In questa calda estate giunta in maniera traumatica e repentina, la
Orion Agency (che sta lavorando molto bene visti gli eventi fatti in passato, andate a spizzicarvi la
pagina facebook per credere…) ha pensato di portare un po’ di Metal e Rock in varie salse nella bassa veronese, più precisamente a Cerea nell’Area EXP.
Il primo appuntamento avvenuto sabato 4 giugno (l’
Orion Summer Fest Pt. I) è stato un evento incentrato su sonorità Folk/Power Metal con nomi anche piuttosto appetibili per chi mastica quelle sonorità (dopotutto erano presenti
Wind Rose,
Trick of Treat,
Arcana Opera,
Aexylium,
Great Master e
Duir, mica “pizza e fichi” insomma!), mentre la seconda parte dell’
Orion Summer Fest è stata all’insegna di sonorità più eleganti e raffinate, con il
Prog Italian Festival IV Edizione.
Sabato 11 giugno e domenica 12 hanno visto sonorità decisamente meno festaiole e caciarone e quindi parto subito a spendere qualche parola sui vari gruppi presenti e con i miei soliti sproloqui/pipponi finali!
Come opener della prima giornata cera il
Gruppo Abelliano, trio molto giovane con i musicisti che a occhio e croce saranno poco più che miei coetanei con il più classico power trio formato da chitarrista/cantante, bassista e batterista.
Band che deve ancora farsi le ossa certamente, ma che se saprà crescere potrà regalare gioie: ho molto apprezzato il loro primo pezzo, tortuoso, con quelle parti strumentali pregne di assoli di chitarra dal vago sapore psichedelico.
Il resto più nella norma ma non disprezzabile, di mio spero che i ragazzi proseguano sulla scia del primo pezzo, in bilico tra Prog e Psych in cerca di una loro precisa identità.
Secondo gruppo, gli
Anabasi Road, gruppo che sembra uscito direttamente dai primi anni ’70 (ed è un complimento). Un po’ Prog, un po’ Psych, Hard Blues dal sapore retrò… questi ragazzi me lo ricordo bene tra il 2015 e il 2016 con i loro primi due lavori fecero parlare nei circuiti Retro Rock con la loro musica colorata e fantasiosa dalle tonalità colorate tipiche degli anni 60/70. E con un certo piacere quindi che me li vedo poco distanti da casa e con una bella sorpresa messa alla fine della loro scaletta: la presentazione di un lungo pezzo di 16 minuti tratto dal nuovo album in dirittura d’arrivo. L’invito a farsi una sigaretta simpatica vista la lunga durata del pezzo (minutaggio che è letteralmente volato via) e gli
Anabasi Road si congedano.
Se tanto mi dà tanto, per il nuovo album ne sentiremo delle belle!
Se non li conoscete ma apprezzate cose come
Witchwood,
Uncle Acid And The Deadbeats,
Witch Hazel e tutto quel filone, beh dategli una chances perché potrebbero piacervi.
Rapido cambio di strumentazione (una costante in queste due giornate), altra birretta e via, arriva il turno del terzo gruppo, gli
Egosystema.
Altro gruppo italiano, altri musicisti giovani, se prima si è parlato il verbo del vintage qui le atmosfere e le sonorità cambiano forma per abbracciare una scuola di Progressive molto attuale e moderna, così tanto moderna da lambire territori squisitamente Alternative di scuola americana. Parte ritmica molto pronunciata a discapito dei solismi vari ed eventuali tipici invece della scuola più classica del genere.
Il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista) di questo complesso è che può essere apprezzato anche da chi non mastica Progressive dalla mattina alla sera grazie ad una combinazione di sonorità pesanti (rispetto a quelli che sono gli standard del genere s’intende), strutture più snelle ed una sezione ritmica incisiva.
Ed ora giunge il turno de
La Cruna del Lago, gruppo che non conoscevo minimamente (e del quale non mi sono voluto minimamente informare per non rovinarmi la sorpresa) e che mi ha ben impressionato.
