Che strana definizione… Nu Metal… e cosa dovrebbe essere il Nu Metal? Metallo nuovo. Nuovo perché quello che esiste ora è forse vecchio? Ecco le prime domande che possono essere passate per la mente di chi, come me, nei primi anni novanta ha cominciato per la prima volta a sentire questa strana definizione. Ma cosa vuol dire realmente Nu Metal? Sicuramente una forma nuova di suono pesante, mai sentito prima ad ora, forse una nuova corrente musicale mossa dalla rabbia e dalla violenza. Ma perché è scritto Nu e non New? Forse perché poi tanto nuovo non è, o forse perché semplicemente il termine è americano, e come ogni termine “fico” americano è uno slang… oppure è un semplice gioco di parole: la pronuncia dovrebbe essere en-iu metal, che detto velocemente ha la stessa assonanza di A New Metal.
Probabilmente è tutto vero, ma sarebbe alquanto limitativo racchiudere tutto in una secca definizione, senza provare ad entrare nel dettaglio, in quanto, se da un lato il Nu Metal non lo si può comunque accostare all’importanza storica che hanno avuto i grandi movimenti Socio Culturali del passato (e mi riferisco al Rock‘N Roll, il Punk ed il Metal stesso) bisogna ammettere che le sue numerose ripercussioni sulla crescita musicale dei teen-agers degli anni ’90 – e di quelli attuali – sono state più che evidenti.
Il Nu Metal ha rappresentato in questi 15 anni (e tuttora sta rappresentando, anche se in maniera molto minore e decisamente in parabola discendente) non solo uno stile musicale, ma ha anche - e soprattutto - una nuova moda, un input generazionale forse come mai altro genere è riuscito a fare, almeno in termini di massificazione planetaria e di mera commercializzazione del “prodotto”.
Già, il punto focale potrebbe essere proprio questo: il fenomeno del Nu Metal è frutto del proprio tempo, ove tutto è orientato alla massimizzazione del profitto ed ove tutto quello che fa soldi è da sfruttare fino in fondo.
Il prodotto è l’obiettivo finale: se il prodotto vende è vincente, altrimenti è da dimenticare. Il Nu Metal è quindi un prodotto, fatto da persone che fanno musica, ma pur sempre un prodotto.
Questo basta per spiegare anche l’elevato tasso di mortalità di band che il Nu Metal porta con se. Sono migliaia le band che sono nate e spirate nel giro di qualche canzone o di qualche concerto, senza lasciare un segno particolarmente tangibile della loro presenza.
Ma perché si può parlare di prodotto musicale? Che connessioni ci sono tra la musica ed il mercato?
Forse per una più attenta riflessione occorre compiere una brevissima analisi preliminare, dividendola in due parti, trattate nel corso della guida all’unisono, senza più distinzione di sorta: da una parte abbiamo l’industria discografica (ed affini) e dall’altra il sound reale.
Per quanto riguarda il primo punto, è necessario porre un’ulteriore distinzione. La gran parte delle bands che hanno dato via al genere e lo alimentano tuttora (mi vengono in mente i gli Helmet, i Limp Bizkit, i Korn, i Deftones, Marilyn Manson, i Pantera ma anche i Linkin’ Park, gli Orgy o i White Zombie) sono nate o esplose sotto l’attenta vigilanza delle case discografiche Major, quindi sempre rivolte alla massimizzazione del profitto del mercato discografico, con la conseguente possibilità delle varie band di turno di sfondare al primo disco, grazie soprattutto a campagne promozionali faraoniche: che questo sia stato una lungimiranza degli A&R del momento o una mossa commerciale frutto di attente ricerche di mercato, penso che non si saprà mai, anche se sarebbe più giusto pensare (e probabilmente così è) che per alcuni si è trattata di competenza degli addetti ai lavori e per altri di input economici. Ma non siamo qui per sindacare ciò.
La restante percentuale è nata, o si è evoluta (e penso ai nomi di Machine Head, Fear Factory, Sepultura, Slipknot, Strapping Young Lad o Meshuggah) sotto il segno delle (allora) Indie, etichette che negli ultimi anni sono andate sempre più verso la consolidazione mondiale, grazie ad accordi sempre più forti con distribuzioni sempre più capillari (vedi Roadrunner, Century Media o Nuclear Blast).
