(13 dicembre 2004) Anathema - Faster (Torino) - 13 Dicembre 2004

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Provincia:non disponibile
Costo:non disponibile

Band: ANATHEMA - acoustic jam

Line up:
Danny Cavanagh – vocals, guitars
Vincent Cavanagh – Vocals, Guitars
David Wesling – Violoncello

Spettatori: 100 circa
Durata concerto: 1,45’

Report e foto a cura di Emanuele Goffo


Di fronte a un centinaio di persone gli Anathema ci propongono uno spettacolo emozionante, frutto di questo insolito tour acustico che prevede i soli fratelli Cavanagh più l’ausilio magistrale di Danny Wesling, violoncellista della Liverpool Philarmonic Orchestra.
Simpatici, allegri e burloni i termini con i quali possiamo definire Danny e Vincent che interagiscono e scherzano più volte con il pubblico prendendosi in giro a vicenda. Lo stesso non si può dire della loro musica: malinconiche melodie trasudanti allo stesso tempo passione e dolore, amore e tristezza, speranze perdute nel vento e gioie di tempi che furono. Il tutto arricchito dal violoncello di David Wesling (soprannominato da Danny prima Collina e poi Nosferatu…) che disegna un tappeto armonico su cui le chitarre di Danny e Vincent possono intrecciare accordi, arpeggi, solos acustici e talvolta inserti tastieristici ad opera di Vincent.
Il concerto si apre con l’”Adagio di Albinoni” eseguito dal violoncello di David e l’atmosfera si fa già cupa e tenebrosa; quindi si parte con “Fragile Dreams”, song del Pink-Floydiano “Alternative 4”, nella quale la suadente voce di Danny diventa sempre più tagliente nell’energico ritornello. E’ la volta poi di “Angelica” tratta dall’album “Eternity”, (che personalmente ritengo il capolavoro degli Anathema) e qui l’atmosfera diventa ancora più malinconica e sognante; infatti in songs lente come queste la jam acustica rende eccome. Degnamente rappresentato anche l’ottimo album “A Fine Day To Exit” con “Pressure”, la sognante “Temporary Peace” e la meravigliosa e intensa “Leave No Trace”: io adoro questa canzone, ma credetemi ascoltarla cantata dal vivo da Danny fa davvero venire i brividi per la sua profonda e spontanea esecuzione.
Non poteva mancare “Hope”, song di Roy Harper (scritta da Harper e Gilmour) e cover/cavallo di battaglia degli Anathema già presente sull’album “Eternity”, ed è inutile ribadire che l’esecuzione è ancora una volta più che valida, infatti la bravura degli Anathema si rispecchia proprio in songs che come “Hope” hanno un inizio abbastanza lento e cadenzato seguito da aperture più sinfoniche e corpose. Ancora emozioni co la grande “Shroud Of False” interpretata con il solito mood passionale dei tre inglesi maledetti, mentre la successiva “Lost Control”, che sembra uscita direttamente da “The Wall” dei Pink Floyd scalda l’atmosfera con la parte finale eseguita con più brio e potenza. Mentre devo dire che l’esecuzione di Destiny si discosta ben poco dall’originale presente su “Alternative 4”, essendo già nell’album in versione acustica.
A rappresentare il recente “A Natural Disaster” la magnifica “Are You There” dove Danny ci regala un’altra eccellente e profonda interpretazione da brivido, “Electricity”, “Harmonium” e la vivace e e bellissima “Flying”. A questo punto gli Anathema ci salutano per tornare sul palco dopo una decina di minuti per regalarci i loro due pezzi forse più profonde e visionarie: vale a dire “Inner Silence” e “One Last Goodbye”, quest’ultima dedicata alla loro defunta mamma Helen, davvero toccante.
Infine gli Anathema ci propongo alcune cover come “Wish You Were Here” dei Pink Floyd, “Big Love” dei Fleetwod Mac interpretata dal solo Vincent, ed “Eleonor Rigby” dei Beatles.
Personalmente la titubanza che ho talvolta avuto in questo tipo di concerto è stata la grande differenza con cui sono state eseguite le canzoni rispetto alle versioni originali, infatti un concerto acustico alla lunga può essere noioso e poco coinvolgente: certo, gli Anathema sono riusciti a coinvolgere emozionalmente gli spettatori, ma penso che proporre la stessa set list in chiave elettrica sarebbe stata tutta un’altra cosa. Specialmente in certe aperture o stacchi heavy, l’assenza del mood elettrico si è fatta sentire, visto che quasi tutti (me compreso) mimavano col braccio la schitarrata invece presente nelle versioni originali.
Gli spettatori presenti al concerto, seppur pochi, hanno dato il giusto tributo a una band che nel corso degli anni ha saputo innovarsi e reinventarsi, ma senza mai perdere di vista ciò che gli ha distinti nel corso degli anni: spontaneità, energia, passione e soavità musicale.
Onore agli Anathema!

Report a cura di Emanuele Goffo

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