core è aggressivo e sfrontato, ma più ci si spinge avanti più sboccia l'anima parallela del gruppo, le tastiere guadagnano spazio fino a imporre una svolta di sonorità nell'inizio del terzo capitolo.
Qui dentro c'è praticamente tutto lo spettro di colori del metal, dall'intimismo all'assalto sonoro senza mezzi termini. E come ciliegina sulla torta c'è la produzione di Peter in de Betou, il cui impatto è riconducibile a metà/fine anni 90, quando ancora gli strumenti sembravano effettivamente suonati e senza perdere in potenza si aveva un suono meno compresso, più vero.
Ascoltate zio Massi, provate a dargli un ascolto, lasciatevi rapire dalle melodie travolgenti di Exiled In The Void, dalla furia tecnica di Clash Of The Titans, dalla toccante maliconia di opethiana memoria di A Ray Of Hope o ancora dalla trascinante Self Betraying. Mi ringrazierete (sempre naturalmente se questo è il vostro genere). L'unico prezzo che pagano i Persefone è quello di restare ancora, in alcune sezioni, legati ai grandi nomi della scena death melodica, ciò non toglie che questo gruppo è destinato a grandi cose e i capolavori, perchè cosi si definiscono gli album come questo, non bisognerebbe mai lasciarseli sfuggire.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?