Monografia – Darkened Nocturn Slaughtercult

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Pubblicato il:28/12/2024
Darkened Nocturn Slaughtercult

Come già esposto più volte, in Germania, dopo la prima generazione di band del Black Metal della seconda ondata, ovvero Lunar Aurora, Absurd, Bethlehem, Falkenbach e Nagelfar (questi perlomeno i nomi principali), seguì una folta schiera di formazioni più o meno valide, e più o meno destinate ad avere "successo"; tra queste: Nargaroth, Moonblood, Nachtfalke, Dunkelgrafen, Morrigan, Bilskirnir, Horn, Dark Fortress, Aeba, Zorn, Odal Negator, e molti altri.
Di tali complessi alcuni, come per esempio i Nargaroth, hanno avuto maggiore fortuna, pur rimanendo nelle cerchie ristrette dell'underground, altri invece sono rimasti semisconosciuti persino ai blacksters più appassionati… E tra questi ultimi vi sono sicuramente i Darkened Nocturn Slaughtercult; la cui presente monografia, a loro dedicata, nasce con l'intento di far emergere dal baratro dell'oblio, in tutta la sua lucente e crudele bellezza, la loro arte oscura.
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I Darkened Nocturn Slaughtercult sono un gruppo Black Metal tedesco-polacco formatosi nel 1997 in Germania, tra le località di Dormagen e North Rhine-Westphalia. Vi è da segnalare, tra le varie cose, che il complesso è capitanato da una donna (probabilmente una delle prime Black Metal band con un leader femminile), per la precisione dalla cantante e chitarrista Onielar (che nel 2016 entrerà anche a far parte dei grandiosi Bethlehem).
Dopo un demo e uno Split con i Pyre, rilasceranno nel 2001, in maniera indipendente, il primo full-length: ”Follow the Calls for Battle”.

”FOLLOW THE CALLS FOR BATTLE”
(2001)

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”Follow the Calls for Battle” è un album di Black Metal tradizionale, molto crudo nei suoni e al contempo dotato di un buon tasso tecnico che palesa fin da subito una delle caratteristiche peculiari dei Darkened Nocturn Slaughtercult, ovvero la capacità di coniugare la durezza e il gelo nordico – con una discreta attitudine lo-fi – e una tecnica più elevata della media che si ripercuote su un uso serrato dei cambi di ritmo, dando origine a partiture più intricate, dalla dinamica terremotante di matrice Thrash/Death, dove si avverte perfettamente l’influsso teutonico oltreché quello svedese, e alcune strutturazioni gelide e al fulmicotone richiamanti ai primi Immortal.
Un album molto breve, di soli 31 minuti, quasi integralmente improntato sulla velocità; dove comunque sia si insinuano melodie sinistre dissonanti molto ricercate e sporadici frangenti più rallentati e suggestivi. Sono le linee di chitarra a fare da padrone al disco che risulta, pur se non innovativo, di grande personalità e forte impatto. Un impatto dato grazie anche alla prestazione della singer, la quale sfoggia uno scream sgraziato potentissimo ed evocativo, inoltrandosi, talvolta, perfino in inquietanti urla Depressive di fattura burzumiana, che niente hanno da invidiare ai frontman più nerboruti.
Un album di livello davvero elevato che apre le porte per l’evoluzione stilistica sempre più sublime che prenderà corpo nei due LP successivi, ovvero “Nocturnal March “ (2004) e “Hora Nocturna” (2006).

“NOCTURNAL MARCH”
(2004)

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“Nocturnal March” si mantiene più o meno sui medesimi stilemi del debut, tuttavia vede l’accentuazione delle atmosfere guerresche, dai toni particolarmente epici, con tanto di campionamenti e momenti ritmici dove sia le percussioni che i suddetti campionamenti, sostenuti da trame solenni e corali di sottofondo, richiamano a motivi camerateschi, in cui è la marcia impavida e marziale dei soldati diretti verso la battaglia a emergere con prepotenza. Probabilmente, rispetto all’esordio, le dinamiche Thrash/Death sono più mitigate e la tecnica dei Darkened Nocturn Slaughtercult viene limata a favore di un’essenzialità più tipicamente Black Metal.
Questa scarnificazione del songwriting, già di per sé piuttosto crudo, come lo era quello dell’esordio, si ripercuote anche sul suono complessivo dell’opera, e quindi della produzione in studio, la quale avvicina la band al sound delle prime releases norvegesi del True Norwegian Black Metal.


