É il 1998 quando il cantante degli Edguy,
Tobias Sammet, ha un progetto ambizioso: creare un'opera vera e propria, formando un supergruppo con i migliori artisti in ambito power metal.
Purtroppo allora non trova quasi nessuno disponibile per questo suo progetto.
Sammet non si dà per vinto ed inizia a scrivere, passa qualche anno e finalmente trova musicisti per il suo progetto "
Avantasia".
Nel 2001 esce "
The Metal Opera Pt.1", un concept album power metal allo stato puro, un alternarsi di riff e doppio pedale a melodia e cori, tutto studiato nei minimi dettagli.
Ad aprire l'album, infatti, non poteva mancare un intro, ed ecco "
Prelude", lieve sinfonia orchestrale di un minuto ripresa subito dalla chitarra di "
Reach Out for the Light", una manciata di secondi, acuto di
Sammet, doppio pedale e via, si parte, classico pezzo power, con cori pre ritornello e ottimo ritornello, ben strutturato e molto buona la prova di Markus al basso. Si passa a "
Serpents in Paradise", ottimo pezzo, soprattutto nella parte centrale, riff, atmosfere, cori, assoli, ti trascinano nel bel mezzo dell'opera. "
Malleus Maleficarum", un interludio dai toni cupi, a tratti inquietante, che ti conduce verso "
Breaking Away", brano veloce e potente con un chorus davvero magnifico. Ed eccoci alla sesta song, "
Farewell", una ballad che supera i sei minuti, pezzo dolce e melodico cantato da
Sammet, Kiske e
Sharon Del Adel. Chorus epico, assoli stupendi ma soprattutto un finale con la doppia voce di
Kiske che ricorda tanto i vecchi Helloween. Che dire, un gran pezzo che mi ha convinto ad ascoltare l'album. Si schiaccia di nuovo l'acceleratore con "
The Glory of Rome", pezzo potentissimo e veloce composto da cori e chitarre che sembrano intrecciarsi tra di loro. L'ottava song "
In Nomine Patris" é un altro interludio che ci trascina verso la titletrack "
Avantasia", pezzo potente ma al tempo stesso melodico. "
A New Dimension", ennesimo interludio che precede "
Inside", la seconda ballad dell'album, brano dolce di circa due minuti composto da pianoforte e voce. Il penultimo brano "
Sing of the Cross" é indubbiamente il più completo dell'intero album, molto coinvolgente con diversi cambi di tempo. Ed eccoci arrivati all'ultimo atto di quest'opera, "
The Tower". Ci troviamo di fronte ad un brano di quasi dieci minuti, qualche minuto per ingranare e si riparte subito con riff potenti, doppio pedale, cori, acuti e soprattutto tanta melodia tra vari cambi di tempo, un'orgia di voci cui partecipano quasi tutti i musicisti che hanno aderito al progetto. Un pezzo che scivola via senza far pesare i quasi dieci minuti, non si poteva chiudere un album del genere in modo migliore.
Tirando le somme l'album è un vero capolavoro con pezzi geniali, giusto mix tra velocità e melodia nei suoi 59 minuti, una volta partito lo si ascolta tutto. Considerando anche il calibro degli artisti che lo hanno realizzato, direi che è un album da avere assolutamente nella propria collezione di cd
A cura di Marco "Trinità" Mennillo