Logic of Denial: violenza purificatrice

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Tra le principali e meritevoli realtà nel campo death metal italiano, i Logic of Denial ritornano a farsi sentire a distanza di ben quattro anni dal precedente album. Quella che ci troviamo davanti oggi è una band profondamente mutata, il cui death metal si è fatto ancor più brutale ed annichilente. Aftermath, il nuovo nato, ci viene presentato dal chitarrista Alessandro D'Antone che ci svela il concept alla base del disco e spiega il percorso di una band in continua evoluzione.

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Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di Metal.it!
Prima di cominciare a toglierci qualche curiosità sul nuovo Aftermath, volevo chiedervi come mai, in un mondo che chiede rapidità e sempre nuovi prodotti per tenere alta l'attenzione sul proprio nome, avete impiegato quattro anni a dare un seguito ad Atonement? Scelta vostra o dell'etichetta?

Ciao e grazie mille per averci concesso questo spazio su Metal.it! No, non è stata una scelta dell’etichetta ma una necessità dettata dalle dinamiche interne alla band. Aftermath è stato composto nei due anni successivi all’uscita di Atonement ma i cambi di lineup in seno al gruppo ci hanno costretto a ripensare tutti i dettagli della release e ad allungare i tempi di registrazione. Ovviamente i tempi di pubblicazione da parte dell’etichetta non sono immediati, ma i quattro anni di silenzio, rotti appena dal promo Hymns of Acrimony, sono dipesi espressamente da noi.
Ascoltando il nuovo disco si avverte subito una natta differenza rispetto all'album precedente, segnali di cambiamento che già erano arrivati col mini-promo 2015. Siete insomma passati da un death metal diciamo tradizionale, figlio soprattutto di Suffocation, Nile e Deeds of Flesh, ad un brutal death che strizza l'occhio a Defeated Sanity, Disentomb, senza dimenticare Disgorge. Un'evoluzione naturale o un cambio di stile voluto? Cosa vi ha portato ad essere ancora più incazzati?

Penso che il nuovo album, che anche secondo noi presenta grosse differenze rispetto al precedente, derivi però inevitabilmente da quello e abbia le sue radici in quanto abbiamo composto precedentemente. Non si è trattato tanto di una maggiore “incazzatura”, quanto dell’evoluzione naturale di come intendiamo la nostra musica. Le influenze che citi sono state certamente determinanti, così come ascolti che si discostano dal brutal death ma che hanno avuto un grosso impatto sul nostro modo di comporre come Gorguts, Deathspell Omega o Spawn of Possession. Guardando le cose in prospettiva, penso che una dimensione maggiormente brutal death, nel riffing e nelle strutture, rappresenti una base in cui ci riconosciamo più ora rispetto al passato: band come i primi Decrepit Birth e i Defeated Sanity, così come Deeds of Flesh, Disgorge o Condemned, senza dimenticare i Suffocation, rappresentano sempre di più un vero punto di riferimento per noi.
Leggendo i titoli delle canzoni sembra esserci una continuità nel disco, un filo conduttore. Avete affrontato un tema in particolare?
L’album è un concept diviso in tre sezioni, denominate rispettivamente Abscission, Sufferance e Defilement, che tratta il tema dell’elaborazione del lutto in una chiave particolarmente estrema. Per certi versi, da un punto di vista concettuale, Aftermath rappresenta un “prequel” di Atonement: se là avevamo trattato il tema dell’espiazione intesa come catarsi, come liberazione dell’uomo da condizioni inumane attraverso l’annichilimento, qua parliamo dei passaggi logici precedenti (la separazione e il distacco, la sopportazione del dolore e, infine, la violenza incontrollata e purificatrice).
Anche l'artwork risulta elaborato e sembra rispecchiare il contenuto del disco, come avete contattato Jon Zig? Si tratta di un artista abituato a lavorare con gruppi estremi (Gorguts, Disgorge, Suffocation e decine di altri), gli avete dato qualche indicazione oppure ha avuto carta bianca?
Credo che Zig abbia fatto un ottimo lavoro, svolto prevalentemente in autonomia dopo aver letto il concept dell’album. Il suo stile legato, da un lato, alla tradizione musicale estrema e, dall’altro, alla sua esperienza come tatuatore horror e bio-organico, lo ha portato a concettualizzare le nostre tematiche in queste tre figure umane che si compenetrano l’una dentro l’altra in uno scenario astratto e apocalittico. Penso che il suo lavoro rappresenti molto bene lo spirito che permea il disco e siamo davvero felici di aver collaborato con lui.

