Rabia Sorda: Caminando en el fuego

Il 30 Novembre Erk Aicrag, singer degli Hocico, ha presentato nello storico Slimelight di Londra Hotel Suicide, il quarto album del suo progetto solista Rabia Sorda, nato nel 2003. Al pubblico in visibilio Erk ha regalato due ore della sua leggendaria performance. Dopo ben due bis i presenti continuavano a chiedere altri brani, alla sottoscritta non veniva nemmeno in mente di asciugarsi il sudore schizzato dal palco, e la Contessa Bathory taceva, stavolta si è presa acqua in faccia, ma è stata versata sulle teste delle prime file da Erk stesso. Hotel Suicide è un gioiellino di ebm melodica, post punk e influenze ‘80s e non ci facciamo scappare la possibilità di scambiare due chiacchiere. Sono passati nove anni da quando lo intervistai insieme a Racso Agroyam per gli Hocico, questa sera il tempo è tiranno e ci dicono che abbiamo solo venti minuti. Erk è assolutamente alla mano, in più è risaputo il suo interesse per il cinema (da sempre i campionamenti di dialoghi presi dai film sono una caratteristica degli Hocico), quindi, quando nota i tre dvd appena comprati, ci chiede subito di mostrarglieli. Sono: Dracula, Beetlejuice e Django Unchained e lui si entusiasma…

Guardo tutti i giorni un paio di film, non potrei farne a meno. Adoro Alex De La Iglesia, il suo umorismo macabro e la sua follia, è meglio di una droga. Poi c’è Guillermo del Toro, che è un visionario, e Gaspar Noè. Ho apprezzato moltissimo anche Amores Perros di Inarritu: è riuscito a rendere lo spirito caldo dei messicani, la loro “animalità” intesa come una spontaneità, uno spirito mai domo affine a quello degli animali. Di recente ho recitato io stesso un parte in un film che stanno girando in Messico, chissà se arriverà anche in Europa...
Parliamo del nuovo album…
Sono estremamente soddisfatto, per me significa molto essere arrivato fin qui. In questi dieci anni ho avuto il supporto della mia famiglia e degli amici, che si sono fatti coinvolgere totalmente, quindi è un riconoscimento anche nei loro confronti. Rabia Sorda è un progetto personale, parla di me, della mia vita.
Ci sono riferimenti cinematografici dietro il titolo Hotel Suicide?
Di base ne metto sempre ma principalmente Hotel Suicide è un luogo della mente. E’ quel posto in cui man mano che cresci uccidi una parte di te, quella ancora legata a memorie dolorose; impari ad abbandonare fardelli che non ti aiutano ad andare avanti. In Hotel Suicide sei faccia a faccia con il tuo lato buio.
Quali sono i tuoi?
Da quando me ne sono andato dal Messico la mia paura principale è per la vita della mia famiglia, che è rimasta lì. I primi tempi facevo incubi ogni notte in cui loro venivano uccisi. Ho smesso di leggere i giornali con le notizie, perché sono sempre brutte e finisce che mi angoscio. Mexico City resta uno dei posti più violenti al mondo.
Musicalmente i Rabia Sorda seguono coordinate piuttosto diverse dagli Hocico…
Nascono per sperimentare in direzioni diverse, con riferimenti al post punk anni ’80 e all’EBM melodica, insieme al punk. I pezzi hanno l’intento di essere ascoltati più che ballati e gli effetti sulla mia voce sono ridotti al minimo. Gli Hocico prendono dall’elettro industrial e dalla progressive, sono più oscuri e violenti.
Anche le tue performance dal vivo con entrambi i gruppi sono sempre state molto punk, piene di sbattimento, sudore, trucco che cola e fisicità…
Il punk è stato la prima musica che ho ascoltato e che mi ha influenzato anche concettualmente. Quando sono dal vivo cerco di esprimere un messaggio, anche attraverso il corpo.
A proposito di questo, tu sei piuttosto critico nei confronti della moderna scena musicale…
Perché spesso diventa un fatto di estetica, si bada soprattutto a presentarsi in maniera fashion e a tirar fuori hit per i dance club. Non c’è niente di male, lo faccio anche io per divertirmi, ma è solo una parte dell’insieme. La vecchia scena musicale, compresa quella elettronica, aveva dei messaggi, un contenuto, un peso diverso rispetto a molta musica di adesso.
Suonerai anche in Italia?
Mi piacerebbe! Stiamo continuando ad aggiungere date man mano, quindi chissà. Ti confesso che l’Italia è uno dei miei paesi preferiti, non solo per una certa affinità come modo di essere, ma anche perché ha un pubblico senza preconcetti. Seguono il mio progetto solista come seguono gli Hocico, non lo snobbano perché è troppo diverso per alcuni o troppo simile per altri. Chissà come andrà stasera…
Alla grande, direi…

Intervista a cura di Laura Archini

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