Dark Tranquillity: meccanismi di difesa (Mikael Stanne, vocals)

Mikael Stanne è una persona squisita. Punto. Lo si capisce da come parla, da quello che dice e, soprattutto, da quella che è la storia della sua creatura, i Dark Tranquillity, fatta come spesso capita di alti e bassi, ma affrontata sempre e comunque a testa alta senza rimpianti o rimorsi. Ne è una dimostrazione “Atoma”, album a suo modo “della riscossa” che farà sicuramente felici tanti vecchi fan e ne procurerà altrettanto sicuramente di nuovi. Eccovi un riassunto della lunga chiacchierata avuta al telefono con il cantante durante una fredda serata d’autunno…

Intervista raccolta da Gianluca Grazioli e Gabriele Marangoni
Ciao Mikael e benvenuto! Ho parecchie cose da chiederti quindi direi di iniziare subito se sei d’accordo…
Certo! Vai pure!
Prima di affrontare il discorso “Atoma”, parliamo un secondo del recente passato: dopo “Fiction”, un disco molto apprezzato da fan e critica alla stregua del disco della rinascita “Damage Done”, ci sono stati due lavori meno riusciti come “We Are The Void” e “Construct”. Come li giudichi a distanza di qualche anno, ne siete comunque artisticamente soddisfatti, a livello commerciale come sono andati e ne cambiereste qualcosa di fondamentale potendo tornare indietro?
A dire il vero non ci guardiamo mai troppo indietro quando scriviamo nuova musica, si tratta più di una “reazione” alle cose già fatte. “Haven” ad esempio è stato un album molto sperimentale da cui poi è scaturito per contrasto “Damage Done”, così come “We Are The Void” è stato qualcosa di totalmente diverso da “Fiction”. Allo stesso modo ti devo confessare che quando parti per un tour e suoni il materiale del tuo ultimo album arrivi a un punto che ne se quasi “stufo” e non vedi l’ora di provare a fare qualcosa di nuovo o diverso. Cerchiamo sempre di muoverci in avanti e non indietro, e “We Are The Void” in questo senso è stato anche l’album che ha necessitato del maggior numero di prove per poterlo rendere al meglio. “Construct” invece è nato quasi interamente in studio di registrazione. Può succedere di guardare indietro e dire “ho fatto così o non ho fatto così” ma non ci diciamo mai “avremmo dovuto fare così o non avremmo dovuto fare così”.
Alla luce di questo, quali sono le principali differenze tra “Atoma” e quei lavori, c’è stato un approccio diverso in fase di composizione e registrazione o tutto ormai procede in maniera piuttosto standardizzata?
Per cominciare “Atoma” è stato registrato nuovamente al Brändström’s Studio; ci troviamo bene ed è comodo da molti punti di vista. Ci sentiamo noi stessi e riusciamo a ottenere esattamente quello che immaginiamo, il che non è poco! Riprendendo la domanda precedente posso dire che “Atoma” è stato fatto con più calma e concentrazione rispetto a “Construct”, e per la prima volta abbiamo registrato dei veri e propri demo in studio da elaborare e sui cui lavorare. Abbiamo fatto “errori” in passato, ma ora siamo più efficienti e riusciamo a ottimizzare energie e risorse per lavorare al meglio con questo nuovo approccio. Così, senza alcuna pressione, siamo arrivati ad avere circa 20 brani da cui poter scegliere, dimostrando a noi stessi che dopo 27 anni siamo ancora in grado di mettere in campo tutta la nostra passione (ho perso il conto delle ore investite per definire le mie parti nei minimi dettagli!) per dare a chi ascolta qualcosa di valido da mettersi in cuffia.

