Serata stranamente da lupi qui a Roma. Fa decisamente freddo, e come se non bastasse piove. Inoltre è Giovedì, e se a tutto ciò aggiungiamo che i
Wehrmacht tutto sommato hanno sempre avuto uno status di cult band, si può capire come mai, giunti dinanzi al Black Out, non ci siano più di una cinquantina di persone in fila, numero destinato a non aumentare poi di molto con il passare del tempo. Neanche la presenza dei
Cripple Bastards ha potuto rimediare a questo inconveniente, soprattutto considerando che ultimamente la storica band di Asti sta suonando davvero ovunque e con chiunque. Non ultimo, la data romana è sicuramente la più scarna delle tre italiane del tour della band americana, visto che a Torino e Cremona erano presenti altri gruppi di supporto anche di notevole interesse, come Jester Beast e Ghostrider, entrambi recentemente riformati, entrambi nomi storici della scena estrema italiana. Qui a Roma nisba invece, visto che anche gli
S.L.U.G.S., originariamente presenti nel bill, hanno dovuto dare forfait per problemi personali. Peccato, perché la serata è di quelle che meritano, se non altro per il fatto che si tratta della prima volta in assoluto qui nel Bel Paese per la band beercore per eccellenza. Ma qui a Roma serate così snobbate sono ormai, purtroppo, all’ordine del giorno, quindi c’è poco da incazzarsi… In ogni caso, Metal.it era rigorosamente presente, quindi passo subito la palla alla mia collega Selenia per la sua parte di report, rimandandovi alla fine dell’articolo per le mie impressioni sullo show degli americani… (Roberto Alfieri)
Sono le 21.00 circa e la sala concerti del
Black Out di Roma comincia a riempirsi.
Nel frattempo che la trepidazione comincia a farsi spazio tra i presenti in sala, a spezzare il silenzio ecco i nostrani
Cripple Bastards.
La band di Asti, organizzatrice stessa del tour italiano dei
Wehrmacht, non necessita di presentazioni.
La performance parte col botto: "
Being Ripped Off", tratto dal loro primo album,
Your Lies In Check, regala una scarica adrenalinica già alle prime distorsioni di chitarra, alle quali si inseriscono progressivamente la batteria e l'urlo straziato di
Giulio The Bastard. E' decisamente difficile non essere coinvolti. Mi guadagno la prima fila e mi attacco [letteralmente] alle transenne per godermi meglio lo spettacolo. Dietro di me: l'Apocalisse. Il pubblico è davvero in pieno fomento perchè, si sa, la band gode di numerosi fans che sono tutti fedelmente presenti questa sera. E' la seconda volta che ho il piacere di apprezzarli dal vivo e mi sento con un margine piuttosto alto di sicurezza di ammettere che sono una delle poche band garanzia di uno show prepotente e veloce, che lascia poco spazio a tentennamenti vari o delusioni.
Delle mitragliatrici dall'inizio alla fine, propongono in scaletta must come "
Variante Alla Morte", "
Stupro E Addio" e "
Misantropo A Senso Unico". L'amarezza contenuta nelle lyrics si diffonde come un'epidemia tra i metalheads che scapocciano con i pugni serrati che puntano in alto e le facce aggrottate che recitano puntualmente le parole di ogni testo, quasi fossero una preghiera che trasuda odio e rabbia.
Più che mai attuali testi come "
Italia Di Merda" e "
Polizia Una Razza Da Estinguere" [che più tardi, nel post concerto, io ed alcuni miei amici dedicheremo sul serio ad una volante dei carabinieri incontrata durante il tragitto di ritorno].
Questa è anche la sera in cui i
Cripple Bastards presentano il loro nuovo album,
Frammenti di Vita, raccolta di cover di bands alle quali il nostro underground italiano più estremo deve davvero tutto. Due i pezzi tratti dalla piece, "
Sguardo Realtà", cover degli
Indigesti, e "
Finirà Mai?", cover dei
Wretched, che fanno scendere un velo di nostalgia a tutti coloro che, me compresa, sono affezionati ai tanti gruppi hardcore punk che hanno fatto la nostra storia.
"
Rifiuto una vita stabilita da loro! Rifiuto una vita senza futuro! Finirà mai? Finirà mai? Finirà mai???". Con queste parole, i Cripple salutano e cedono il palco ai successivi Wehrmacht.
