Suonare il rock ‘n’ roll, a differenza di quanto si può pensare in maniera “superficiale”, non è affatto una cosa facile. Soprattutto è difficile farlo e risultare autentici.
Fortunatamente, concetti piuttosto “astratti” come “attitudine” e “vocazione”, sono poi, alla prova dei fatti, tutto sommato abbastanza agevoli da identificare, dal momento che la magia creata dal battito di una batteria, dalle pulsazioni di un basso, dalle vibrazioni sfrontate e ammiccanti di una voce e delle distorsioni delle chitarre è qualcosa di viscerale, che nasce nel profondo dello stomaco e come un’ondata inarrestabile ti fa venire voglia di dimenamenti, smorfie, divertimento, ribellione ed eccessi, e scatta solamente se chi tenta di affidarsi ad essa è, oltre che sufficientemente abile nel mescolare gli ingredienti, credibile e vero.
Ebbene,
Lester And The Landslide Ladies sono riusciti inequivocabilmente a scatenare nel sottoscritto tutte le sensazioni “nocive” e “seduttive” del rock più iconoclasta, schietto e glamour-oso, forte di quel misto di “sporcizia” e stile e di quell’energia che ha alimentato miriadi di dischi, a partire dai “pericolosi” vinili dei sixties fino alle migliori elaborazioni della “tradizione” dei decenni successivi.
Tra i “solchi” di questo (forse fin troppo “perfettino”, per i miei gusti) live (ma anche tra quelli del primo full length “Best friends glitter can buy” del 2007) registrato in aprile al People Of Art, rivivono gli insegnamenti d’icone fondamentali quali Jagger, Richards, Pop, Thunders, Bators, Ramone, Johansen, Bolan e anche se la devozione è assolutamente palese, il flusso e l’impatto emotivo sono deflagranti, prepotenti, intensi e ammalianti, come da un po’ non mi capitava di sentire, almeno con questa naturalezza.
Undici tracce inedite (compreso un sentito omaggio ai “fratellini” più famosi del punk-rock … guarda un po’) e una gagliarda cover di “2000 Man” (dei Rolling Stones … guarda un po’- parte seconda!) conquisteranno sicuramente, con la loro ricca dotazione di spigliatezza, groove contagiosi, cori vincenti, adrenalina e freschezza, tutti quelli che non amano molto i “compromessi” con il presente e credono ancora nei sentimenti “semplici”.
Ah, dimenticavo … Lester e le Signore della Frana (?!?) sono italiani (della zona di Modena, per la precisione), non americani, inglesi o scandinavi … una piccola ragione in più per esserne fieri e sostenerli come meritano.
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