Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:53 min.
Etichetta:Dream Catcher
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. PHOENIX RISING
  2. RESISTING THE GHOST
  3. SKULLFLOWER
  4. APHRODITE'S WINTER
  5. EMPTY MIRROR
  6. NOCTURNAL FIST
  7. ICONOCLAST
  8. BLACK ROBBED AVENGER
  9. CONGREGATION OF SORCERERS
  10. HALO OF FIRE

Line up

  • Lee Dorrian: vocals
  • Gary Jennings: guitars
  • Leo Smee: bass
  • Brian Dixon: drums

Voto medio utenti

Come da titolo, ecco arrivare il settimo full lenght della band di Lee Dorrian e compagni, ormai da 7 anni rappresentata dalla vincente formazione Jennings, Smee, Dixon e Dorrian, appunto. Se già con Endtyme era possibile individuare un'inversione di rotta verso lidi più vicini alle prime realizzazioni della band, su tutti il debut, Forest Of Equilibrium, VII Coming prosegue sulla stessa strada, rappresentando un magistrale esempio di doom metal, aperto a diverse influenze, ma pur sempre inconfondibilmente "doom". Il sound del nuovo lavoro oscilla tra influenze rock e psichedeliche, tipicamente anni Settanta, e pesanti e granitici riff di sabbathiana memoria, il tutto dominato dalla ipnotica e suggestiva voce di Dorrian. Da una sostenuta e iniziale "Phoenix Rising" si passa alla apocalittica lentezza di una "Skullflower" (specie nel finale), alla cantilenante e ancestrale successiva "Aphrodite's Winter", aperta ad evocativi e magici inserti acustici. La scelta dei suoni, soprattutto della chitarra, ruvida e piena allo stesso tempo, contribuiscono a tessere atmosfere a tratti cupe e maligne, a tratti aperte e solari, ma pur sempre caratteristiche della musica dei Cathedral. Senza dubbio le influenze doom di band come Saint Vitus, The Obsessed o Pentagram si fanno spesso sentire, anche se non mancano accostamenti a generi come il punk, in particolare nei brani più aperti come "Empty Mirror" o "Nocturnal Fist" e nel cantato di Dorrian, senza comunque snaturare o stravolgere l'integrità compositiva dell'album.
Dal rock, al punk, alle influenze psichedeliche, il tutto per ricongiungersi e unificarsi sotto il segno del doom, e il tutto con una facilità e una naturalezza impressionanti, aspetto messo ulteriormente in evidenza da un'esecuzione passionale e vibrante dei singoli brani, scevri di qualsiasi ritocco o bieco trucco da studio iper tecnologico. Un disco che suona vivo e pulsante in ogni singolo passaggio, dove anche le piccole imprecisioni e sporcizie aggiungono un qualcosa di suggestivo e attraente, come se dietro le casse dello stereo ci fosse la band stessa a suonare, con tutta la sua coinvolgente grinta ed energia. Le conclusive "Congregation of Sorcerers" e "Halo of Fire" (forse il miglior episodio dell'album) riconducono l'ascoltatore verso lidi oscuri ed atmosfere decadenti, prima di chiudere l'ascolto di questo VII Coming.
Un disco privo di contaminazioni e innovazioni, ma carico di devozione e amore per la musica, e soprattutto di una spiccata personalità, vicino alle radici di un genere, il doom, spesso dimenticato e trascurato, al quale i Cathedral dedicano l'ennesimo tributo.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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