La Cruna del Lago mi è sembrata un’azzeccata via di mezzo tra le due scuole di Prog ascoltate fino ad ora: da una parte le sonorità moderne si sentono grazie ai potenti e rocciosi riffs di chitarra (con tanto di chitarra a sette corde in un pezzo sorretto da un riff molto gagliardo), dall’altra però le canzoni sono sempre più complesse e articolate rispetto alla media, con un’importanza non trascurabile data ai testi e ad un ampio uso delle tastiere.
Progetto giovane nato durante il lockdown ma formato da musicisti navigati (si parla di gente che ha lavorato pure con la nuova de
Il Roverscio della Medaglia, non so se mi spiego) che ha all’attivo un solo album.
Da quello che ho sentito in questa sede,
“Schiere di Sudditi” è un disco molto interessante in bilico tra Neo Prog e Prog Metal, apprezzato dai presenti.
Ecco i presenti non erano molti, ma su questo punto ci tornerò dopo.
La Cruna del Lago dopo averci deliziato con un bis lascia spazio agli
Of New Trolls e nonostante si sia in anticipo sulla tabella di marcia, gli headliner della prima serata partono in ritardo.
Gli
Of New Trolls (prima
UT New Trolls, ma sulla storia recente e le varie formazioni che gravitano attorno a quella che era la band madre tralascio perché la situazione è degna dei
Batushka) da quello che sono le loro dichiarazioni sono “l’anima Prog” dei New Trolls, perché la band “madre” ha avuto anche tanta fortuna e successo con il Pop e molte formazioni satelliti si concentrarono su quest'ultimo. Dentro di me c’è un misto di emozioni con le quali mi accingo ad ascoltare l’esibizione del gruppo, perché parliamo sempre di un nome prestigioso, di musicisti che hanno contribuito attivamente allo sviluppo del Progressive nello stivale italico e che ci hanno viziato con Capolavori con la “C” maiuscola.
Bene, tutto questo è stato spazzato da un’ora e mezza circa di musica spesso indecente e vergognosa, di delusione e di pochezza musicale!
Con un pizzico di rancore potrei dire che sembrava di essere ad un’esibizione di Sanremo di fine anni ’60. Attenzione, non è un problema il fatto di fare Pop, ma se lo fai in un contesto che in teoria dovrebbe essere Progressive, con l’aggravante poi di farlo male con una lunga lista di canzonette, beh allora sì che è un problema e pure bello grande anche!
A me sta bene il discorso “facciamo altre canzoni per non morire di noia”, anzi è giusto e ci vorrebbe più coraggio da parte di molte band che vivono troppo nel passato e che mettono da parte certe perle preziose, ma lasciatemelo dire che le canzoni di
“Le radici e il viaggio continua” (già, purtroppo deve continuare…) sono quasi tutte un autentico disastro (siamo sui livelli terrificanti delle canzoni de
Il Mito New Trolls) e dal vivo la situazione è pure peggiore con la voce di
Nico Di Palo stracarica di effetti manco fosse uno dei tanti trapper nostrani odierni amanti dell'autotune e di effettistica varia. Vi siete rotti di fare
“Senza Orario Senza Bandiera”, i due
“Concerto Grosso”, piuttosto che altri successi come
“Aldebaran”? Bene, benissimo, visto che in teoria siete “l’anima Prog” dei New Trolls avete cose nella vostra discografia come i bellissimi
“UT” e
“Searching for a Land” (richiesto a gran voce alla fine tra l’altro) o anche i precedenti lavori usciti sotto altri nomi come l’interessante
“E” del 2015.
Se si è fatto dieci/quindici minuti di Prog in quell’ora e mezza è tanto, poi pure le condizioni fisiche di
Nico Di Palo mi fanno sorgere sospetti su quanto effettivamente canti e suoni realmente… non lo dico per cattiveria e anzi, vederlo così mi ha proprio riempito il cuore di tristezza e badate bene che il mio non è assolutamente astio nei suoi confronti (come potrei d’altronde nei confronti di quello che fu un meraviglioso chitarrista non solo con i
New Trolls, ma anche con
Ibis e
Claudio Rocchi e che per colpa di un grave incidente dovette riciclarsi come tastierista?).