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Mattia, il vostro cantante, ha estremizzato parecchio il suo growl rispetto al disco precedente sfoggiando un ringhio potente ed intellegibile ma forse un pochino statico. È stata una scelta fatta per adattarsi al materiale composto o voglia di ulteriore brutalità?
La scelta di un cantato più gutturale è stata una condizione naturale a fronte del nuovo materiale. Non so se nelle prossime release adotteremo le stesse scelte ma, in questa circostanza, crediamo che questo stile si adatti molto bene a quello che volevamo esprimere nel disco.
Avete recentemente aggiunto in formazione un chitarrista, Marco Carboni, attivo anche con Grumo ed altre band, volete presentarcelo? Qual è stato il suo contributo al disco?

Marco è un amico da molto tempo e crediamo che sia un ottimo chitarrista, oltre che un bravo musicista in generale (nei Grumo, ad esempio, suona il basso e si sta anche formando come batterista). Se il suo contributo non è palpabile nella composizione di Aftermath, scritto precedentemente al suo ingresso, ci è stato possibile però coinvolgerlo già nella stesura di due assoli presenti nell’album e negli arrangiamenti. Credo che il suo contributo sarà molto importante nella scrittura del nuovo materiale, Marco è molto motivato e il suo stile avrà un buon impatto anche nell’ulteriore evoluzione della band.

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So che avete registrato tutto in casa ed anche il mix è stato fatto da voi, ciò nonostante il disco suona potente ed organico. È stata una scelta dettata dalle necessità, dalle tempistiche a disposizione, oppure avete preferito prendervi direttamente cura della vostra musica?

Si, ho curato personalmente la registrazione e il mixing dell’album, soprattutto per avere il controllo completo sul suono che volevamo ottenere. Avere la possibilità di produrre il proprio materiale ha anche un impatto economico non indifferente, anche se il tempo che serve per curare il lavoro nel modo migliore si allunga considerevolmente rispetto alle produzioni fatte in uno studio esterno. Il mastering, in questa occasione, è stato curato da Joe Cincotta, che ha compreso perfettamente il senso della nostra proposta e ci ha permesso di esaltare i dettagli nel modo migliore. Per me è stato fantastico poter collaborare anche con lui nella realizzazione dell’album.
Come accennato poco fa, molti dei membri dei Locic of Denial suonano anche in altre formazioni dell'ambito estremo, sintomo di un forte legame con la scena nostrana. Come vi trovate con le altre band del circuito? Avete legato con qualcuno in particolare?

Sarò banale ma penso che ci siano tantissime band veramente valide in Italia, composte da ottimi musicisti e anche da grandi amici. Qui in Emilia, ad esempio, band come Unbirth, Demiurgon, Hateful, Grumo o Blood of Seklusion, solo per fare qualche esempio, credo esprimano molto bene questo concetto. In generale – anche qui facendo solo pochissimi esempi – penso che band come Sickening, Putridity, Blasphemer o Septycal Gorge abbiano dimostrato come la qualità dei lavori che escono dall’Italia abbia una rilevanza davvero internazionale.
Le band estreme, forse più delle altre, fanno fatica a trovare spazi per esibirsi dal vivo, voi come ve la cavate? Riuscite a fare qualche data con regolarità? Com'è il responso?
Ultimamente abbiamo preferito, sia per scelta che per compatibilità lavorative, di concentrarci su poche date e di cercare per quanto possibile dei piccoli pacchetti di 2-3 date all’estero. La risposta è sempre stata molto buona e, al di là dei numeri, è davvero magnifico incontrare persone che macinano chilometri per vedere lo show e passare del tempo con noi.
Visto il tanto tempo passato dal disco precedente, dovremo attendere altri quattro anni per sentire qualcosa di nuovo dai Logic o state già preparando qualcosa?

Abbiamo già diverso materiale in cantiere e stiamo già progettando alcune cose interessanti almeno per due release, per cui immagino che non dovremo aspettare altri quattro anni per pubblicare qualcosa di nuovo! Sicuramente nel prossimo periodo ci concentreremo sulla promozione di Aftermath, ma posso già dirti di essere personalmente al lavoro, isnieme agli altri ragazzi, su diverse cose nuove.
Ormai siamo in chiusura, non mi resta che farvi ulteriori complimenti per il nuovo Aftermath, un disco davvero killer e lasciarvi la parola per salutare i nostri lettori e per ricordare eventualmente i prossimi appuntamenti.

Grazie ancora per l’intervista e per aver speso del tempo nell’ascolto del disco nuovo! Ricordo solo che il 9 Giugno, data ufficiale della release, avremo l’occasione di suonare al Death Over Venice insieme a Putridity, Demiurgon e tanti altri! In quella data presenteremo già parte del nuovo album. A presto!

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Intervista a cura di Francesco Frank Gozzi

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