Questo ha permesso la vita stessa del Nu Metal, almeno fino ad ora, di fatto liberando il mercato da pericolosi pacchetti preconfezionati, lasciando libera creazione all’artista, con il conseguente innalzamento della qualità e della varietà nella proposta del sound stesso.
Spesso, comunque, sia da una parte che dall’altra della barricata, si è andato cementando una nuova tendenza non propriamente a carattere musicale, derivante forse dalla musica Pop e/o Rap, che ha colpito chi più chi meno nel calderone: l’estremizzazione dei cosiddetti endorsement, musicali o extra musicali che siano, (che poi ha preso piede anche in altri generi): partnership costituite non più solo dalle classiche marche di strumenti musicali, ma anche da capi di abbigliamento, dalle scarpe agli anelli, senza parlare, poi, delle connessioni di ultimo periodo tra musica/cinematografia o musica/videogame, dilaganti ed imperanti nei tempi moderni. In una parola, il Nu Metal ha riportato in auge l’immagine… immagine come artista, immagine come musica, immagine come vendita.
Sono d’accordo che è sempre stato così. Da che Mondo è Mondo l’immagine è sempre stata fondamentale nella costruzione di una band vincente, ma se questo è inserito nell’era della pubblicità, gli effetti ne diventano esponenziali.
Non è un caso che le bands più grandi e famose del genere (o dei vari sottogeneri), e che ancora oggi in stragrande maggioranza imperversano, o se non altro continuano ad esistere, siano sempre state quelle ove la musica, di indubbio valore, sia stata sempre accompagnata da un immagine forte o semplicemente da quella che poi si è rivelata vincente in quel momento specifico.
Dall’altra parte abbiamo la musica propriamente detta.
In questi quindici anni sono stati dati alle stampe veri ed autentici capolavori, album che per sempre rimarranno nella storia della musica e che verranno citati in futuro come fonti di ispirazione.
Sono nate tantissime nuove soluzioni stilistiche e si sono fusi, in maniera difficilmente pensabile prima, diversi generi musicali, dando vita ad una ramificazione stessa del ceppo madre. Basta utilizzare condimenti più Rap piuttosto che loop e samples o inserimenti tribali che l’indice di gradimento da parte del pubblico cambia: aumentano le esigenze da parte dei fans.
Il Nu Metal ha permesso l’abbattimento dei paraocchi musicali, muovendo le acque pericolosamente stagnanti del Rock e del Metal, iniettando una massiccia dose di energia a tutta la pericolosa staticità della proposta musicale vigente fino a quel momento.
Tante bands hanno dimostrato che non conta “solo” aver una grande casa discografica alle spalle, con tutto quello che ne deriva, ma bisogna aver sempre e comunque le palle per imporsi e per essere considerate in tutto il loro valore reale ed oggettivo.
Non solo.
La costante ricerca del “prodotto migliore” ha spinto gli addetti ai lavori verso la via della ricerca nel campo del suono, della produzione, e del missaggio, diventando così fondamentali tanto quanto l’artista, per confezionare ed immortalare un lavoro sempre fresco e con il suono migliore (o se non altro più particolare): tutto si evolve a passi da gigante verso lidi fino ad allora inesplorati. Anche tutto il discorso legato alla grafica si è dovuto adeguare alla ricerca della novità… non a caso la firma di un artista piuttosto che un altro è divenuto simbolo di pregio.
Quest’effetto si è espanso anche alle altre forme di Metal, raggiungendo il Power così come il Black Metal o il Death Metal, innalzando paurosamente la qualità delle varie produzioni.
Non ultimo, la dilagante “mania” del Nu Metal ha permesso una reazione veemente d’orgoglio proprio dei generi sopra citati, cadute oramai in secondo piano, forzandole quasi ad una risposta, ridonandole vita e vitalità, in seno ad un rigetto totale di un genere da sempre considerato bastardo.
Nu Metal?
Si smette il chiodo e si indossa la tuta, ci si taglia i capelli e si urla, non si canta più. Le chitarre si fanno dure, si abbassa la tonalità, il basso si incupisce, si pompa la batteria e si comincia a saltare.