Non lo dico al pubblico, ma agli organizzatori di eventi: se volete fare serate Prog o di musica di un certo livello, beh evitate gli
Of New Trolls, perché non bastano mica quegli sprazzi disseminati qua e là dal chitarrista solista per risollevare un disastro di queste proporzioni.
Mi è dispiaciuto più per gli organizzatori che oltre al danno (non tanto pubblico, meno di cento paganti) hanno avuto la beffa.
Onestamente non so come i musicisti stessi possano essere soddisfatti di un album come quello prima citato e di esibizioni live del genere, i leader vivranno in un mondo tutto loro magari, un po' come gli ultimi
Virgin Steele… ne avrei di cose da dire, ma continuare è come sparare sulla Croce Rossa e poi preferisco concentrarmi su ciò che trovo meritevole, quindi avanti tutta e si tira dritti alla afosa giornata di domenica.
Dopo la cocente delusione di come si è conclusa la prima serata con un nome tanto prestigioso quanto in rovinoso declino, vado anche alla seconda, in anticipo per non perdermi neanche mezzo secondo di musica!
Di domenica sono gli
Arcadia ad aprire le danze, con un tiro bello vigoroso e moderno aggiungo io!
Molto giovani (forse più giovani di me!), con grande voglia di fare, i nostri si congedano in maniera anche piuttosto rischiosa con una riuscita cover dei
Toto.
La giornata è cominciata subito con il piede giusto con un gruppo che mi auguro riesca a trovare più spazi possibili per suonare dal vivo perché penso che possano dare parecchio, ma come finirà?
Si prosegue poi con i veronesi
Whimsical e metto subito le mani avanti dicendo che mi sono piaciuti particolarmente: sempre di linguaggio Prog si parla certo, sempre un ponte ideale tra passato e presente, con l’aggiunta di ricchi e armoniosi intrecci vocali (le due cantanti sono davvero molto brave!) tra le due sinuose voci femminili che sanno essere tanto leggiadre quanto sfrontate quando la situazione lo richiede e la voce maschile del tastierista che dà quella sfumatura in più che non fa mai male, specialmente quando si parla di queste sonorità.
Tutto questo unito ad una chitarra bella presente, mi hanno ricordato gli ultimi
Star One di quel mattacchione di
Lucassen!
Energia e melodia vanno di pari passo con un certo equilibrio fino alla fine della loro intensa ed energica esibizione.
Finite le loro canzoni mi sono precipitato a comprare il loro cd e adesso si è in vigile attesa per il seguito che forse uscirà a settembre.
Bravi butei, continuate così che siete stati forse la sorpresa più bella di questa due giorni, applausi e complimenti più che meritati!
Altro giro, altra giostra e con quei fricchettoni mancati degli
Hyndaco più che di Prog in senso puro, si parla di Psych Rock, quel Psych Rock tonico e grintoso che prende parecchio dall’Hard Rock al Blues (con un chitarrista che ha energia da vendere) per farci fare un viaggio nel tempo tra fine anni ’60 e primi anni ’70.
Anche qui assoli e parti strumentali a catinelle, atmosfere retrò e suoni vintage da parte di questi giovinastri che a mio parere hanno fatto una bella figura.
Poi ascoltare una chitarra così bella grintosa e queste sonorità sotto acido dal vivo fa sempre una bella presa.
Derivativi quanto volete, ma la base è davvero buona: a ben pensarci li trovo molto azzeccati in contesti come l'
Altroquando in provincia di Treviso...
Si va avanti poi con il
Rito Pagano, quartetto Hard Prog attivo già da qualche anno nel quale noto subito una cosa: cantano in italiano. Una cosa quest’ultima che non solo trovo positiva, ma che caratterizza il gruppo.
