Scream For Me: David Lee Roth

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Pubblicato il:02/05/2023
Icona sex symbol dei Van Halen, costretto a confrontarsi con un genio della chitarra come il bandmate Eddie Van Halen (R.I.P.), David Lee Roth è sempre stato un frontman esagerato ed esibizionista ma che ha saputo dimostrare tutta la sua teatralità e grande duttilità musicale soprattutto fuori dagli ingombranti abiti di singer dei VH.
Ben inteso, con i VH, Dave ha contribuito a scrivere grande musica diventando uno degli act di maggior successo degli eighties, ma chi avrebbe scommesso su un David Lee Roth alle prese con brani swing, blues, soul e rock'n'roll?

Eppure il suo debut solista del 1985, "CRAZY FROM THE HEAT" lo vede appunto interpretare diversi brani famosi, che vanno dal surf rock californiano a vecchi brani pop, pezzi come "California Girls", scritto dai Beach Boys o il pezzo di Louis Prima, "I'm Just A Gigolo / I Ain't Got Nobody" hanno sdoganato Diamond Dave dal mondo prettamente metal e selvaggio dei VH.


EAT 'EM AND SMILE (1986) (Warner Bros)

Pubblicato anche nel mercato sudamericano sotto il nome "Sonrisa Salvaje", in cui le tracce vocali di tutte le canzoni sono state cantate in lingua spagnola, il disco del 1986 vede un ritorno a radici musicali più vicine a quelle dei VH grazie anche al virtuosismo di Steve Vai e alla presenza di altri 2 grandi musicisti quali Billy Sheehan e il batterista Gregg Bissonette. "Yankee Rose" è un rock'n'roll metalizzato in cui Steve Vai fa un pò "il verso" a Eddie Van Halen con una chitarra spumeggiante che diventa ancora più funambolica nel successivo brano, la tirata "Shy Boy". Dave riconferma le sue doti di grande interprete passando senza difficoltà da brani metal ad altri swing-blues come "I'm Easy" scritto dal duo Field/Price o come lo shuffle di "Ladies' Nite In Buffalo", mentre "Goin' Crazy" e "Elephant Gun" sono brani che potevano uscire da "1984" dei VH, soprattutto il secondo che ricorda "Hot For Teacher".
Il disco nel suo complesso fu ben accolto anche se vendette di meno rispetto a "5150" degli ex compagni VH uscito in contemporanea lo stesso anno, il duello David Lee Roth / VH di Sammy Hagar era iniziato...


SKYSCRAPER (1988) Warner Bros.

Con questo disco le sonorità diventano più commerciali e Dave strizza l'occhio al mercato americano, si senta il primo singolo estratto "Just Like Paradise". "The Bottom Line" suona molto Van Halen ma con la titletrack si ritorna a ritmiche americane e il brano non lascia il segno nonostante le chitarre di Vai, Vai che invece da grande prova del suo funambulismo chitarristico nell 'ottima "Hot Dog And A Shake", e nel blues acustico di "Damn Good". Ritmiche dance le abbiamo in altri brani che si uniscono a pennate metal ("Perfect Timing"), complessivamente il disco è un passo indietro rispetto al precedente album, con brani che non sempre lasciano il segno nonostante la stessa super line - up di "Eat 'Em And Smile".


A LITTLE AIN’T ENOUGH (1991) WarnerBros.

Disco fenomenale che unisce robuste sferzate rock metal a grandi aperture melodiche che strizzano l' occhio al miglior AOR.
La verve gigiona e la personalità straripante di Dave emergono fin dalle prime note della titletrack per proseguire con l'anthem rock - soul "Shoot It" che non può non mettervi di buon umore invitandovi a cantare. "Tell The Truth" è l'immancabile pezzo d'atmosfera da ascoltare a luci soffuse, "Hammerhead Shark" è un ritmato rock n roll che mette d'accordo i seventies con gli eighties con buona pace di tutti i metalhead. Il disco non ha cali di tensione, i brani sono tutti potenziali hit con Dave a comandare con le sue interpretazioni straripanti un po' '" alla VH" e un po' libere da schemi ("It 's Show Time!", fenomenale pezzo ) ferma restando la matrice rock nroll che muove tutti i brani "40 Below", "Baby 's On Fire"
sono li a dimostrarlo, la produzione di Bob Rock è bombastica e ora la lineup vede la presenza di 2 asce (Jason Becker e Steve Hunter) che non fanno rimpiangere Vai.
Tastiere anni' 80 accompagnano "The Dogtown Shuffle" , degna chiusura di un album entusiasmante.


