Electrocution: Inside The Psychonolatry

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Con nostro grande piacere abbiamo avuto la possibilità di intervistare gli Electrocution, la storica band Death Metal italiana che dopo un incredibile esordio nel 1993, con Inside the Unreal, è tornata dopo lunghi anni di silenzio con l'ottimo Psychonolatry, da poco uscito per la Goregorecords.

Per prima cosa lasciatemi dire che mi fa davvero molto piacere avere la possibilità di fare questa intervista. Ho conosciuto gli Electrocution all'Italian Monster of Rock nel 1993 a Firenze, e rimasi molto colpita dall'energia e dalla musica della band. Fu un'esperienza travolgente. Anche se oggi sei rimasto solo tu della formazione originale, ricordi qualcosa di quel concerto?
Mick. Fa piacere anche a me poter rispondere ad una intervista per Metal.it! I ricordi sono ancora abbastanza vividi. Fu davvero bello parteciparvi per diversi motivi: fare parte di quella ristretta schiera di band che all'epoca erano considerate la crema del metal italiano è stato un onore, inoltre il pubblico fu veramente caldo con noi, dimostrando che, nonostante fossimo gli unici a portare sul palco il Death Metal, non eravamo considerati affatto “di nicchia”, anzi. Altra cosa piacevole fu rispondere a diverse interviste tra le quali ricordo fu particolarmente divertente quella di Metal Shock, che aveva domande veramente fuori dagli schemi e ci permise di tirare fuori il nostro lato ironico-demenziale.
Tre full-length in una carriera quasi trentennale: Inside the Unreal del 1993, Metaphysincarnation del 2014 e Psychonolatry, il nuovo album appena uscito. Che cosa è successo nel frattempo, nei lunghi anni di assenza?
Mick. Da parte mia ci furono anni di completo allontanamento dalla musica. Ricordo che decisi di uscire dalla band nel 1995 per una mia crisi esistenziale che non portò nulla di buono. La band proseguì per un altro paio di anni deviando verso un crossover lontano dal Death Metal. Persi di vista i ragazzi e mi allontanai da tutto. Caddi in una profonda depressione e aggressività dalla quale riuscì ad uscirne completamente solo dopo anni. Allontanarmi dalla musica e soprattutto dal Death Metal fu un grosso errore. Me ne resi conto dopo anni, quando ritrovai la strada per tornare sul palco. Mi resi conto che la musica mi permetteva di rimanere a galla e non annegare nuovamente in quella merda. La catarsi della scrittura di certi testi e il salire sul palco a dare sfogo all'aggressività che mi attanaglia l’anima fa sì che possa vivere in questo mondo senza soffocare e senza mettermi nei guai.
Cosa ti ha spinto a ridare vita agli Electrocution, dopo tutti quegli anni? O forse non hai mai considerato davvero chiuso il progetto?
Mick. Negli anni successivi alla mia dipartita dalla band, consideravo ormai chiuso quel capitolo. Quando però, nel 2012, Alex ed io ci ritrovammo per la ristampa di “Inside The Unreal”, una scintilla fece riaccendere la fiamma. L’idea era quella di fare solo un lavoro in studio. Riuscimmo a produrre Metaphysincarnation nel 2014, coi ¾ della band originale ed il nuovo batterista ([Vellacifer, che tutt'ora è in line up) perché Luca aveva ormai mandato affanculo l’ambiente musicale per sempre.
Ancora prima che uscisse il nuovo album ricevevo continue richieste per suonare dal vivo. La voglia di calcare ancora il palco con Electrocution per me era ormai troppo forte per lasciare perdere. Ma Alex vive a Los Angeles (California) e Max è molto impegnato col lavoro e non aveva intenzione di sacrificare la propria vita privata. Così insieme decidemmo che era giunto il momento di proseguire senza di loro e trovare nuove forze. Dopo anni di cambiamenti, finalmente abbiamo trovato la formazione definitiva con me alla voce, Neil Grotti e Alessio Terzi alle chitarre, Mat Lehmann al basso e Vellacifer alla batteria.