Gruppo questo che arricchisce il suo sound di pennellate Blues Rock dal sapore seventies e che conclude la sua esibizione con una bella cover della mitica
“Impressioni di Settembre” della
PFM.
E dopo la piacevole parte di festival passata con il
Rito Pagano (un gruppo che ha qualcosa da dire) è arrivato il piatto forte, il
Banco del Mutuo Soccorso.
E se gli
Of New Trolls sono tra le più grandi delusioni musicali (che ti fanno fare dei pensieri del tipo che in fondo in fondo
“St. Anger“ non era poi così male…), beh il
Banco ha fatto uno dei concerti della vita.
Si festeggia i 50 anni di carriera con più di cinquemilacinquecento concerti sulle spalle si vola dritti verso la celebrazione del mitico
“Salvadanaio”, soprannome dello storico esordio omonimo uscito appunto nel 1972.
Il gruppo comincia e dopo pochi minuti mi fa dimenticare il capitombolo finale di ieri: si canta, ci si emoziona, si seguono i vari virtuosismi conditi dagli intrecci strumentali di chitarre e tastiere, si ride alle battute di
Vittorio Nocenzi seguito a ruota dagli altri.
E mi tolgo un sassolino dalla scarpa: ok che il
Banco non è più quello di un tempo (ma va? Non lo avrei mai detto…), mancano alcuni componenti molto amati e tutto quello che volete, ma non solo in studio (
“Transiberiana” del 2019 è un ottimo lavoro checché ne dicano i nostalgici) ma
Tony D’Alessio è un cantate con due palle grandi come una casa. Non solo ha sulle sue spalle un’eredità pesantissima che schiaccerebbe chiunque, ma in un certo senso fa “suoi” i classici del
Banco che fu.
Una prova maiuscola la sua e una prova da numeri uno quella dei vari componenti.
“Eterna Transiberiana” (unico pezzo dell'ultimo album qui proposto) noto con piacere che è cantata da molti, si aggiungono altri classici degli anni '70 per concludere con la poetica semi acustica di
“Non Mi Rompete” e infine con uno dei cavalli di battaglia del
BDMS più vicino al Pop durante gli anni ’80, l’amata
“Moby Dick”.
Ma in mezzo a questo gaudio il bis è cominciato con una spettacolare improvvisazione Blues che poi è migrata in uno stravolgimento MAGISTRALE sempre in salsa Blues della già citata
“Non Mi Rompete”.
Impossibile non essere felici dinanzi a questo ben di Dio musicale e impossibile non annoverare questa band tra i numeri uno del Prog mondiale.
Beh che altro rimane da dire? Le sorprese sono state tante, alcune davvero spettacolari (oltre al
Banco il mio pensiero vola ai
Whimsical), in generale il livello è stato buono, specialmente la seconda giornata che ho trovato superiore alla prima, anche dal fatto che essa è stata azzoppata dagli headliner che ci hanno riempito di canzoni fuori contesto oltre che molto banali.
Il pubblico purtroppo non era moltissimo nemmeno con il
Banco, il che è davvero un peccato, in primis perché vale eccome la pena di godere della loro musica dal vivo, in seconda istanza perché si rischia di porre fine a manifestazioni musicali del genere.
Ma a quanto pare è meglio lamentarsi dello sproposito di date che fa la tribute band dei
Maneskin, piuttosto che lamentarsi del prezzi lievitati di concerti e festival (che poi queste due giornate non erano nemmeno poi così esose, se si conta poi chi erano gli headliner). Peccato, peccato davvero!
Speriamo quindi in bene per la terza parte dell'
Orion Summer Fest che vedrà come headliner i
Kataklysm.
Ah e se tutto va come previsto a settembre uscirà il nuovo studio album del
Banco del Mutuo Soccorso!
Ringrazio l'amico
Fabio Castelletti per le foto che troverete di seguito.
Link utili:
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