Copertina 8

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2008
Durata:41 min.
Etichetta:Brutal Bands
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. SILENCE GOES UNHEARD
  2. ANOCHI KOFER
  3. TELESIS
  4. SOULSTORMING ECHOES
  5. FOLLY AND WEAKNESS
  6. MONOLITH
  7. EXISTENCE BEYOND BEING
  8. THE DOER ALONE LEARNETH
  9. AQUARIAN
  10. WILL TO POWER
  11. AUM

Line up

  • Tom Kimps: vocals
  • Matty Dupont: guitars
  • Valery Bottin: guitars
  • Erlend Caspersen: bass
  • Tom Ales: drums

Voto medio utenti

Terzo disco per i belgi Emeth, band che vede tra le proprie fila membri degli Aborted e degli Agathocles.
Avete già capito, da queste poche note biografiche, che siamo di fronte a musica estrema, Death Metal, rigorosamente con le maiuscole, visto che questo “Telesis” rappresenta una vera e propria mattonata in faccia.
Musica brutale e tecnica, sulla scia dei Cryptopsy di “And Then You’ll Beg”, che, forse inconsciamente, vengono citati nell’iniziale “Silence Goes Unheard”, la quale riecheggia la quasi omonima canadese “Screams Go Unheard”, anche grazie al finale dove, all’improvviso, troviamo uno stacco jazz/fusion.
Dicevo che la musica è tecnica, con un batterista indiavolato, e due chitarristi capaci di disegnare trame, e riffs, assolutamente non scontate e noiose. Ciò si traduce in un songwriting quasi debordante, per velocità e intensità, che non ha requie se non quando decide di rallentare per toccare vette di groove cardiopalmiche, come nel caso della title-track.
“Anichi Kofer” ha un che dei Nile, sarà per le atmosfere quasi mediorientali, lo stesso dicasi per “Soulstorming Echoes”.
Preponderanti tuttavia sono le influenze hardcore, sebbene mitigate dal growling profondo e tipicamente brutal death del singer.
Dopo il breve, tranquillo e necessario intermezzo “Acquarian”, la band riesplode in “Will To Power” che vede alla voce anche il singer dei Leng Tch’e, ulteriore garanzia di brutalità e violenza sonora, chiudendo degnamente un disco veramente valido, prima dei tribalismi guerrieri della conclusiva “Aum”.
Gli Emeth mostrano a tutti, con questo disco, che, per fare Death Metal, non serve inventarsi nulla, basta solamente suonare convinti e cazzuti, con attitudine e voglia di fare male. E in questo disco non si fanno prigionieri.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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