"HORA NOCTURNA"
(2006)

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Con il seguente "Hora Nocturna" proseguono sulle coordinate sonore tracciate con "Nocturnal March", ovvero su un suono scarno e sempre più vicino al True Norwegian Black Metal, e proprio ai fondatori Darkthrone e alla loro Unholy Trinity si deve guardare. Questo aspetto si evidenzia con preponderanza anche nel songwriting, dove l’essenzialità resta un elemento marcato, pur senza rinunciare alle ottime doti tecniche di cui i Darkened Nocturn Slaughtercult sono sempre stati dotati; altresì, affiancando, alle tipiche partiture nichiliste, a colpi di tremolo, blast beats e cambi di ritmo devastanti e avvincenti (seppur più esigui, tali variazioni caratteristiche resteranno sempre presenti nella musica dei tedeschi), contorni atmosferici minimali, dati perlopiù dall’utilizzo di droni che divengono artefici di effetti sospensivi. Mentre invece le atmosfere guerresche e vichinghe – che mai erano state troppo preponderanti – vengono rimosse, a favore di un’oscurità che non conosceva, al tempo, eguali all’interno della discografia del gruppo. Un oscurità inquietante, a tratti mistica, ecatiana, obliante e sacrale che pervade tutti i 41 minuti di "Hora Nocturna".
Un’opera notturna nel vero senso della parola, malvagia, poetica, sognante, satanica fino al punto limite in cui chicchessia, avvolto in tale illusione, pretenda di dischiudere il senso dell'ora più intensa della notte; antitesi della luce e al contempo, per contrasto, sua possibilità estrema di concepimento.
Probabilmente rappresenta lo zenit assoluto dei Darkened Nocturn Slaughtercult, e uno dei punti più neri della sacra fiamma nera teutonica.

I Darkened Nocturn Slaughtercult si ripresentarono nel 2009 con il loro quarto full-length, rilasciato, finalmente, per la prima volta, tramite una label, la War Anthem Records (con cui pubblicheranno tutte le loro prossime uscite discografiche), dal titolo “Saldorian Spell”.

“SALDORIAN SPELL”
(2009)

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“Saldorian Spell” niente aggiunge, o quasi, al precedente "Hora Nocturna", e che, altresì, pur nella bontà della sua musica, segna a mio avviso un passo indietro rispetto ai fasti raggiunti con i primi tre album.
"Saldorian Spell" resta un disco di buon livello, dai forti tratti depressivi, che si limita a ricalcare – senza inserirvi troppi elementi personali, di cui la band di Onielar sarebbe ricca – gli stilemi della fiamma nera norvegese, ricordando anche un po’ proposte selvagge (validissime) come le reinterpretazioni effettuate da realtà come Vlad Tepes, Mütiilation, Judas Iscariot, ecc.ecc.

Nel 2011 rilasciarono invece uno Split con i deathsters connazionali Purgatory, a riprova, se mai ve ne fosse bisogno, di come le connessioni da me sopra esposte tra la band di Onielar e il Death Metal non siano casuali…
Dopodiché, a distanza di due anni, pubblicarono il loro quinto LP: "Necrovision".

"NECROVISION"
(2013)