Di seguito la set list della serata:
Being Ripped Off
L'Uomo Dietro Al Vetro Opaco
Prospettive Limitate
Variante Alla Morte
When Immunities Fall
Get Out And Bite Them
Karma Del Riscatto
Images Of War/Images Of Pain
Misantropo A Senso Unico
Implacabile Verso Il Suo Buio
Stupro E Addio
I Hate Her
Spirito Di Ritorsione
A Dispetto Della Discrezione
Italia Di Merda
Insofferenza
Lo Sfregio e Le Sue Ombre
Inverno Nel Ghetto
Faccia Da Contenitore
Authority
Asti Punxs
Necrospore
Il Sentimento Non è Amore
S.L.U.T.S.
1974
Polizia Una Razza Da Estinguere
Il Tuo Amico Morto
Stimmung
Sguardo Realtà [cover degli Indigesti]
Finirà Mai? [cover dei Wretched]Nell'attesa che gli headliners salgano sul palco, mi avvicino agli stand con il merchandising per poi deviare rotta verso il bancone del bar e conquistarmi il bicchiere di birra, mio fedele compagno di concerti.
Il locale registra più presenze di quante me ne aspettassi. Del resto, i
Wehrmacht sono una vera e propria band-culto, per cui prevedevo davvero meno gente di quanta effettivamente se ne sia presentata.
Sono contenta, perchè si percepisce un buon clima, c'è quell'aria che si dovrebbe respirare ad ogni concerto metal, con gente che è lì per ascoltare della buona musica, per divertirsi, per bere birra insieme e soprattutto per partecipare attivamente. Sì, perchè sono stanca di vedere live in cui il cosiddetto pubblico è lì inerme con le braccia conserte, come se fosse una gara di canto in cui ognuno è giudice e deve esprimere un'opinione a riguardo. Certo, sono tutti liberissimi di farlo, ma il concerto và vissuto, và sentito, và creato un certo feeling tra artista e par terre [e lo so, non è la prima volta che lo dico, ma è una mia personale fissa], perchè è anche questo il segreto per la buona riuscita della serata, non solo ed esclusivamente la resa scenica/musicale della band. Il concerto lo si fa sì, sul palco, ma anche e soprattutto sotto il palco.
Fortunatamente, la mia vis polemica questa sera non trova appiglio, perchè i thrashers e i grinders presenti si mostrano "all'altezza" della situazione assicurando una partecipazione che onestamente non mi capitava di vedere da un pò di tempo.
Mentre sono alle prese col fare fotografie varie ad amici che si sono preparati ad assistere al concerto dei Wehrmacht con i controfiocchi, sfoggiando i loro sundek fiorati, camicie hawaiane, cuffie ed occhialini da piscina e soprattutto una pinna da squalo [tributo alla hit della band, "Shark Attack"], ecco sentire le prime note dell'intro dell'appena citata track.
"
Shark Attack" risuona e come una calamita richiama ed attrae sotto il palco tutti coloro che erano sparsi per il locale.
Ragazzi, si comincia.
Tutti sono in delirio ed accolgono con un boato di urla i thrashers americani, che sono questa sera per la prima volta in assoluto, dopo più di vent'anni di carriera, in Italia.
Vengo in continuazione sballottolata, il pogo non si ferma mai, e sono costretta a mettere da parte la mia macchina fotografica per evitare che me la rompano [ma c'è il mio collega Dulnir che penserà a sopperire alla mia mancanza]. Lo spettacolo è divertentissimo, ho un sorriso perenne da ebete stampato sulla faccia; perchè è stupendo vedere come la gente sia completamente coinvolta, improvvisando circle pit e soprattutto stage diving. Il servizio di sicurezza all'inizio interviene sul palco per buttare giù gli "invasori", ma ehy, non c'è niente di cui preoccuparsi, come dice lo stesso singer,
Tito Matos, lo show è fatto anche di questo!
Si prosegue velocemente ed in piena attitudine thrashcore.
Da segnalare, subito dopo l'esecuzione di "
Drink Jack", l'inaspettata cover degli
Spazztic Blurr, "
Where is Marco?", joke-band che vantava all'interno della line up cantante e chitarrista degli stessi Wehrmacht e che tutti gli appassionati del filone non possono non conoscere.
Tra i pezzi che registrano il più alto indice di coinvolgimento, sicuramente è da citare "
Suck My Dick", che personalmente attendevo con tutta me stessa, essendo tra i miei preferiti. E' davvero assurda ed indescrivibile la potenza trasmessa durante l'esecuzione del brano; tante anche le risate che si innalzano quando Tito chiede come si traduca in italiano "
Suck My Dick": da lì in poi, il leader della band comincia a cantare l'irriverente ritornello rigorosamente in italiano: "
Succhiami Cazzo! Succhiami Cazzo!!!"
Standing Ovation, non c'è da aggiungere altro.
Ci avviciniamo alla fine della performance ma con una carica sempre costante e con livelli di sudore sempre più alti.
