Mastodon: undressed con Brann Dailor (drums)

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Gruppo:Mastodon

Dal death metal al successo con i Mastodon, attraverso una vita segnata da tragedie come il suicidio della sorella, le droghe, la rinascita e adesso la serenità di una personalità che rimane in ogni caso molto variegata e particolare. Una bella chiacchierata quella con Brann Dailor, batterista fondatore dei Mastodon che si rivela ai microfoni di Metal Hammer.

Com'é stato il tuo ultimo giro intorno al sole? (Once More 'Round The Sun è il titolo dell'ultimo album dei Mastodon)
“E' stato emozionante. Da lassù riesci meglio ad avere la prospettiva della vita sul pianeta terra. Certo, mi è rimasto addosso un vago senso di vertigine. Nel distacco, ti rendi conto che gli esseri umani sono l'unica causa del loro stesso male. A pensarci bene, a parte mia moglie, rispetto di più gli animali. Ho un cane che si chiama Thriller (e ogni volta lo chiamo cantandogli la canzone di Michael Jackson) e un gatto grigio con un occhio solo, che ha perso a causa di un cancro oculare. E poi rispetto i membri della band, che sono la mia seconda famiglia”.
Dagli Evisceration ai Mastodon passando per i Lethargy e i Gaylord. Sei un tipo piuttosto eclettico musicalmente.
“Ho iniziato ad ascoltare gli album di mia madre (Black Sabbath, Judas Priest, Stevie Wonder, David Bowie, Yes, King Crimson, Genesis, Foreigner, Boston) e di mio padre (Frank Zappa, John Coltrane, Mozart, Miles Davis), che non avevano i soldi da darmi per comprare i dischi. Sono arrivato ad ascoltare gli Iron Maiden, i Metallica, gli Slayer e gli AC/DC solamente quando ho iniziato a fare qualche lavoretto che mi consentiva di mettere piede in un negozio di dischi con qualche dollaro in tasca. Mi piaceva anche il songwriting di King Diamond, e poi mi innamorai di John Zorn, della sua incredibile libertà di sperimentazione (la sua stramberia sonora si sposava bene con l'uso di LSD che facevo all'epoca). Sono stato iniziato alla batteria da mio zio, grande fan degli Scorpions, che la suonava nella band di mio papà. Anche mia mamma aveva la sua band. I miei ebbero me e mia sorella quando erano dei ragazzini, per cui ci crebbero in un ambiente di adolescenti trasgressivi. Il mio punto fermo educativo furono i miei nonni. Comunque la mia famiglia a modo suo era unita, e si ritrovava per sentirmi suonare la batteria. Mi innamorai del ruolo di musicista inizialmente perché compresi che così avrei potuto essere facilmente al centro dell'attenzione”.
Strano allora che tu non sia diventato un frontman. Anche nei Mastodon tu canti e hai una bella voce. I batteristi alla fine restano sempre sullo sfondo.
“Amo la batteria visceralmente. E' un qualcosa di istintivo, infatti non ho mai preso lezioni. Richiede così tanta energia e ritmo da aiutarmi ad esorcizzare i miei demoni. Mi aiuta a restare sano di mente”.
Quali sono i batteristi che stimi della tua generazione?
“Jon Theodore, dei Mars Volta e Queens Of The Stone Age, Danny Carey e, naturalmente, Dave Grohl. Sono anche buoni amici”.
La più grande soddisfazione da quando i Mastodon sono diventati famosi?
“Sono rimasto sorpreso che Nicko McBrain degli Iron Maiden conoscesse il mio nome e si complimentasse con me. Ho incontrato di persona molti dei miei vecchi idoli musicali, e ogni volta resto stupito dalla loro gentilezza e umiltà. Ad esempio gli Slayer sono persone squisite, in particolare Kerry King, che anche è diventato un mio amico. E' importante per chi vive sempre in tour avere una sorta di tribù che incontra on the road, altrimenti la lontananza dagli affetti veri e la continua instabilità di vita può mandarti fuori di testa”.
Che rapporto hai con le droghe?
“Non sono un consumatore. Ho confessato prima di aver fatto uso di LSD quando ero un ragazzino il che, se non entri in un bad trip, è un'esperienza che può essere stupefacente perché allarga il campo di percezione del reale e ti fa sentire fuso con l'universo intero. Non consiglio a nessuno di sperimentare con le sostanze perché non sai mai dove esse ti possano condurre, ma io sono stato fortunato ed ho provato l'apertura delle porte di cui parlava Aldous Huxley”.
Se ne sente traccia nella musica dei Mastodon. Come rock-metal band avete perimetri labili e vi perdete nell'improvvisazione.
“I Mastodon sono il frutto dell'alchimia dei viaggi musicali e interiori di ciascuno di noi. Non abbiamo tutti gli stessi gusti. Io, crescendo, dal metal sono passato ad amare la libertà del jazz e dell'elettronica”.
Oltre alla musica che cosa è importante per te?
“La relazione con le persone che amo, in particolare con mia moglie. Abbiamo un legame molto stretto e tutte le sere, quando io sono via, ci addormentiamo con skype acceso per sentire il reciproco respiro”.
Hai perso tua sorella morta suicida quando era molto giovane. Forse è il senso della perdita che ti ha reso consapevole dell'importanza degli affetti.
“Quell'episodio, per la verità antico, ha condizionato tutta quanta la mia vita. Non sono mai in pace. La musica mi ha salvato. Io tiro avanti con il senso di colpa del sopravvissuto e di chi non ha saputo fare nulla per salvare la vita della persona che amava”.
Le porte della percezione aperte avrebbero dovuto dirti che esistono vari mondi paralleli. Se ne parla spesso nelle liriche dei Mastodon e anche la vostra musica è stratificata. Forse la morte va contestualizzata così.
“Forse. Voglio poter credere che questo sia vero”.
Il tuo più grande desiderio in questo momento?
“Tornare a casa dalla mia famiglia, riposare e festeggiare il Natale con un grande arrosto farcito con patate croccanti. Lo cucino io. Sono un cuoco provetto”.
Intervista a cura di Barbara Volpi

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