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"Necrovision" è un disco che pur mantenendosi nel solco della tradizione presenta molti elementi di soggettivazione del Black Metal, oltre che una ripresa della "complessità" strutturale degli esordi e taluni sporadici ingredienti più vicini al nuovo corso del genere; a partire dalla produzione più moderna, potente e deflagrante, pur restando in spettri sonori piuttosto selvaggi e crudi.
Si tratta di un album potentissimo ed estremamente evocativo che si riappropria di alcuni elementi Depressive – già parzialmente reintegrati (seppur mai estinti) nel predecessore –, congiunti a un ritorno più marcato delle partiture Thrash/Death, le quali si articolano assieme ad alcuni giochi di dissonanze, denotando, dunque, l'assimilazione degli sviluppi Dissonant della fiamma nera caratteristici degli ultimi vent'anni. Tutto ciò viene avvolto da un contorno atmosferico tetro e oscuro, forse anche più di "Hora Nocturna" per certi aspetti, in quanto contiene una tonalità orrorifica in grado realmente di annichilire, e in certi tratti di "disgustare".
"Necrovision" è un'opera davvero suggestiva, che collocava nuovamente i Darkened Nocturn Slaughtercult ai vertici qualitativi del Black Metal. Dieci brani in grado, in taluni passaggi, perfino di incorporare alcune declinazioni più estrose del genere, sullo stile dei Taake di "Over Bjoergvin graater himmerik" (2002) – a tal proposito provate ad ascoltare alcune articolazioni del riffing di "Fundaments of Seminal Knowledge".
Un disco che ogni vero amante della fiamma nera non potrà mancare di avere nella propria collezione.

Nel 2019, la band, sempre capitanata da Onielar, rilascia il suo – al momento – ultimo platter: "Mardom".

"MARDOM"
(2019)

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"Mardorm" è un altro grande centro per i tedeschi. Qui vengono riprese con ancora più forza le radici Thrash Metal – forse mai in rilievo come in questo album –; a tal proposito provate ad ascoltare le strutture thrashy di "T.O.W.D.A.T.H.A.B.T.E.", o la furia del riff portante di "Exaudi Domine" sfociante in un'alternanza continua con mid tempos "corposi" e incalzanti, che rappresentano quanto di più '80's possa esserci. Addirittura, in alcuni frangenti, vengono inserite urla acute affatto distanti dai primissimi Slayer, giusto per intendersi. Altresì, scanso equivoci, vi è da specificare che qualunque cosa potrete trovare all'interno di "Mardorm", vi risulterà suonata alla velocità della luce e con una cattiveria senza eguali.
Tutto ciò di cui abbiamo appena trattato viene impastato con il Black Metal più intransigente di scuola scandinava, con predilezione per Immortal e Darkthrone, e l'aggiunta di un forte sottofondo Depressive contraddistinto da urla che richiamano nuovamente al Conte, fino a culminare in territori DSBM dove emerge un grano madido di follia. Follia che tramite un certo andamento delle linee vocali, e di taluni tremolo ai limiti del Thrash, ricalcano un po' le orme dei gloriosi Bethlehem. Cosa che non credo sia casuale, sia perché ritengo che la band di Jürgen Bartsch sia stata fin dal principio una fonte di influenza per la Onielar, sia perché proprio in quel periodo lei incideva con loro il suo secondo lungo, "Lebe dich leer" (non si deve bensì pensare, nel caso di "Mardom", a sperimentalismi simili).
"The Spheres" è una traccia esemplare per ciò di cui abbiamo appena disquisito. Infatti, qui è possibile reperire, in una ricetta perfetta: Thrash bastardo, urla burzumiane, breakdown DSBM (quelli primigeni, distanti da quelli che poi furono ripresi e addomesticati da molti gruppi Post-Black), alternati a ripartenze tritaossa e partiture ossessive.
"Mardorm" è di gran lunga un LP che sfiora altezze superiori, risultando, come già specificato più volte, in grado di condensare in misura suggestiva e a tratti terrificante, molteplici sfaccettature del Black Metal e del Metal estremo in senso lato.

Dopo questa lucente perla nera la band è entrata in un lungo periodo di inattività forzata, a causa di un cancro al seno che purtroppo ha colpito la Onielar, costringendola a cicli di chemioterapia e invasivi interventi chirurgici.
Fortunatamente sembrerebbe che la mitica Onielar si sia ripresa, anche se non ho in possesso notizie certe, se non che recentemente ha suonato in alcuni festival e che ne ha altri in programma. Inoltre, dalle foto che ho avuto modo di visionare, sembrava realmente in ottima forma, seppur "coperta" dal suo caratteristico look da palcoscenico.


Articolo a cura di DiX88

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