Con "
Everb", i
Wehrmacht ci salutano, si spera solo momentaneamente.
Completamente soddisfatta e nettamente di buonumore per l'esperienza vissuta, mi appropinquo agli stand dove la band di lì a poco ci raggiungerà per foto, autografi, chiacchiere e per bersi una birra in nostra compagnia.
Perchè, giusto per fare un pò di citazionismo musicale, "
drink beer, be free!".
E questa sera siamo stati tutti molto fedeli nel rispettare questa linea di pensiero. [Selenia Marinelli]
So che per buona parte di voi potrà sembrare strano, ma nonostante non siano certo famosissimi io ho sempre adorato i
Wehrmacht, fin da quando ero ragazzino, quindi (ebbene si) parecchio tempo fa, ma soprattutto in tempi non sospetti di thrash revival e stronzate simili. Perciò aver potuto assistere, quasi inaspettatamente, ad un loro concerto, mi ha gasato oltre ogni misura, a maggior ragione perché ho trovato una band alla mano, disponibilissima, e soprattutto con una voglia matta di suonare. Sulla bontà del loro ritorno non ho dubbi, in quanto non penso che arricchiranno di molto le loro tasche con questo came back. Inoltre l’entusiasmo sprigionato on stage, nonostante un aspetto non propriamente giovanile di alcuni di loro (cantante a parte, orribile con i suoi capelli tinti), conferma assolutamente la mia tesi. In ogni caso, al di là di sterili considerazioni, gli americani arrivano sul palco del Black Out con la title track del loro primo album, ed è subito il delirio, con pogo scatenato, circle pit e stage diving a profusione. I suoni sono più che buoni, Brian è il solito polipo dietro le pelli e “Tito”, col suo inconfondibile timbro vocale, è un gran mattatore, capace di imbonirsi e accattivarsi le simpatie dei (pochi, per la verità) presenti. Da qui in poi è un vero e proprio susseguirsi di classici, pescati per lo più da “Biermacht”: “You broke my heart (so I broke your face)” (geniale, ahahah), “Gore fix”, “Drink Jack”, “Drink beer, be free”, “Balance of opinion”, senza dimenticare, ovviamente, l’esordio, rappresentato ottimamente da “Jabberjaw”, “United shoebrothers” e “Napalm shower”. Quando poi arriva il momento dell’acclamata “Suck my dick”, “Sharko”, che è di origini italiane, di Genova per la precisione, fomenta il pubblico incitandolo a pronunciare il nome del brano nella nostra lingua. Vi posso solo far immaginare il delirio che s’è scatenato per quasi due minuti, con risate generali anche da parte delle gentili donzelle presenti, vista l’ilarità della cosa e l’assoluta buona fede della band. Stupendo!! Per fortuna non è ancora giunto il momento di andare a casa, visto che c’è un’altra tripletta micidiale da sparare, con “United shoebrothers” un tantino sopra le altre in quanto a coinvolgimento. La band è stanca, sia perché la loro musica è velocissima da suonare ed hanno ormai un’età, sia perché quella di Roma è la terzultima tappa del loro tour europeo. Ma l’accoglienza del pubblico italiano, per quanto poco numeroso questa sera, è come al solito impeccabile,
checché ne dicano i Grave, e la band è visibilmente soddisfatta, tant’è che non si fa pregare più di tanto prima di tornare a suonare, questa volta con una riuscitissima cover di “Fast as a shark” degli Accept, accolta con entusiasmo dai kids in sala. Il tempo di suonare “Night of pain” ed ho assistito al bis più memorabile della storia della musica, “Everb”, e qui può capirmi solo chi conosce il brano in questione. Per tutti gli altri, il consiglio è quello di andare ad ascoltarlo, per capire a fondo lo spirito goliardico della band. Geniale!!! Cos’altro aggiungere… gran bella serata, s’è respirato il vero spirito di questa musica, grazie ad un gruppo che suona per passione e non per interesse, e a conferma di questo che sto dicendo ci sono le innumerevoli foto scattate e le chiacchiere col pubblico, e l’intervista (non programmata) post show, rilasciata senza capricci da rockstar e stronzate annesse. Unico rammarico la poca gente presente, ma come detto in apertura ormai non mi stupisco neanche più… (Roberto Alfieri)
Tracklist:
Shark attack
You broke my heart (so I broke your face)
Gore flix
Drink beer be free
The wehrmacht
Drink Jack
Napalm shower
Jabberjaw
Balance of opinion
Suck my dick
Radical dissection
United shoebrothers
Biermacht
Fast as a shark (Accept cover)
Night of pain
Encore:
Everb
Foto: Roberto Alfieri