Ho sempre considerato il death metal come uno dei generi tramite il quale facilmente un adolescente si avvicina al grande calderone del panorama heavy metal. Paradossalmente non sempre sono stati Ozzy Osbourne, Metallica, Megadeth ed Iron Maiden (ovviamente per chi è nato negli anni ’70), autori di una musica comunque più accessibile e melodica, ad introdurre l’ascoltatore in questo mondo ma molte persone, tra le quali anche in parte il sottoscritto, devono la loro iniziazione grazie a quel morboso, distorto, malato verbo denominato da molti anni come death metal. Probabilmente quell’essere un po’ ribelli od in cerca di sensazioni forti, che possano stupire chi ci circonda o dare un appoggio morale nei momenti più bui, tipico dell’adolescenza maschile, per molti ha fatto sì che coincidesse con l’avvicinamento a questo genere musicale, ostico ma intrigante e senza tempo. Tutto questo purtroppo presenta il rovescio della medaglia, consistente nel fatto che spesso il death metal è venuto a coincidere con un momento della vita di una persona, il quale una volta terminato ha spesso determinato un abbandono di queste sonorità in luogo di musica completamente diversa, spesso addirittura al di fuori del metal stesso. Quello che è più importante però è che il death metal, come accennato prima, sia un genere completamente avulso dalla concezione del tempo, un genere che non cede alle avances del momento e delle mode e che vede il suo piccolo spazio completamente intatto e pronto ad accogliere sempre nuovi “adepti”, che sapranno sempre trovare in quest’oasi di malignità i capolavori non scalfiti dal passare del tempo.
Sì perché ridendo e scherzando (ben poco a dire la verità, visto le macabri tematiche del genere) di anni ne sono passati davvero tanti. Quasi impossibile determinare con precisione una data di nascita anche perché di “teorie della nascita del death” ce ne sono diverse. Oggetto di questa introduzione al movimento del death metal sarà quello di osservare ed analizzare queste quattro teorie, le quattro che hanno saputo resistere allo scorrere degli anni ed a cui oggi un po’ tutti si rifanno per risalire alle origini primordiali di uno stile musicale allora fortemente avversato ed isolato.
Ma prima di cercare di decretare la sua nascita, è opportuno precisare “cosa” sia il death metal. Anche qui, possiamo dividere in due distinte teorie le correnti di pensiero: per alcuni il death metal nascerebbe dalle cellule impazzite di un punk misto ad hardcore che con gli anni ha visto una trasformazione tendente a questo genere. Onestamente non mi sento di condividere questa teoria che comunque mi sento di presentare alla vostra attenzione, visto che è in ogni caso presentata da più di una persona.
L’altra scuola di pensiero, che condivido pienamente, fa nascere il death metal come “figlio” del thrash, un figlio più violento e truculento, in poche parole più estremo, caratterizzato innanzitutto da chitarre più distorte e di tonalità più cupa ed in secondo luogo e principalmente dalla voce, non più aggressiva ed urlata come nel thrash, ma catacombale e distortissima, denominata “growl” per la precisione.
Altro punto in comune per i gruppi death metal, perlomeno agli albori del genere e comunque in generale, sono i testi che si distinguono per alti temi intellettuali, come morte, sangue, infezioni e devastazione. Una variante del genere, giunta soprattutto negli anni successivi, sono i testi di impostazione satanista o comunque anti cristiana che vedrà protagonisti acts di valore assoluto quali i masters floridiani Morbid Angel e Deicide.
Non condividiamo infine la teoria che vede il death metal come un thrash “accelerato” visto che spesso ci troviamo di fronte a gruppi che, senza sconfinare nel doom, fanno di un death cadenzato e lentissimo il loro punto di forza, ne sono un esempio Cancer, Decomposed e soprattutto i leader di questo movimento, gli Autopsy, in cui militava un certo Steve Di Giorgio…