(23 febbraio 2008) Play It Loud II - 23 Febbraio 2008 (Buddha - Orzinuovi, Brescia)

Info

Provincia:BS
Costo:25 €
Seconda edizione per quello che è divenuto ormai l'appuntamento imperdibile italiano per quanto riguarda il Metal con la "M" maiuscola, ovvero quello massimalista, intransigente, ottantiano e dannatamente genuino, che viene tagliato fuori dallo spietato music business e dalla grosse produzioni live che arrivano nel nostro paese.
Grazie a Giuliano e alla sua My Graveyard Production, autore di un lavoro impeccabile e coaudiuvato da amici di vecchia data tra cui il "nostro" sempre presente Gianluca Silvi, anche quest'anno il Play It Loud si è rivelato un successo, sia per l'affluenza, sia per la qualità dei gruppi proposti.
Dopo tanti tentativi, riusciti e meno riusciti, alcuni di quali mi hanno coinvolto in prima persona assieme ad altri appassionati del metal più "vintage", possiamo finalmente dire di avere anche qui in Italia un festival come si deve, sul modello del tedesco Keep It True di Oliver.
Certo con numeri minori, ma per essere la seconda edizione non si può che essere soddisfatti e aspettarsi un successo ancora maggiore per il 2009.

Purtroppo causa lavoro arrivo al Buddha di Orzinuovi a festival già iniziato, mentre si esibiscono i Tarchon Fist della vecchia conoscenza Lucio Tattini (Rain); buona prova quella del combo italiano, on the road per promuovere l'omonimo disco uscito quest'anno.
Seguono a ruota gli Adramelch, tornati attivi ormai da qualche anno, e tra le band italiane più originali e personali di sempre; streganti e ammalianti con il loro sound che miscela tecnica ed atmosfere ricercate ed evocative. Impeccabili nell'esecuzione, come sempre, e ben supportati da un pubblico in costante aumento.
La prima band straniera a calcare il palco del Buddha è inglese, ed è un nome di peso nel panorama della NWOBHM. Usciti con la seconda ondata del movimento che rivoluzionò la musica hard rock in tutto il mondo, gli Elixir si imposero nel 1986 con "The Son of Odin", un lavoro che aveva come unico difetto quello di arrivare con un paio di anni di ritardo, quando l'heavy più classico stava per sparire, soppiantato dalle nuove spinte del thrash e dello speed metal.
E' poco professionale dirlo, mi rendo conto, ma alle prese con mille saluti e brindisi con amici da un po' tutta Europa che non vedevo dai festival dell'estate scorsa, mi perdo alla grande l'esibizione dei Sabotage.
Tocca dunque agli Steel Assassin, US power bands che dopo un demo nel 1984 ritornò sulla scena nel decennio successivo, così come tanti compatrioti. Non li ho mai trovati irresistibili, ma dal vivo i cinque americani ci sanno fare eccome, smuovendo le teste anche dei più scettici come me, grazie soprattutto ai brani di "From the Vaults" e ad una performance granitica e rocciosa.

Piacevolmente sorpreso dagli Steel Assassin, mi preparo a ritrovare due band che per me sono una vecchia conoscenza avendo avuto la fortuna di condividere il palco con loro: Helstar e Manilla Road.
I primi mi avevano già commosso in occasione della reunion con il monicker "Distant Thunder", nonostante un disco solo discreto, e del tour italiano, ma l'assenza dei chitarristi storici e di brani da "Nosferatu" si era fatta sentire. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e, nel frattempo, pare finalmente che i metalhead italiano li abbiano scoperti. Dalle cento presenze scarse dei concerti nel tour italiano, il numero dei fans della band texana si è dimostrato, infatti, cresciuto notevolmente.
Rispetto al tour precedente gli Helstar sono un altro mondo. Larry Barragan e Robert Trevino sono tornati alla chitarra e così la formazione è praticamente quella del clamoroso "Remnants of War", eccezion fatta per Russel DeLeon al posto di René Luna alla batteria.
Con il loro bagaglio di tecnica e velocità impressionante, Barragan e Trevino permettono l'inserimento in scaletta dei brani di quello che resta il capolavoro per antonomasia nella musica metal: "Nosferatu" del 1989.
Un Jerry Abarça scatenato zompa da una parte all'altra del palco, eseguendo diteggiature impossibili su un quattro corde con la naturalezza di sempre; impeccabile, inutile dirlo, James Rivera alla voce.
Assolutamente devastanti, precisi, superlativi e commoventi, gli Helstar vanno a stravincere l'edizione del Play It Loud 2008, con una performance che ricorderò a vita e che mi lascia ben sperare per l'album nuovo in cantiere, che è stato descritto dallo stesso Rivera come il perfetto prosieguo di "Nosferatu".

Tra loro e i Manilla Road di Mark Shelton spetta ai Cloven Hoof salire sul palco. Tra i capisaldi della più settoriale frangia NWOBHM, i Cloven Hoof ci regalano uno show piacevole, che certo risente dei tempi e non si rivela indimenticabile, ma che certo fa la gioia di chi è cresciuto con l'omonimo album o con lo splendido "A Sultan's Ransom" e ancora li conserva gelosamente in Lp.
A chiudere la serata ecco quindi i Manilla Road, ed anche per loro pare che finalmente qualcosa in Italia si sia mosso; se cinque o sei anni fa, in pochi orgogliosamente infoltivamo le due o tre file di spettatiori alla Sfinge di Brescia, questa volta il pubblico sembrava tutto per loro, tanto da conoscere e cantare quasi ogni pezzo dall'inizio alla fine.
I Manilla Road dal vivo hanno i limiti che ha Mark Shelton nel 2008, non in grado di reggere un concerto intero e costretto ad affidarsi a Hellroadie (che sfoggia una pessima camicia per l'occasione) per la quasi totalità delle canzoni. Ma quando arrivano brani quali "Witches Brew" o la commovente "Flaming Metal System" (cantata da Mark Shelton) è impossibile non provare ancora un brivido lungo la schiena.

Per concludere, un plauso a Giuliano, al pubblico che finalmente ha cominciato a mobilitarsi per eventi del genere, a tutti coloro che si sono sbattuti dietro le quinte per mettere in piedi un evento del genere. Le prime due edizioni sono andate bene, la base per crescere c'è e, come detto, questo Play It Loud resta ormai l'unica speranza per vedere alcune band calcare i palchi dei nostri paesi senza necessariamente doverci prendere un volo per la Grecia o spararci 1000 km in macchina per la Germania. UP THE HAMMERS!
Report a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 01 apr 2008 alle 23:26

Davvero un'ottimo festival !! Tutti Bravissimi e preparati!! Sabotage, Steel Assassin, Helstar veramente devastanti!! Fra le band che non conoscevo sono rimasto particolarmente colpito dai bolognesi Tarchon Fist che hanno saputo accendere i presenti con il loro potente heavy metal.. A fine concerto ho comprato il loro debut album che é davvero una bomba!! Giornata indimenticabile x tutti i veri DEFENDERS!! Grazie ancora Giuliano x il sudore che versi nel nome del vero metallo!! Ora non ci resta che aspettare la terza edizione.