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Psychonolatry è un ottimo album di techical death metal che ha ricevuto grandi consensi dalla critica. Quanto è dovuto alla rinnovata formazione? Qual è stato l'apporto dei nuovi membri nella realizzazione di questo album?
Mick. Psychonolatry sta piacendo veramente tanto, personalmente lo ritengo il nostro miglior album di sempre. Il lavoro è stato tanto e durissimo, ma ci siamo davvero divertiti. Parlando per me, posso dire di aver ritrovato quell’alchimia che cercavo e che avevamo agli albori. L’apporto di tutti i membri della band è stato fondamentale. I ragazzi sono tutti musicisti di alto livello che, oltre a possedere una tecnica notevole, hanno la capacità di dare una propria impronta distintiva che allo stesso tempo non dimentica lo stile Electrocution.
Psychonolatry è un grande lavoro che riesce a mantenere un giusto equilibrio tra impatto e tecnica. Cosa potete dirci a proposito della realizzazione dell'album, del sound che volevate ottenere e del risultato ottenuto?
Mick. Guarda, personalmente sono davvero soddisfatto di com'è venuto l’album, perché è esattamente ciò che desideravo che fosse. Al di là che possa piacere o meno, quello che conta è che piaccia a noi. Agognavo un album violento, veloce, brutale ma con sprazzi melodici e con chiaroscuri dettati dalle ritmiche con una produzione che mettesse in risalto tutto quanto facendolo anche suonare compatto. Non era certo facile fare uscire un album del genere né dal punto di vista compositivo, né dal punto di vista della produzione.
Neil. Mi sono sentito una grande responsabilità addosso. Mick aveva detto perentoriamente che il produttore dovevo essere io. Ok che ho la mia esperienza, ma qui si trattava davvero di trovare il sottile equilibrio tra tutto quello che ha appena detto lui. Per fortuna l’intesa tra Mick e me è stata ottima sul piano della composizione. Lui mi raggiungeva nel mio studio di registrazione (Evil Mass Studio) e gli facevo sentire la smitragliate che avevo buttato giù. Lui era sempre molto entusiasta e poi cominciava a smontare tutto e rimontarlo in modo che al suo orecchio di ascoltatore risultasse più congeniale.
Mick. Sì, sono stato un bel rompipalle, ma devo dire che poi le mie proposte di “revisione” piacevano a Neil che a sua volta interveniva ed insieme riuscivamo a dare fluidità anche alle parti più stronze, fino a trovare al forma che ci sembrava più figa. Su questa prima versione del brano, adattavo uno dei mille testi che ho scritto, scegliendolo in base ciò che la musica mi suscitava. Gli altri ragazzi poi intervenivano arrangiando le proprie parti sempre sotto la supervisione del Neil “produttore”.
Il suono delle chitarre è stato la parte più difficile. Non ero mai contento, finché Neil non ha cominciato a farle uscire da veri speaker con dei veri amplificatori. Ecco la botta che ci voleva!
E per quanto riguarda le liriche, c'è una tematica particolare che sottende all'album? E qual'è il significato dei due brani con cui avete omaggiato la vostra città, Bologna?
Mick. I testi di questo album ci accompagnano in un viaggio nei meandri della mente umana. Portano in superficie le paure, le contraddizioni, l'intelligenza, la stupidità, l’inganno, l’auto inganno e tanti altri aspetti che contraddistinguono il nostro io odierno. Psychonolatry unisce due parole Psiche e iconolatria. A mio avviso una parola che dipinge la società odierna. Attraverso le immagini vere, false, modificate, truccate, falsificate, si mescola il reale con l’immaginario in un modo talmente ripetitivo e insistente che il lavaggio del cervello ci ha portati a perdere la capacità di distinguere la realtà dalla finzione. Oggi adoriamo le immagini che ci vengono proposte dai social network che, ormai, sono fatti sempre meno di parole e sempre più di pure immagini.
In tutto questo abbiamo inserito un brano dedicato alla nostra città. Lo abbiamo fatto in due versioni: in dialetto con “Bulåggna” e in inglese con “Bologna”. Tempo fa avevo scritto una triste poesia dedicata alla città, così ho pensato di raccoglierne il significato e farla diventare un brano del nostro disco. Vedo Bologna come una regina tradita dai propri cittadini che, comprati dalla classe politica, hanno lasciato che venisse stuprata, privata del sangue fino all’ultima goccia e lasciata morire in catene. Noi tutti l’abbandoniamo con le lacrime agli occhi quando, ormai tardi, ci rendiamo conto che non c’è più modo di salvarla. Ma, così come per Bologna, potremmo dire per qualsiasi città d’Italia con, forse, qualche rara eccezione.