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Parlando da non esattamente fan degli ultimi album, devo ammettere che sono rimasto piuttosto sorpreso da “Atoma” a causa di un’atmosfera creata dalle melodie per così dire… sinistra, malevola, forse anche dovuta da un pizzico di modernità del sound, una cosa sinceramente che non riscontravo dai tempi della Osmose. È solo un’impressione personale o c’è qualcosa di vero?
Non so se esiste una “verità universale” rispetto a quello che si prova ascoltando una melodia (ride, ndr) ma sicuramente c’è un’atmosfera che deriva dalla frustrazione legata al momento storico e politico che stiamo tutti vivendo. Tutto il materiale che avevamo a disposizione risentiva di questa atmosfera e quando compongo una melodia, come puoi immaginare, la devo sentire totalmente mia ed è inevitabile che attraverso di “lei” passi quello che provo e che penso. Io la chiamo “tortura creativa”, non so se rendo l’idea.
A proposito di etichette, sono ormai quasi 20 anni che Dark Tranquillity significa Century Media. Come potresti descrivere il vostro rapporto, ci sono stati mai momenti negativi in cui avete pensato di cambiare o è sempre tutto filato liscio?
Mi pare fosse il 1999, ricordo questo incontro molto semplice dove ci siamo trovati a parlare di musica e di album preferiti, e si percepiva la passione che trasudava da questa gente. Siamo stati molto fortunati a incontrarci, ne sono certo. La Century con noi è sempre stata onesta, ha sempre creduto in quello che facevamo e non ci ha mai fatto pressioni di alcun tipo su cosa dovevamo o non dovevamo fare. Noi abbiamo sempre cercato di scrivere la miglior musica possibile e loro hanno sempre pensato a tutto il resto, dalla stampa alla promozione, insieme a tutto quello che ci va dietro. Sono veramente felice della relazione che si è instaurata tra la band e l’etichetta, e sono ancora più felice del fatto che la Century Media sia sopravvissuta in tutti questi anni di stravolgimenti dell’industria discografica.
Se doveste scegliere un vostro compagno di etichetta che rappresenta, secondo voi, al meglio la musica prodotta dalla Century Media chi scegliereste?
Storicamente direi i Tiamat, ma ora come ora sono probabilmente i Lacuna Coil i più rappresentativi. Ricordo quando comprai i primi album dei Tiamat per Century Media e rimasi molto impressionato dalla cura del packaging, dell’artwork e dalla qualità del lavoro in generale.
Vi voltate mai indietro a guardare quei ragazzini che incisero “Trail Of Life Decayed”? Che aspettative avevate al tempo, avreste mai pensato che i Dark Tranquillity e la musica in generale sarebbero stati la vostra vita ed il vostro lavoro?
Wow, sì e no. Ma anche adesso non ne sono consapevole al 100% (ride, ndr). Eravamo ragazzini che parlavano, si confrontavano, ascoltavano musica, e non volevamo fare altro. La musica era la parte più importante della mia vita e lo è tuttora: cosa c’è di più bello che fare quello che ti piace fare? All’epoca di certo non avevamo aspettative, poi un po’ a sorpresa, ci siamo ritrovati a fare prima dei demo, poi dei dischi, poi dei concerti e così via. Abbiamo fatto i primi esperimenti con le vocals pulite, cosa non vista benissimo dalle band death, e la cosa sembrava piacere, e così abbiamo iniziato a sfruttarle maggiormente. Mi pare fosse il 1995, ne è passato di tempo.

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A proposito, senza la band cosa avreste fatto?
A dire il vero io ho un secondo lavoro, anche perché per quanto mi piaccia la musica, andare in tour e comporre sento anche il bisogno di fare qualcosa di diverso. Tutti noi cerchiamo di staccare tra un tour e l’altro. Io lavoro per un’organizzazione che si occupa di migliorare le vite di persone affette da handicap. Dato che la maggior parte del mio tempo lo dedico a me e ai miei interessi trovo anche giusto dedicare una parte di questo tempo a chi davvero ne ha bisogno. Non è una questioni di introiti o guadagni (anche perché con questo tipo di attività sopravvivrei o poco più), lo faccio perché voglio farlo.
A marzo scorso ho avuto la possibilità di visitare Göteborg per un paio di giorni e l’ho trovata molto differente non solo da Stoccolma ma anche dalle altre città svedesi in generale: molto luminosa, colorata, “bella”, quasi artistica, sembrava di essere molte migliaia di km più a sud, gente sorridente ed un clima per nulla nordico. E’ un’immagine sbagliata? In seguito a questo ho pensato come plausibile il fatto che a Stoccolma ci fossero esponenti del death metal classico e pesante (Dismember, Entombed, ecc.) mentre a Göteborg fosse la capitale di un death metal più melodico e “morbido”.
Quello che ti posso dire, che è vero, è che a Stoccolma la scena pesante in genere ha sempre avuto più presa, che si trattasse di punk, hardcore o metal estremo. A Göteborg, al contrario, hanno sempre prevalso sonorità sicuramente più melodiche. Esiste poi un tema relativo alle dimensioni delle due città: Stoccolma conta quasi il doppio degli abitanti di Göteborg e questo, in un certo senso, rende la seconda una realtà quasi più “provinciale” dove molte persone si conoscono e i rapporti se vuoi sono un po’ più informali. Detto questo sono entrambe città che amo moltissimo e che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita!
Recentemente avete suonato a Milano al Metalitalia Fest, com’è andata, siete stati soddisfatti, sia di voi stessi sia della reazione del pubblico?
Guarda, la reazione del pubblico è stata fantastica come sempre. Avevamo terminato il tour di “Construct” in Italia e ci ha fatto piacere “ricominciare” in un certo senso proprio dal vostro paese. Abbiamo avuto qualche inconveniente tecnico ma nonostante questo non possiamo non ritenerci soddisfatti della performance.
Il 4 novembre uscirà “Atoma” sul mercato, dopodiché? Avete già programmato un tour promozionale, avete girato videoclip?
Sì, stiamo lavorando su più fronti. Due tracce sono già state pubblicate (“The Pitiless” e “Atoma”, ndr) e a breve dovrebbe uscire anche il video di “Forward Momentum” (online dal 21/10/2016, ndr) e ti assicuro che sarà davvero notevole. Il tour partirà poi dall’America per spostarsi successivamente in Canada, poi in Russia e in Europa in generale, UK e Italia inclusi. Tutti i dettagli saranno disponibili molto presto.
Grazie Mikael, a te la chiusura!
Che dire, grazie come sempre per tutto il vostro supporto! Spero che il nuovo album vi piaccia e mi auguro di vedervi tutti dal vivo prestissimo!

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Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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