Labyrinth: una lunga e controversa storia di treni (Andrea Cantarelli, guitars)

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Gruppo:Labyrinth

Fare un disco è una cosa seria. Specie se il risultato è un lavoro sopraffino come "Architecture of a God". Ma non è detto che si debba per forza impostare la chiacchierata tra noi ed i Labyrinth in maniera severa ed impostata.
Professionalità et cazzeggio, sguardi al passato e soddisfazioni presenti, treni e bustarelle, Spotify ed impianti Hi-Fi: prendete e godetene tutti, parola di Andrea Cantarelli.

Come detto nella recensione, da "Architecture of a God" mi aspettavo il massimo e così è stato. Ma lo stesso dicasi per l’episodio precedente "A Midnight Autumn’s Dream"… mi spiego, a volte mi sembra che quel disco sia stato quasi “dimenticato”, snobbato, invece lo trovo riuscitissimo pressochè al pari di questo. Voi cosa ne pensate a distanza di tanti anni e come intepretate tutto ciò? Come fu accolto dal pubblico ed oggi come viene considerato, anche da voi?
ANDREA: Beh, da sempre massimo è una garanzia. Mi fa piacere tu abbia apprezzato il suo lavoro. E’ a tutti gli effetti il 7mo membro del gruppo. E’ successo però in passato che non si presentasse durante la fase di stesura dei brani e di produzione, facendo si che non tutto andasse per il verso giusto.
Per quanto riguarda il precedente capitolo: erano passati tanti anni (come sempre, siamo peggio dei Tool, anche a suonare, s’intende) ed era il primo disco con Olaf dopo "Sons Of Thunder" (dove per altro massimo che doveva occuaparsi del mix era a casa con l’influenza). Trovo normale che il nostro pubblico fosse un pò scettico, inizialmente, e forse questa è la ragione per cui l’entusiasmo di cui parli venne un pò meno. Mettere in moto di nuovo la macchina fu davvero complesso. Il motore girò però subito al massimo, cosa che ci ha permesso di godere di una certa credibilità con questo nuovo lavoro. Noi amiamo quel lavoro, come massimo; personalmente lo trovo un pò meno immediato rispetto alla parte 1.

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Come appena detto, “a distanza di tanti anni”. Come mai ci sono voluti 7 anni per vedere i Labyrinth nuovamente in pista?
ANDREA: per noi la cosa importante non è far uscire a tutti i costi un disco. La cosa veramente importante è far uscire il disco giusto, in cui noi crediamo veramente e di cui siamo pienamente soddisfatti. Passano gli anni, ma 7 son lunghi. Sono successe davvero tante cose durante il periodo che va da RTHD PT2 ad AOAG. Difficile riassumerle in poche parole. Volevamo farne passare otto, di anni, per citare al meglio l’Adriano nazionale, ma poi sono subentrati i problemi legati ai diritti d’autore.
A sostituire Alessandro Bissa ed Andrea De Paoli troviamo oggi Macaluso e Smirnoff, peraltro autori a mio avviso di prestazioni maiuscole, più Nick al basso. A cosa è dovuta la loro assenza e soprattutto in base a quali criteri avete scelto i nuovi tre membri?
ANDREA: Dopo l’uscita di RTHD PT2, io ed Olaf abbiamo continuato a scrivere musica assieme. Lo facciamo da 20 anni. Fondamentalmente è cosa che ci piace fare, niente di più. Roberto in quel periodo si stava dedicando al suo progetto solista ed era obiettivamente troppo impegnato per supportarci, tanto che ci rivolgemmo a Marco Palle (AKA Mark Boals), per avere un supporto legato alla stesura delle melodie.
La musica quindi non nacque per essere necessariamente parte di un nuovo album dei Labyrinth. Durante il famoso settennio, non ti nascondo che l’entusiasmo nei vari elementi che componevano la band venne un pò a scemare, per cui decidemmo semplicemente di tirare una linea (buonissima per altro...scherzo!) e ripartire da capo.
Ovviamente le canzoni stavano prendendo forma e andammo alla ricerca di quelli che potevano essere gli elementi migliori da coinvolgere e più funzionali alle nuove song. Credo che il risultato finale dia piena evidenza del fatto che non ci siamo sbagliati.
Il nuovo disco ha combaciato anche con un nuovo cambio di etichetta, dalla Scarlet alla Frontiers. Da cosa è dipesa questa scelta e su cosa vi siete basati?
ANDREA: Abbiamo chiesto 1.000.000.000 di € alla Warner. Ci risposero a male parole...Scherzo, in realtà non ci risposero proprio. Di fatto, come ti dicevo, non avevamo inizialmente in piano un nuovo album dei Labyrinth. Era infatti tutto in salita (ehm). Serafino, Elio, Mario e Frontiers tutta, ha avuto un ruolo fondamentale. Ci hanno ricreato l’entusiamo che era venuto a mancare, stimolandoci a rimettere testa e cuore nel progetto Labyrinth.
Non potrò mai ringraziarli abbastanza. Senza di loro non saremmo qui.