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Considerando i sostanziali cambi di formazione e il tempo passato, quanto credi sia rimasto e quanto credi sia cambiato negli Electrocution rispetto alle origini?
Mick. Beh, è cambiato tantissimo sotto certi aspetti e quasi nulla sotto altri. Provo a spiegarmi. Ai tempi di “Inside The Unreal” eravamo dei ragazzini tutti attorno ai vent’anni. Per cui eravamo anche molto ingenui, ma nonostante questo, la musica che facevamo non lo era, o per lo meno, non molto, hahaha. Io sono molto più vecchio e i musicisti sono cambiati, ma con questo album siamo ritornati verso le nostre origini anche se in maniera più matura. Quindi è difficile dare una risposta ben precisa. Siamo più vecchi? Sì. Siamo più tranquilli? No… anzi, hahaha.
Nei vostri album, per quanto diversi, è possibile riscontrare la stessa attitudine. Com'è invece cambiata la tua attitudine e il tuo rapporto con la musica in questo tempo?
Mick. Grazie, sia per l’affermazione che per la domanda! il mio rapporto con la musica è un rapporto non troppo sano, credo. La musica è un’arte e, come tale, è difficile da circoscrivere e, sempre come tale, è difficile averne un rapporto equilibrato. Credevo che fosse uno stereotipo, ma effettivamente l’arte non è equilibrio, se lo fosse non sarebbe arte. Per cui: tutto ok, tornano i conti, hahaha. La musica è una compagna bastarda, un giorno ti ama e il giorno dopo ti tratta come una pezza da piedi. allora pensi: ora la mollo questa stronza! Poi pensi a come sarebbe senza, e lasci che continui a farti godere e a farti soffrire. Ecco che ti rendi conto che ti possiede e che sarà la tua rovina.
Psychonolatry, il nuovo album, è disponibile in streaming, come ormai richiedono i tempi. Trovi questo aspetto positivo o negativo per la band?
Mick. Positivo per l’etichetta e negativo per la band, hahaha. il pubblico, grazie allo streaming si allontana sempre più dai concerti e, si sa che ciò che fa sopravvivere una band sono i live, oltre ai CD e al merchandising.
Tra l'altro dando un'occhiata ai commenti in calce al link dove è disponibile l'album in streaming la maggior parte dei commenti sembra sia di un pubblico estero. Credi che il nuovo album sia stato accolto con maggior attenzione all'estero rispetto all'Italia?
Mick. Assolutamente sì. In italia abbiamo molti fan, ma anche una carta inevitabile fetta di haters. Le recensioni sono belle sia dall’italia che dall’estero, ma ti posso assicurare che nell’ambiente ci sono situazioni veramente ridicole, hahaha.
Per quanto riguarda la promozione, avete in programma una serie di eventi live?
Mick. al momento gli unici di cui ti posso parlare sono i seguenti:
25 Maggio: Rock Heat ad Arezzo
15 Luglio: Magnolia a Milano Opening act ALIEN WEAPONRY
Quali erano gli obiettivi che vi eravate preposti con la pubblicazione di Psychonolatry?
Mick. Non avevamo grandi obiettivi, se non di fare un disco Old School che fosse divertente da suonare dal vivo e che desse una bella scossa ai nostri fan. Tutto ciò che arriva in più lo accogliamo volentieri.
Bene, direi che è tutto, grazie mille del tempo che ci avete dedicato, se volete potete aggiungere qualche cosa per i lettori di metal.it:
Mick. Grazie a te ed ai lettori. Speriamo di potervi incontrare numerosi ai nostri concerti!
Intervista a cura di Burned_byFrost

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