Altro giro e altra discutibile ristampa della discografia dei
Marduk a opera della Regain Records. Stavolta, oltre a faticare nel cogliere il senso di quest'uscita, è addirittura difficile riuscire ad accettare il lifting che ha colpito il packaging nella sua totalità. A infastidire è soprattutto la sostituzione del cattivissimo carro armato originario con una versione edulcorata, oserei quasi dire censurata, da libro di storia. Decisione di cui non si comprende la necessità, se non quella di giustificare una ristampa che offre come bonus due tracce discutibili e un video di immagini di guerra del tutto trascurabile.
Potrei anche chiudere qui la recensione, ma voglio spendere due parole per quello che è considerato quasi all'unanimità il capolavoro dei Marduk, o perlomeno la summa del loro pensiero trasformato in musica. "Panzer Division Marduk" è un concentrato di violenza e brutalità, una vera e propria aggressione frontale come solo la guerra stessa sa esserlo, autentica sopraffazione di esseri umani ridotti a carne da macello. Non c'è un solo minuto di tregua nella mezz'ora che compone questo assalto: non ci si può aspettare pietà da chi non conosce il significato di questa parola. L'impeto anticristiano delle origini si mescola con la tematica del concept inserita nell'ormai famosa trilogia ispirata ai Bathory... in questo caso il fuoco, dominatore, distruttore, purificatore. Non resta molto da aggiungere, se non sottolinare l'estrema ermeticità e ripetitività di un lavoro come "Panzer Division Marduk", in perfetto stile svedese, profondamente diverso dagli stilemi primigeni del genere e vicino a tratti anche al death/thrash metal.
Se già possedete quest'album potete tranquillamente ignorare la ristampa. Purtroppo devo dire che se anche vi trovate tra quelli che ancora non annoverano il carro armato nella propria collezione non trovo particolari motivi per raccomandarlo, anzi mi sento di consigliare il recupero della versione originaria, sicuramente più spontanea e sincera.
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