YOUR FILTHY LITTLE MOUTH (1994) Warner Bros.

Il disco si apre con un brano in perfetto stile VH, "She is My Machine", ma in generale si nota un desiderio di sperimentazione che alla fine ha decretato un sostanziale insuccesso commerciale.
Evidentemente la gente non ha capito che Dave non è un artista classificabile in un genere, ma è un artista poliedrico.
Nel disco convivono diverse influenze, dall 'hard rock di "Everybody got the Monkey" allo swing ipervitaminizzato di "Big Train", al funky blues di "Experience". Pochi altri avrebbero potuto far convivere generi così contrapposti, ma David ci è riuscito anche se alla fine il disco manca di una direzione musicale. "A Little Luck" è funky, "Cheatin Heart Cafe" e "Hey You Never Know" sono blues alla Stones, "No BigTing" è reggae, "Night Life" è una ballad anni '60, l'ex frontman dei VH ha dispiegato tutte le sue armi in un disco che fa della diversità il suo punto di forza (o di debolezza) a seconda dei pareri ma certamente è un grande prova di versatilità.


DRL BAND (1998) Wawazat

Con la copertina del nuovo disco che presenta un ritratto della modella Bettie Page, David ritorna sul mercato esattamente 4 anni dopo il precedente lavoro ma con una casa discografica molto più piccola della Warner.
Diciamo subito che il suono è più crudo e selvaggio di quello di "Your Filthy Little Mouth" già dall'opener "Slam Dunk" un veloce metal-rock che ben apre le danze, le chitarre come sempre sono uno dei punti di forza nel sound di Dave e qui non abbiamo propriamente un virtuoso delle 6 corde quanto invece un solido chitarrista ritmico/solista ( John Lowery attualmente nei Rob Zombie ) che sfodera pregevoli riff come quello bello tirato di "Counter Blast" o quello pieno di groove di "Lose The Dress". Il disco è ricco di composizioni - ben 14 - e tutto sommato non ho trovato punti deboli o riempitivi, il suono è duro, le composizioni risultano solide unendo basi rock'n'roll a pennate metal ("Little Texas", "King Of The Hill", "Wa Wa Zat!!") o rocciosi blues come "Right Tool For The Job". Unica pecca del disco, se così possiamo dire, è la mancanza di un vero hit - anche se l'ottimo hard rock "Tight" con grande prova vocale di Dave avrebbe potuto esserlo - quanto invece si è voluta privilegiare la compattezza e la forza dell'insieme grazie anche a massicce dosi di groove che contraddistinguono numerose composizioni. David Lee Roth con "DLR Band" riesce a mantenere dritto il timone di un metal-rock compatto eliminando le "divagazioni" cui ci aveva abituato in precedenza.
"Drl Band" ha avuto poco successo soprattutto per la scarsa promozione di cui ha goduto ma si tratta di un album solido e senza fronzoli, che avrebbe meritato miglior sorte.


DIAMOND DAVE (2003) Magna Carta

Ci risiamo, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Dave ritorna a sperimentare in questo disco passando da swing irresistibili come "Bad Habits" a improponibili break quali le stralunate "Act One" e "The Beatles Tune".
Del Metal alla VH c'è poco o nulla e se escludiamo "Thug Pop" c'è n'è proprio poco di Metal in generale, preferendo ritmiche blues o break quali "Medicine Man" tutta armonica e voce filtrata, o brani di pop-music che giocano tutti sui duetti vocali e swing di chitarra con uso talvolta di campionature. Torna "Ice Cream Man" già comparsa sul primo Van Halen e qui in versione full Blues ma è con brani quali "Stay While The Night Is Young" e "If 6 was 9" che l'anima eccentrica e tradizionale di Dave mostrano di poter convivere tranquillamente, musica poliedrica per un grande interprete che spesso ha pagato commercialmente il suo coraggio di osare strade nuove, avventurandosi in una carriera solista quando il successo coi Van Halen era al suo apice.

Articolo a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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