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Andrea Cantarelli nella sua celebre "magnum"
Venendo al disco vero e proprio, come ho avuto modo di scrivere in sede di recensione, ho trovato dei Labyrinth particolarmente eleganti e raffinati, meno “in your face” rispetto al passato ma assolutamente coinvolgenti ed efficaci, con la summa raggiunta proprio dalla titletrack. Il tutto è venuto fuori in maniera naturale o c’è stato un approccio compositivo differente per questo album?
ANDREA: E’ successo tutto in maniera molto naturale e spontanea. Non scriviamo musica con l’obiettivo di scimmiottare noi stessi, o altre band. Certo le influenze ci sono, soprattutto con questo tempo. Un giorno fa freddo, il giorno dopo si schianta dal caldo. Come dicevo prima le prime canzoni nacquero non necessariamente per un nuovo album dei Labyrinth. Probabilmente le differenze stilistiche a cui ti riferisci nascono anche da questo. Di fatto abbiamo come sempre fatto quello che ci sembrava più giusto, pur rimanendo in pieno stile Labyrinth.
A proposito di “differenze”, personalmente sono molto legato anche ai dischi “di mezzo”, quelli su v2 records, in special modo all’omonimo (capolavoro) che invece forse al tempo non ebbero il successo che meritavano: giusto con “Freeman” ho avuto e ho tuttora qualche problema, ritenendolo l’episodio meno valido della vostra ricca discografia. Ormai son trascorsi 10 anni e passa, cosa ricordi di quel periodo, forse anche travagliato dato che di quella lineup attualmente son rimasti solo due di quella attuale?
ANDREA: Fu un periodo davvero tosto. Scrissi “Labyrinth” per la prima volta senza l’aiuto di Olaf. Ovviamente il contributo di Rob, Cristiano, Andrea e Mattia fu enorme. Ma non è un segreto che un disco Rock nasca spesso dalle 6 corde.
"Freeman", a differenza (mortacci) tua è il disco che preferisco, di quel periodo. Un disco vero, grezzo, aggressivo come mai facemmo in passato. Ora te lo riascolti 100 volte. Fino a che non ti entra in testa.
AHAHAHAH obbedisco e mi cospargo il capo di cenere :D Piuttosto, chi ha scritto i testi del disco e su cosa vertono? C’è un particolare significato dietro "Architecture of a God"?
ANDREA: i testi sono stati scritti interamente da Roberto ad eccezione della title-track e di “We Belong to Yesterday”. Abbiamo parlato di noi, delle nostre esperienze, di chi eravamo e di chi siamo diventati. Amo definire però questo album come un concept musicale. I più attenti si saranno accorti che scorre un filo musicale lungo quasi tutte le canzoni.
La melodia di chitarra che accompagna “We Belong to Yesterday” si presenta in forme diverse lungo tutto l’album. Ci siamo divertiti parecchio, in tal senso.
So che il vostro atteggiamento è più propositivo che nostalgico e che il guardarsi indietro non serve se non per ricordare con gioia i momenti belli ma c’è una cosa che correggereste della vostra carriera, una decisione errata,una sbandata, un’incomprensione? O semplicemente tutto va come deve andare?
ANDREA: Il senno del poi. Troppo facile ragionare in tal senso. Vorrei cambiare qualcosa? Certo che si. Abbiamo commesso errori, durante questi anni, figli di inesperienza, mal gestione ma i ricordi positivi superano di gran lunga quelli negativi. Credo, con tutta la modestia del caso, che avremmo potuto ricoprire un ruolo molto più importante nella scena, se avessimo azzeccato tutte le scelte importanti.
Ma non ha senso, dal mio punto di vista, guardarsi troppo alle spalle, semmai ha senso fare tesoro degli errori per crescere e migliorarsi.

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Ti faccio una domanda…forse scema ma la faccio ugualmente: sarebbe cambiato qualcosa, in meglio o in peggio, se al tempo di "Return to Heaven Denied" fosse esistito il web come lo conosciamo oggi? (social network, facebook, mp3, spotify…)
ANDREA: La domanda è tutt’altro che scema. Semmai è molto complessa. E non avendo una sfera di cristallo non so, onestamente, come sarebbe andata. Ma sono felice che quel disco nacque in un periodo in cui le sale prove erano stra-piene, le piazze erano colme di gente appassionata di musica, i dischi suonavano negli impianti HI-FI nelle nostre case e arrivare alle persone era molto, ma molto più difficile. Avevamo più tempo, mettevamo tutti noi stessi nell’ascoltare quello che le band ci proponevano. Il nostro gusto e il nostro spirito critico cresceva e contribuiva a far si che tutti potessimo migliorare.
Oggi accendo Spotify (io no, ma molti si) e se dopo i primi 10 secondi non scatta la scintilla passo al prossimo. Credi che la musica possa davvero avere un futuro se continueremo a bistrattarla così?
E’ una cosa quotidiana lo spostamento in treno?
ANDREA: capita, ogni tanto.
Grazie a voi per l’ennesimo regalo meraviglioso che ci avete fatto. Vi lascio la chiusura per tutto quello che volete aggiungere e tutti i nostri complimenti. Ci vediamo a Roma!
Come ti ho scritto in privato, tolte le parti censurabili e vietate ai minori, anni di sacrifici per arrivare a questo nuovo album sono stati ampiamente ripagati da chi come te ci ha dimostrato così tanto affetto. E se un domani dovessi essere così pazzo da lavorare al nono capitolo, sarà anche e soprattutto merito vostro.
P.S. trovi i soliti 10 € sotto la tastiera del PC. Falli durare!
Ne ho trovati solo 5...tsk!
Intervista a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 mag 2017 alle 18:12

300km....buttali via di sti tempi :D

Inserito il 19 mag 2017 alle 16:08

Che allegro minkione il Cantarelli :D Dai Graz, il tuo 9 ti ha fruttato un pieno di metano per la Panda.