Il secondo lavoro dei tedeschi
Seven Steps to the Green Door ingloba il lato più completo del termine progressive facendo confluire art rock, pop, rap, metal, jazz, funky, ambient music, forte di una sintonia vocale creata dall'uso di 3 vocalist ed un gran dispiego strumentale (Hammond, synth, sax, clarinetto, flauti), non aspettatevi però un lavoro complesso: seppur intricati e ricchi di parti strumentali, gli arrangiamenti non tralasciano mai una forte componenete melodica che a volte va a braccetto con la modernità dei loop ed il rap metal rabbioso ("Step in to my world") o si impadronisce di tutto il brano nella malinconica "Melissa" accompagnando con piano e sottili orchestrazioni il cantato di uno dei 3 singers, raggiunto nel finale da un delicato assolo di clarino. Ma è con "Attract me" e "Paid for glance" che i 7 sassoni si immergono nel prog anni '70 usando magnificamente piano e Hammond dosando sonorità tenue e ritmiche più rock, bello anche il rock sofisticato dal basso molto presente e atmosfere ambient di "Moon talks to me", ai limiti del prog metal le parti strumentali di "Rising shore" che devia ancora verso il rap alternato alle melodie corali di un morbido duetto, ancora sofficità cantata in prevalenza da Anne Trautmann ("Closer"), dolci melodie chiuse da un parlato rap accompagnato dal piano ed effetti sonori, funky jazz alternato a forti melodie corali ("Figures out of clouds") o libero di esprimersi in modo ancor più tecnico nella strumentale "My lovely Mr.Singing club", symphonic rock con clarinetto e tastiere vintage unito a sonorità new prog e linee melodiche di primo impatto in "New rising", incroci vocali tra il pulito e il filtrato a metà strada tra Manhattan Transfer e Trio Lescano accompagnati da arrangiamenti con gusto retrò e sferzate heavy che ritrovano la componenete rap metal nel cantato finale di "Stay beside", e in chiusura una breve ghost track giocata su scherzosi intrecci corali dei 3 singers che si mettono a contare in tedesco.
Difficile da descrivere ma piacevole da ascoltare, è un disco dalla forte identità personale che non mancherà di sorprendervi e conferma lo stato di grazia di una band che già dal suo debutto ("The puzzle", 2006) si era guadagnata il premio dei German rock and pop awards nelle categorie progressive e experimental.
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